Fontenelle

Fontenelle Fontenelle La Francia commemora quest'anno il doppio centenario (terzo della nascita, secondo della morte) del suo Fontenellc; ma almeno finora senza troppo iclat, con la sveltezza ufficiale con cui si ricordano gli scrittori ormai risolti nel tempo. Non è escluso che questa tiepidezza sia anche effetto della svalutazione in cui sono generalmente incorsi ai giorni nostri gli spiriti saggi, sereni, sorridenti; e come dice André Aflaurois nella Revue de Paris, che la « filosofia » di Fontenellc, cioè il suo proverbiale egoismo, il suo consumatissimo saper vivere, non sia più fatto per gradire a <t questo secolo masochista e tumultuoso », provato da tante tragedie. E nondimeno, con tutto quello che ha perso, specialmente di lettori diretti, Fontenelle è ancora un carattere vivo dell'intelligenza e della cultura francese in quello che hanno di più proprio, chiarezza e spirito divulgativo. L'estro delle c riabilitazioni » che non manca neppure ai centenari più sommessi, sembra volerci oggi proporre un Fontenelle meno' secco e raggomitolato del tradizionale. Si rispolverano tratti di bontà, elemosine, argute risposte morali (al Reggente che protestava di non credere nella virtù : <t Eppure, Monsignore, virtuosi ce ne sono; ma non vengono a cercar voi... »), anticipazioni di scienza e fantascienza. Con più fondamento si asserisce che « non fu uno spirito frivolo che trattasse argomenti scrii, ma uno spirito serio, talvolta amaro, che si faceva riparo della frivolezza ». E si rincara sulla universalità di lui. Ala tutto sommato è probabile che il Sainte-Bcuve, col genio che aveva per i <t minori », abbia anche per Fontenellc già detto tutto e nel modo migliore. Nipote, per uno scherzo della sorte ben rilevato dai suoi nemici, del grande Corneille, Bernard Le Bovier de Fontenellc visse cento anni meno un mese affondato in quelì'ancien regime che a ripensarlo dopo il '789 fa ceva tanta gola al Tallcyrand; e fu uno degli uomini più uguali pacifici e meglio amministrati nell'anima, che la storia delle lettere ricordi. Anche i suoi difetti erano di qualità da rcn derlo piacevole nei salotti; anzi il principale di tutti, l'egoismo, vi diventava un miele. Perche sommati insieme tutti i nostri divertimenti societari, dalla canasta alla televisione, non si deve arrivare a una particella del diletto che solo muovendo parole l'arido Fontenelle spargeva in casa la marchesa de Lambert, la signora de Tencin, la signora Geoffrin e altre sue grandi amiche. Ma non si vive cento anni senza trascolorare; e di Fontenelle ce ne furono due. Il primo sentiva la provincia, c partecipò il gusto falso e le cattive teoriche del preziosismo. E' il Fontenelle delle pastorali e dei melodrammi; l'autore delle Lettere Salatiti del cavalier di Hertit..., tutto frigida eleganza e ambiguità morale, bersaglio agli epigrammi di Racine e di Boilcau, e modello a La Bruycre per il suo feroce « carattere » del bel esprit. L'altro, che procede da questo senza scosse, per lince interne, è il Fontenelle che conta e rimane e di cui la Francia si ricorda ancora quando spezza con tanto garbo il pane della scienza. Nel 1686 escono le Conversazioni sulla pluralità dei mondi. Fontenelle immagina di passeggiare per un parco, in una magnifica notte, con la marchesa di cui è ospite. Questa alza gli occhi, s'incuriosisce delle stelle. Prima il cavaliere si fa un po' pregare, poi spiega Terra Sole Luna, e Venere Mercurio Giove Saturno; e una volta reso capace quel cervellino della volta celeste, le raccomanda di non volerla mai contemplare senza ricordarsi di lui. In questa sorta di « Gianncttino » astronomico ad uso delle dame, scintillante di stelle e di galanterie, mescolato di Copernico e di M.llc de Scudéry, Fontenelle ha trovato il suo genio e il suo tono; e dopo di allora, tratti degli Oracoli o delle Favole, della Felicità o della Pazienza, sarà pur sempre il garbato sccolarizzatore e riduttore della scienza di quella gran notte nel parco. « Cercò di svegliare, — scrive il Lanson, — in quelle leggere intelligenze di salotto il bisogno di tutto capire, e la convinzione che l'inesplicabile non è altro che l'incsplicato ». E questo è anche il Fontenelle che annunziando Voltaire guarda all'avvenire, e nella famosa querelle degli Antichi e dei Moderni, tiene da qucst'ul timi mostrando d'aver ragione in tutto fuorché riguardo alla poesia che assolutamente non gli entrava. Ambizioso con giudizio («// faut atre quelque chose, et que ce quelque chose ne votts oblige à rien »), più che nell'Accademia di Francia trovò il suo elemento nell'Accademia delle Scienze che lo ebbe segretario perpetuo e solerte autore di quegli Elogi che restano il suo capolavoro: a ingegnosi, veri, limpidi, dove tutto ciò che è oscuro si fa chiaro, e ciò che è tecnico si generalizza » (SainteBeuve). Con tanta più arte di ilizcdagrusnFpvprlrmsuLnagstgc il nostro Magalotti gli cede.tscioltezza, insinua-1 aveMemcspmtsBDp«dpFtmtlui, in facilità, zionc. Della sua flemma, che lo faceva ascoltare sino in fondo i discorsi degli altri e abitare gli alloggi senza aggiungervi né togliervi un chiodo, riferiva il mcr rito alla madre. « Mio padre era una bestia; ma mia madre era spiritosa e quietista, una donnina dolce che mi diceva spesso: Figlio mio, sarete dannato, senza però darsene pena ». Non rideva mai, né in ah! né in oh!; appena sorrideva alle idee fini. Il ritratto che di lui dipinse il Gallochc ce lo rappresenta imberrettato di velluto, con la faccia monda e chiara del celibe che si tien bene; ma gli occhi hanno una magrezza viva, goethiana. La natura lo trattò benissimo, non mandandogli dei suoi mali altro che gotta. « Il piede gli diventava di cotone; lo posava su una seggiola, ed ecco tutto » (M.me Geoffrin). Questa gran donna, che gli fu esecutrice testamentaria, lo aveva credi- tato dalla Tencin; e negli ultimi anni, quando lo scrittore era divenuto sordo come un banco, egli doveva imbarazzarla un po'. Ma fin dove può essere sordi e al tempo stesso uomini d< mondo, fin lì arrivò Fontenellc, clic uscendo tratto tratto dalla sua torre, si faceva dire a che punto era la conversazione e ci metteva un razzo. Ne veramente si seppe mai perché morisse: probabilmente, dice SainteBcuve, perche si deve morire. Da sapiente, si studiò nel trapasso; domandato se soffrisse: « )c ne scns autre chose qu'une difficultc d'c'tre »; che doveva poi essere un titolo per Cocteau. Fine sino all'ultimo respiro, Fontenellc rappresenta bene la primavera di quel mondo intellettuale che secondo il. suo grande amico, l'abate di Saint-Pierre, era cominciato da Cartesio; e il più bell'epitaffio di lui è forse il titolo d'un saggio di 1. R. Carré: «Fontenelle o il sorriso della ragione ». Leo Pestelli

Persone citate: André Aflaurois, Cocteau, Copernico, Corneille, Lanson, Leo Pestelli, Magalotti, Racine, Venere Mercurio Giove Saturno

Luoghi citati: Francia, Saint-pierre