Il prof. Segni a casa sua di Nicola Adelfi

Il prof. Segni a casa sua MENTRE SI PREPARANO LE ELEZIONI IN SARDEGNA Il prof. Segni a casa sua È un uomo semplice; un galantuomo che fuori degli alti uffici vive modesto e familiare come gli altri suoi concittadini - Quand'era presidente del Consiglio ogni sabato prendeva l'aereo per la Sardegna, e soprattutto accarezzava l'idea della passeggiata di mezzodì, in Piazza d'Italia, ove tutti i sassaresi si ritrovano la domenica - Della gente sarda conosce la severa dignità eli buon senso; ed attende l'esito delle votazioni con nobile coscienza (Dal nostro inviato speciale) Sassari, giugno < E' dunque all'asta l'anima dei sardi ? >. La città era Alghero, domenica scorsa, t chi parlava in questo modo acceso era il liberale Francesco Cocco Ortu. Il comizio avveniva nella piazza detta di Porta Terra, il palco stava sotto un platano ai piedi di.un'antica torre; il termometro segnava 3Jt gradi all'ombra, e nònosiarlte che il tocco fosse passato da un bel pezzoi il pubblico continuava a seguire con attenzione le gravi denunce gridate contro i partiti che, ora per la prima volta nella Sardegna, stanno intervenendo nelle elezioni con mezzi straordinari. A questo punto, l'oratore ricordò che mentre durava ancora la guerra egli fu nominato vice commissario regio al comune di Cagliari, e quel che gli disse una volta il comandante americano delle truppe alleate: < Questi essere italiani speciali >. Quello straniero aveva visto gli italiani del continente sferzati dalla miseria più cupa, schiantati da un collasso morale, ed era ora pieno di stupore per il diverso comportamento dei sardi. Cagliari non esisteva quasi più; fra le sue macerie in tutto e per tutto si aggirava una popolazione di seimila anime. Eppure, non c'era una « segnorinay, neppure uno < sciuscià >. La gente moriva sul sèrio di fame, ma restava fino all'ultimo in piedi, a viso asciutto, davanti alle truppe straniere che avevano ogni cosa in abbondanza, persino il superfluo. Il generale americano scuoteva il capo quasi non riuscisse a capacitarsi di tanta e così schietta, istintiva dignità, e non faceva che ripetere dei sardi: < Questi essere italiani speciali». Sapranno anche questa volta i sardi, gli strati della popolazione visitati quotidianamente dalla fame, resistere alla tentazione di guadagnarsi un denaro facile ? « Ricordatevi, fratelli miei, che chi compera ha sempre il cuore gonfio di disprezzo per chi si lascia comperare >, concluse l'oratore. Non ci fu un applauso, e del resto nessuno se lo aspettava. In tutti i comizi che si tengono qui, il pubblico sta ad ascoltare attentamente se l'oratore lo interessa; se no, lo abbandona, gli fa il vuoto d'intorno. E' un pubblico difficile; non ama le sparate oratorie, ma vuole argomenti, e che siano tutti di prima qualità, solidi. Ascolta con l'impassibilità di un giudice, e voi vedete contadini vestiti nel | tradizionale costume, con la berretta fenicia, seguire, si, fino in fondo gli argomenti del più sottile ragionatore, ma non dare alcun segno né di benevolenza né di antipatia. Quel che c'è dietro gli occhi neri, profondi, di questi sardi è un enigma per tutti. Potremo scioglierlo, quell'enigma, solo dopo il 16 giugno, quando le urne saranno aperte, e i voti contati, alli- neati nelle caselle di ciascuno dei nove partiti concorrenti. Intanto, fin da ora, poniamoci questa domanda: la propaganda fatta con la distribuzione di pacchi, con la promessa di posti di lavoro o di favori, avrà un peso determinante sui risultati elettorali? Se i sistemi sono nuovi per la Sardegna, mai sperimentati da alcun partito nelle passate competizioni, solo un'indagi"-" sulla psicologia popolare"^arda può fornirci una rispi 'a provvisoria. Il senatore comunista Vello Spano è piuttosto pessimista. Mi dice: « Vede, quando noi sul continente diciamo alle masse: " Pigliatevi i pacchi, ma votate per noi", troviamo spesso occhi che ci ammiccano coìi furberia, e difatti quando poi andiamo a contare i voti, constatiamo che nel segreto dell'urna molti preferirono noi comunisti ai donatori di pacchi. Ma qui è un'altra cosa. Quando un sardo riceve un favore, si sente impegnato sul suo onore a mantenere la parola data. Tenga anche conto che qui la miseria è grande, diffusa, qui il reddito medio è di gran lunga il più basso d'Italia, e alla fin fine il voto non viene considerato sempre come un fatto di onore >. Cosi mi disse il senatore di Teulada, ch'è il paese più meridionale della Sardegna. Il giorno successivo salii per duecento chilometri nella parte più interna dell'isola, ch'è anche la più chiusa e misteriosa, fino alla città di Nuoro, per andare a parlare col senatore Pietro Mastino, il venerabile capo del Partito Sardo d'Azione, una specie di emblema vivente della sete di giustizia che travaglia i sardi. Se la Sardegna è la regione più povera d'Italia, la provincia di Nuoro è la più misera della Sardegna. Le statistiche sui redditi familiari e sui consumi qui diventano addirittura desolanti; tanto per dirne una, il sapone per lavarsi è un genere raro, considerato poco meno di un lusso. I bambini sanno che sia una caramella o un cioccolatino solo in occasioni di particolare festività ». Ora, nella sua casa ombrosa e piena di silenzio, Pietro Mastino, ch'è il sindaco di Nuoro e ha trascorso la sua vita a lottare per i pastori e i contadini della Barbagia, della Gallura, della Nurra e di tutte le altri parti dell'isola, scuoteva il capo vecchio ma non ancora stanco. < Sì, lo so quel che stanno facendo nella mia isola, — mi diceua. — Afa per ciascun sardo che venderà il suo voto, ci saranno ' dicci uomini che magari ieri hanno votato per quel partito e che il 16 giugno per protesta gli voteranno contro. Oh, io li conosco, i miei sardi. Sono poveri, tra i più poveri nell'intero mondò civile, ma hanno l'intelligenza acuta e il giudizio retto. I sobillatori potranno raccogliere qualche cosa nei grossi centri con i loro nuovi sistemi di lotta politica, ma non qui, dove batte il vero cuore della Sardegna. E tuttavia la competizione sarà dura, molto dura, perché oggi le campagne elettorali vogliono organizzazione; cioè giornali, manifesti, sedi, automobili per portare in giro gli oratori. Sono tutto cose costose. Avrà visto nel corso di Nuoro striscioni di tutte le dimensioni e di quasi tutti i partiti; manca tuttavia lo striscione del Partito Sardo d'Azione, nonostante che il sindaco della città sia io >. Che ne pensa nella- parte più settentrionale dell'isolo., a Sassari, Antonio Segni ? Gli chiedo di parlargli per cinque minuti, e mi trattte- ne per poco meno di due ore nella sua ampia, solida, si- gnorile abitazione, e di volta in volta mi presenta la moglie Laura, la nuora Paola, i figli. Nessuno qui lo chiama con un attributo politico, sia pure quello di onorevole; per tutti i sassaresi l'ex-presidente del Consiglio è rimasto nienfaltro che il professor Segni. E si capisce; Segni è un signore distinto, ma alieno da atteggiamenti che possano suscitare entusiasmi o vampate di odio. Vi ricordate quando era. presidente del Consiglio e il sabato sera puntualmente si recava all'aeroporto di Ciampino e prendeva l'aereo per la Sardegna? Ebbene, egli allora aveva per la mente molte cose, ma una su tutte le altre: la passeggiata di mezzodì in Piazza d'Italia. Alle undici si recava ad ascoltare la Messa e poi, come tutti i sassaresi, ricchi o, poveri non importa, andava con i familiari e gli amici su e giù, giù e sù, per l'ampia piazza dominata dal brutto monumento a Vittorio Emanuele II. La gente lo salutava chiamandolo col titolo di professore; con deferenza, ma senza gesti di curiosità e tanto meno di piaggeria: per i sassaresi il rispettabile signore dai capelli bianchi era rimasto quello di prima e di sempre, un loro concittadino illustre e soprattutto galantuomo. Negli ultimi venti mesi c'era un motivo di più a far- 10 accorrere a Sassari; era 11 pensiero del nipotino, il primo ed unico finora. Il bambino porta il nome del nonno, a venti mesi pesa H chili, ha i capelli biondi e gli occhi ceruli; nessuno riesce a fargli abbassare gli occhi, e in questo è un vero sardo, ma dagli antenati genovesi ha preso la parlantina facile. Il nonno non vede l'ora che quel suo nipote diventi un po' più grandicello per portarselo dietro quando -uà a pescare nelle acque di Stinfino insieme col deputato socialista Mario Berlinguer. Un particolare curioso: anche allora, d'agosto e nella barca, Segni porta il paletot. In questo momento Segni ha un occhio fasciato per via di una congiuntivite, ed è per l'appunto mettendosi una mano sull'ovatta che egli si rifiuta di fare il calcolo dei voti che prenderanno i monarchici popolari. < Tuttavia, mi dice, quei voti non avranno nessuna importanza politica, ma solo numerica. L'azione svolta manca di base ideologica. Si stanno introducendo in questa isola tecniche e mezzi contrari al buon senso della gente sarda ». Mentre mi dice queste cose, c'è una luce nuova nell'unico occhio con. cui il professor Segni mi guarda; e c'è in essa una punta di malinconia. Nicola Adelfi

Persone citate: Antonio Segni, Francesco Cocco, Mario Berlinguer, Nurra, Pietro Mastino, Vello Spano, Vittorio Emanuele Ii