Due motonauti torinesi si sfracellano urtando contro una boa presso Cremona

Due motonauti torinesi si sfracellano urtando contro una boa presso Cremona Tragico Incidente sul Po nella disputa della Pavia-Venezia Due motonauti torinesi si sfracellano urtando contro una boa presso Cremona lì notaio Gatti, che era alla guida, doveva superare un varco appositamente aperto in un ponte di barche - Egli è morto quasi subito, il suo meccanico è deceduto due ore dopo - II professionista abitualmente scendeva in gara con il figlio (Gal nostro inviato speciale) Cremona, 30 maggio. Ancora sangue in una competizione sportiva. Oggi l'incidente non si è verificato sull'asfalto, ma sulle acque del Po ed In un modo quale mal prima era accaduto. Le vittime sono due torinesi: il notaio Adolfo Gatti- di 50- anni, ed 11 suo mecoanlco Renzo Aruga di 26. Partecipavano alla Pavia-Venezia motonautica; 11 loro fuoribordo è andato a cozzare contro una boa nelle vicinanze di Cremona: il Gatti è morto mentre lo portavano all'ospedale, l'Aruga dopo due ore di agonia. Siamo stati sul luogo dell'incidente: comunque lo si consideri, esso appare inesplicabile. Nei pressi di Caorso, fra Cremona e Piacenza, si stende sul Po un ponte di barche, controllato dalla amministrazione provinciale di Piacenza. Qui il fiume è largo esattamente trecentotrenta metri; il ponte che lo scavalca, quasi quattrocento. Ben di rado le arcate si aprono per 11 passaggio di qualche battèllo, ma questa mattina, in omaggio allo sfrecciare dei partecipanti alla Pa- via-Venezia, erano state tolte tre campate, lasciando un varco di quarantadue metri. Occorre dire subito che l'anno scorso il passaggio era di soli ventotto metri: ma due concorrenti erano finiti cóntro le corde che tengono ancorate al fondo le boe di segnalazione e per un vero miracolo se l'erano cavata soltanto con un bagno. Quest'anno il varco era più ampio e si era provveduto ad aumentare pure le segnalazioni. In quella zona il Po descrive una serie di anse, come un serpente che si srotoli pigramente. Gli organizzatori avevano collocato circa trecento metri prima del ponte un segnale di rinvio, cioè una bandiera rossa che indicava di tenersi al largo, verso la sponda emiliana. Poi, a forse cinquanta metri dalla strettoia, e i e o e e e n a o o i i e a i , due barconi ancorati a boe, su cui erano eretti alttì vistosi segnali: due frecce rosse, rivolte l'una verso l'altra alla stessa distanza dal valico, cioè a quarantadue metri. Per completare questo quadro, "aggiungeremo, che oggi la córrente, sebbene già meno violenta di ieri, era sempre molto impetuosa: augii otto o nove chilometri all'ora, mentre solitamente si aggira sul tre o quattro. Nel momento della catastrofe non pioveva, anzi un raggio di sole aveva bucato la nuvolaglia, ma qualche vapore velava la superficie del fiume enorme, possente, come una colata di acqua giallastra, solcata da tronchi, fuscelli, relitti di ogni genere, carogne di animali. E veniamo alia, descrizione della sciagura. Il motoscafo con motore fuoribordo del dottor Gatti e del meccanico Aruga, era partito da Pavia con altri ventiquattro concorrenti della sua stessa classe (660 centimetri cubi). Lo scafo dei due torinesi era balzato in testa al gruppo, rombando : e sobbalzando sui flutti; il campione italiano Gianni Goitre, anche egli torinese, gli si era gettato alle calcagna, ne era seguito un duello con fasi alterne, mentre gran parte degli altri concorrenti restavano indietro o dovevano abbandonare per guasti provocati per lo più dagli urti contro i rami e le piante che costellavano il fiume. Arrivando al ponte di. barche, verso le 10,30, il Gatti era in testa; Gianni Goitre lo seguiva a circa trecento metri. Una posizione che contrastava con 1 proponimenti del notaio, il quale ancora recentemente aveva affermato: <In corsa 11 sistema migliore è di' stare dietro al primo-., a chi segue non potr|l mai capitare niente di grave, ha tempo pti' ingoiarsi...... La velocità in questo pun to — ha detto lo slesso Goitre — era per entrambi gli scafi di poco superiore agli ottanta chilometri all'ora. Che cosa è avvenuto? Una cosa incredibile, specialmente se si tiene conto che il Gatti conosceva quasi a memoria il percorso per averlo compiuto in tre edizioni diverse (o l'an no scorso per poco non era stato vincitore assoluto). Sui due monconi del ponte interrotto, si assiepavano centinaia di persone: da questi gruppi si levò dapprima un mormorio ài stupore, poi un urlo di paura Il saettante scafo di Gatti ed Aruga — alto sulle onde, con due baffi di schiuma alla prua — fu visto zigzagare nel centro della corrente come'incèrto sulla, via da seguire*-poi'dlrigersl senza più esitare nello strettissimo passaggio fra una boa e l'estremità del ponte che Bta dietro.a questa. All'ultimo istante il dqtt. Gatti deve essersi accorto-jt>{ie il passaggio era un altro," bioè non fra ponte e boa, ma fra le due boe, come indicavano le frecce dei cartelli, e virò verso destra per rimettersi in careggiata. Troppo tardi! Il fuori bordo si dispose di traverso sull'acqua, rimbalzand.o di fianco come fanno le pietre lanciate di piatto; salì Ietterai mente sulla boa d'acciaio, urto contro la barca che vi era attaccata, si impennò, ricadde in acqua. L'urto fu terribile piloti vennero scaraventati per aria, lo scafo si disintegrò colando a picco nello spazio ' di pochi secondi. E l'acqua., mei mosa prese a trascinare nei gorghi due corpi inanimati, tenuti a galla dal giubbotto salvagente, ma già agonizzanti, incapaci di fare il minimo movimento. Accanto a loro sfrecciarono due, tre, quattro motoscafi, che solo per un caso non 11 investirono. Passarono così almeno tre o quattro minuti prima che qualcuno dei presenti potesse calarsi in acqua. Poi sei pontieri si lanciarono sulle loro barche; diciamo i loro nomi, perché sono quelli di p^rso. e coraggiose, clic hanno fatto il loro dovere a rischio di gravi pericoli: i cugini Fausto e Celso Carini, Primo Agnelli, Cesare Roncaglia, Enrico Bosoni, Mario Pizzamigllo. I primi tre raggiunsero il corpo dell'Aruga, verso la sponda lombarda; gli altri ripescarono quello del notaio, che già era stato trascinato ben óltre il ponte. C'erano molte macchine ferme sulla riva, ma i guidatori erano tutti a vedere il passaggio dei concorrenti: altri minuti preziosi ne andarono prima che si trovassero due automobili pronte a partire. Ma tutti gli sforzi erano già inutili: il dott. Gatti aveva avuto il volto sfracellato, probabilmente dall'urto contro il parabrezza di plastica, e spirò mentre varcava la soglia dell'ospedale civico di Monticelli. Il povero Aruga nell'attimo supremo deve essersi voltato di fianco, in un gesto istintivo di difesa: il suo casco è sfondato sulla parte destra. Ha rantolato per'quasi due ore, si 6 spenlo verso le 14,30. Questo lo svolgimento della catastrofe. Gli organizzatori della prova assicurano che tutto era in ordine, che i segnali erano quelli prescritti, che si era abbondato nelle dimensioni dell'apertura del ponte. Qual¬ cibsc1tcntldnrvtalvr1pg1111 11 che concorrente si è lamentato invece che le bandierine sulle boe erano poco visibili. In qualsiasi caso resta inesplicabile che un pilota consumato come 11 dott. Gatti sia finito ad ottanta all'ora contro una boa nel centro del fiume. Non aveva che cinquantanni, era notissimo a Torino (abitava in via Braccini 81, aveva lo studio, in Via San Francesco d'Assisi 11) sia come professionista che come sportivo. Un vero «gentleman» come si diceva una volta, fanatico dei motori, pronto alle imprese più ardite su uno dei suoi tre scafi leggeri come rondini. Lascia la vedova, signora Graziana Girardi, ed un figlio, Giorgio, di 18 anni, abitualmente suo compagno di gara, ma che oggi non poteva essere presente essendo impegnato negli esami di terza liceo, in un collegio svizzero. Renzo Aruga, venticlnquen ne, abitava in via Ormea 146 con la moglie ed il piccolo Francesco, di neppure due anni; lavorava nellloflicina pater? na In via Stellone 6 ed era il tipico ragazzo torinése, nato con il genio della meccanica il dott. Gatti aveva esperlmen tato la sua abilità e, anche per assecondarne le pressanti richieste, aveva accondisceso a prenderlo oggi come «secondo ». Era la loro prima gara assieme: sono morti l'uno accanto all'altro, il « gentleman » di antico stampo ed 11 giovane meccanico, uniti dall'amore per il rischio e per la velocità. Carlo Morìondo II luogo della sciagura, In località San Nazzaro, pochi chilometri prima di Cremona. Il fuoribordo di Gatti, che avrebbe dovuto passare nel varco appositamente aperto nel ponte di barche, si è schiantato contro la boa di segnalazione a cui è legata una barca. I • • 1 ; - É Le vittime della sciagura: 11 notaio Gatti (in alto) e Aruga l' i A lit d h itit d it l'»a signora Aruga, colpita da choc, assistita da un congiunto