La giungla dei quadri falsi di Enrico Altavilla

La giungla dei quadri falsi LE OPERE D'ARTE SONO SEMPRE MISTERIOSE La giungla dei quadri falsi Un'interessante perizia ai Tribunale di Roma - Dei 300 quadri dipinti da Cézanne. si dice, tremila si trovano in America La moda di Van Gogh e di Toulouse-Lautrec dopo i film "Brama di vivere,, e "Moulin Rouge,. ■ Gli autori che ialsitleano se stessi; Corot cedeva la sua lirma ad amici meno fortunati - E" più dilticile autenticare un De Pisis che un Tiepolo (Nostro servizio particolare) Roma, giugno. Una perizia depositata In questi giorni nel Tribunale di Roma riconosce un valore di stima piuttosto inconsueto a ventidue quadri che portano le firme, di Boldini, Modigliani, Degas, Manet, Cézanne, Corot, Van Gogh, Toulouse-Lautree. I quadri erano stati dati In garanzia a un istituto finanziario per un prestito di ottantacinque milioni contratto da un industriale, che alcuni mesi dopo venne travolto dal fallimento d'una società cinematografica; e il Tribunale aveva chiesto all'antiquario Renato Attanasio di stabilire, come perito giurato, il valore da attribuire alle tele che dovevano essere vendute in un'asta giudiziaria. Il perito esaminò il primo quadro, una caraffa con fiori rossi e foglie, attribuito a Van Gogh, e annotò nel catalogo una cifra di stima; poi passò a studiare due vaporose ballerine di Degas, segnando una cifra identica alla prima; e sempre lo stesso valore — diecimila lire — attribuì a ciascuno degli altri quadri. Erano tutti falsi. Falsi e, aggiunge il perito, imitati anche male. Occorrerà riconoscere una gran dose di ingenuità all'industriale per ammetterne la buona fede, che sembra fuori d'ogni dubbio. O forse, più che d'ingenuità, bisognerà parlare di presunzione, ricordare che l'esistenza dei falsari è frutto della incompetenza umana. Molti collezionisti pretendono di essere infallibili conoscitori d'arte, credono nel fiuto che non può ingannarli, sognano tutta la vita di scoprire un Tiziano nel retrobottega d'un mercante di provincia Cose che capitano, intendiamoci. Ancora l'ottobre scorso un amatore ha trovato un Ru bens autentico in un piccolo caffè della banlieue parigina acquistandolo per poche migliaia di franchi. Ma capitano di rado. 11 collezionista che si fida del suo fiuto, e rinuncia al consiglio degli esperti, per la fretta di concludere l'affare, resta spesso vittima di inganni Nessuno può sapere quante siano le tele false ospitate dai nostri collezionisti. Prima del la guerra gli americani erano le vittime preferite dei falsari europei; ed aveva fortuna il motto c Tremila dei trecento quadri dipinti da Cézanne il trovano negli Stati Uniti ». Og gi si potrebbe affermare che mille dei duecento < Vasi con fiori » dipinti da de Pisis o cin quecento dei cento « Paesaggi parigini » con la firma di de Nittis sono stati accolti nelle belle case dei nuovi ricchi, specialmente nelle cittadine di provincia. Volendo credere agli antiquari, ' esisterebbero vere « fabbriche » di Boldini, di Corot, di Van Gogh, di ToulouseLautree; e fra i nuovi ricchi la richiesta dei quadri degli ultimi due autori sarebbe di molto cresciuta da quando sono state proiettate -r Brama di vivere » e « Moulin Rouge », le pellicole che narrano la .vita agitata di Van Gogh e l'esistenza triste di Toulouse-Lautree. A rimanere vittima dei falsari sono talvolta uomini che dovrebbero avere una certa esperienza d'arte. Tempo fa una galleria romana annunciò una vendita all'asta in cui sarebbe stato messo all'incanto un Van Gogh, valutato cinque milioni. Il quadro era.accompagnato dalla perizia di un grande esperto francese, André Schoeller, il quale lo ' riconosceva autentico e ne stabiliva anche la data. Come aver dubbi di fronte alla doppia garanzia del buon nome della galleria d'arte e dell'esperto famoso? Ma un candidato all'acquisto osservò che nel nome del perito, scritto una volta in lettere maiuscole, era stato messo un accento sull'« André », contrariamente all'usanza dì non accentuare le maiuscole; e un telegramma subito inviato allo Schoeller gli fece sapere che la perizia — e, naturalmente, anche il quadro — erano falsi. La direzione della galleria, che aveva agito in buona fede, si affrettò a far scomparire il quadro dal catalogo; ed oggi la perizia è nelle mani di un collezionista di falsi il quale ha scoperto un errore ancor più grossolano: Van Gogh era stato scritto « Van Gog ». La enormità stessa dell'errore lo aveva fatto passare Inosservato. Altri falsi sono di scoperta più difficile. Un tempo gli esperti francesi doverono stu diare a lungo prima di svelare il mistero che si celava in alcuni quadri che portavano la firma, indubbiamente autentica, di Corot e che pur non sembravano opera del suo pennello: era lo stesso < vieux pere Corot » che per compiacenza firmava le tele dipinte dai suoi amici meno fortunati. Oggi gli esperti si trovano di fronte al problema, più complesso, d'un pittore che ha dipinto di recente alcuni quadri, retrodatandoli e imitando il < periodo» più famoso della sua car¬ riera, trascorso oramai da anni. Sono false queste tele soltanto perché falsa è la data? Gli esperti parlano di falso ideologico, d'un ritorno deliberato a un'altra epoca per scopi di lucro; ma riconoscono che sarebbe impossibile fare appello al rigore della legge. Come punire un Picasso che oggi volesse dipingere un quadro del suo < periodo rosa », più apprezzato da alcuni intenditori delle tele che l'artista ci presenta adesso? Ho preso ad esempio Picasso, perché sicuramente non ricorrerebbe mai a un trucco così volgare; egli è autore del bel motto: «Imitare gli altri è triste, ma imitare sé stessi è imperdonabile », con cui condanna -l'artista che non sente il bisogno di rinnovarsi. I falsari osano raramente di copiare i grandi maestri del passato, perché gli studi scientifici, fondati sull'analisi chimica dei colori e sull'esame del legno e della tela con i raggi X, permettono quasi sempre di scoprire il trucco. E' meno rischioso imitare i pittori più vicini a noi, con i quali il falsario riesce anche a trovare un'affinità di parlata, se non proprio di linguaggio pittorico. Gli stessi esperti riconoscono che è più difficile scoprire un falso de Pisis che un falso Tiepolo, a meno di non conoscere capillarmente la vita e le opere del pittore. Del resto un'opera d'arte è sempre misteriosa, di < lettura » difficilissima. Invece l'antiquario rinuncia spesso al sussidio delle apparecchiature scientifiche; e si fida soltanto della sua espe rienza. In negozio vengono ogni giorno a offrirò'li quadri sta tue mobili tappeti: come potrebbe invocare ogni volta il parere degli scienziati? Non può correre il rischio di perdere un buon affare per diffidenza eccessiva; e d'altra parte dovrà pagare di tasca sua se si farà abbindolare. « Avessi comprato tutti i quadri e tutti i mobili che mi hanno offerto, avrei già chiuso bottega da molto tempo » racconta un an tiquario di via del Corso. A salvarlo, secondo lui, è stata la esperienza. E; stato < l'occhio » a dirgli che quel Tintoretto era < troppo Tintoretto » per essere autentico, che quella < Savonarola » era stata ricomposta usando i pezzi di altre sedie originali, ed era falsa perché non era < nata » così; che sotto la patina antica, e falsa, di un mobiletto di stile francese si nascondeva l'opera di un ar¬ tigiano che, lavora in un famoso « basso » di Napoli. Oramai i falsari più abili sono conosciuti tutti dall'antiquario, che subito individua la loro mano. Anche il falsario ha una sua tecnica, una sua scuola; e può capitargli, contemplando un Renoir o un Manet appena finiti, di essere vinto da un sentimento d'orgoglio e di compiacenza. Fu l'orgoglio a portare in carcere l'imitatore di Vermeer, van Delft, forse il più geniale falsario di tutti i tempi, che dopo avere ingannato gli esperti e anche i direttori dei musei olandesi, non seppe resistere alla tentazione di proclamare: «Queste opere sono mie, Vermeer non dipingeva meglio di me ». Enrico Altavilla ■ìiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiriiiiipiiiiiitiii Miiii

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