" Wilma si recò a Tor Vaianica con un uomo: nulla consente di affermare che era Piccioni,,

" Wilma si recò a Tor Vaianica con un uomo: nulla consente di affermare che era Piccioni,, fi Pubblico Ministero sostiene che la Montesi fu abbandonata svenuta alle onde del mare " Wilma si recò a Tor Vaianica con un uomo: nulla consente di affermare che era Piccioni,, "Forse sapremo in avvenire chi era con lei - Se il codice ci concedesse maggiori poteri l'avremmo già scoperto „ - Senza mai nominarlo il P.M. ha accennato alla presunta responsabilità di Giuseppe Montesi - Zia Ida avrebbe inventato la mania suicida della nipote per salvare zio Giuseppe - Troppe reticenze dei genitori di Wilma, della sorella e del fidanzato - Assurda la tesi del pediluvio - Non bisopa confondere il processo penale con le polemiche contro la corruzione (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 20 maggio. Non sappiamo, né intendiamo prevedere, che cosa accadrà domani quando il Pubblico Ministero, al termine della sua requisitoria, presenterà al Tribunale le proprie richieste, ma a giudicare dal tono e dalle argomentazioni svolte oggi nella prima parte della sua complessa fatica, pensiamo di non commettere indiscrezioni, anticipando un poco il .suo pensiero. Il dott. Palminteri non crede alla colpevolezza di Piero Piccioni. Nel corso della sua analitica dissertazione, più di una volta egli ha centrato, senza mai nominarlo, l'uomo che secondo luì era in compagnia di Wilma Montesi in quel pomeriggio del 9 aprile 1953, e costui, secondo le caute allusioni del Pubblico Ministero, era Giuseppe Montesi, il giovane, intraprendente, dinamico « zio Giuseppe ». Il bersaglio dell'accusa si è spostato, ora il Fubblico Ministero possiede elementi sufficienti per dubitare che accanto alla ragazza svenuta ci fosse un, uomo diverso da Piero Piccioni, e tali elementi egli li ha tratti dai tre mesi di testimonianze talvolta drammatiche, talvolta paradossali, da cui sono emersi alcuni fatti indiscutibili: Giuseppe Montesi ha mentito due volte, i familiari di Wilma nascondono qualche verità. Durante la lunga prima parte della sua requisitoria, il dott. Palminteri ha epiegato le ragioni per cui crede alla reticenza dei Montesi, essi tacciono non per un malinteso senso di orgoglio, ma per ragioni più profonde. La sera stessa in cui Wilma scomparve, la madre della ragazza telefonò ai suoceri, ai quali era pochissimo legata da rapporti, riallacciati di recente dopo vent'anni di profondi - dissidi Perché non telefonò invece a sua sorella, con cui era in quotidiani rapporti d'affetto? Se davvero la donna voleva avere qualcuno accanto per confortarla, nessuno era più indicato di sua sorella. Invece telefonò ai suoceri: < Perché zio Giuseppe aveva la macchina e poteva aiutare nelle ricerche >, disse la donna. In questo caso avrebbe atteso l'arrivo di Giuseppe con la macchina, ma la madre di Wilma attese a telefonare al cognato che suo marito fosse fuori, telefonò di nascosto Perché tante precauzioni se non c'era nulla da nascondere? Centrando la sua attenzione su « zio Giuseppe », il dottor Palminteri ha dato alla sua re quisitoria uno sviluppo che molti si attendevano: esclusa la tesi del pediluvio e quella del suicidio, egli ha sostenuto che Wilma Montesi è morta perché abbandonata in stato d'incoscienza sulla spiaggia di Tor Vaianica da chi l'aveva accompagnata fin 11. Il più grosso ostacolo che si frapponeva alla tesi del Pubblico Ministero era il giorno della morte di Wilma Montesi. Secondo il dott. Sepe la ragazza è morta la sera del 10 aprile, cioè ventiquattro ore dopo la sua scomparsa da casa. Se così fosse avvenuto, non sarebbe «tato possibile agganciare alla sua morte né € zio Giuseppe » né Piero Piccioni, che per il 10 aprile han no entrambi un alibi di ferro zio Giuseppe era con suo fra fello a continuare le ricerche Piccioni era indubbiamente letto ammalato. Incerta l'ora della morte Pur accettando buonu parte delle ipotesi sulla morte di Wilma contenute nella sentenza di rinvio a giudizio, il dott. Palminteri ha espresso un dubbio sostanziale sull'ora e giorno della morte, sottoponen do a una critica spietata tutte le risultanze a cui sono giunti i periti. Nonostante gli autorevoli pareri degli studiosi Pubblico Ministero ha soste nuto che la ragazza può esse re morta la sera del 10 aprile ma nulla esclude che sia morta anche la sera stessa in cui è scomparsa da casa. Nessun elemento permette di stabilire con una certa approssimazione, l'ora di quella morte. Poiché nemmeno la scienza offre dati attendibili, il dottor Palminteri ha cercato attraverso le molte prove e testi monianze di giungere a una ipotesi più verosimile. Secondo lui, Wilma Montesi è morta il 9 aprile, e poiché la ragazza è certo andata a Tor Vaianica in compagnia di persona che conosceva, bisogna cercare questa persona nel giro delle si e relazioni. Non c'è nessun elemento dal quale risulti che Piero Piccioni conosceva Wilma Montesi; vi sono, invece molti elementi che dimostrano la dimestichezza tra la ra gazza e il giovane zio don naiolo. Lo sforzo del dott. Palmin ter* è stato di salvare il più possibile della sentenza del dott. Sepe e, nello stesso tempo, di non venire meno alle risultanze del processo. Egl ha raggiunto tale scopo, man tenendo integra quella parte di prove che si definisce generica e ha richiesto invece alla specifica gli elementi pz dimostrare che Piero Piccioni e estraneo alla vicenda in cui appare come protagonista. Ancor prima che l'udienza Incominciasse, benché mancassero notizie precise, si aveva netta la sensazione che il processo stava avviandosi rapidamente alla fine. Ed appena la seduta venne aperta, l'impressione che gli ultimi Incidenti procedurali si sarebbero svolti rapidamente fu confermata. Il presidente Tiberi disse che da Parigi era giunta la deposizione per rogatoria dello scrittore francese Felicien Marceau e di sua moglie, Bianca Zingone. I due testimoni confermavano quanto avevano già dichiarato in istruttoria e nelle precedenti lettere inviate al Tribunale. Nessuno chiese che il nuovo documento fosse letto, ormai sembrano tutti convinti che la sera del 29 aprile 1953, invece di recarsi con Ugo Montagna al Viminale per chiedere l'Intervento e l'aiuto dell'ex-capo della polizia, come ha sempre tenacemente sostenuto Anna Maria Caglio, Piero Piccioni era a cena in casa di Alida Valli. Brevi domande al Montagna C'è stato un tentativo, subito rientrato, di allargare ancora un pochino la cornice già troppo vasta del processo ed introdurre ancora qualche scampolo di romanzo sul paradisi proibiti e sullo smercio degli stupefacenti. L'aw. Taddei, difensore di Adriana Bisaccia, ha infatti chiesto al Tribunale di introdurre le carte di un processo celebrato tempo fa a Roma contro tredici cocainomani, 11 cui nome fu svelato alla polizia dall'in quietante ragazza, ma sia il Pubblico Ministero che gli altri difensori si sono opposti alla richiesta. Un altro intervento ha fatto l'aw. Manna, difensore di Michele Simola, per riagganciare la complessa vicenda giudiziaria in corso allo smercio del. le droghe, chiedendo un'indagine sulla vita di casa Montesi, sulle abitudini di Wilma che, s.econdo un inquilino di via Tagliamento 76, rientrava sovente a notte alta e vestiva con ricercata eleganza, superiore certo-ai-mezzi-di suo padre falegname. Si tratta di deposizioni già registrate In istruttoria e il Tribunale, su concorde parere delle parti, le ha date per lette in modo che i difensori possano farne uso durante le loro arringhe. Ancora un breve intervento dell'aw. Bellavista, il quale ha chiesto che tutte le lettere anonime, e sono più di seicento, siano avulse dal processo, il Presidente ha chiamato nell'emiciclo per un ultimo, brevissimo interrogatorio, Ugo Montagna. E' stato il giudice Alborghettl a rivolgere le ultime domande al marchese di San Bartolomeo, domande rapide, che quasi- attestavano la fretta di giungere alla conclusione della ciclopica vicenda giudiziaria. Ugo Montagna ha escluso di avere mal conosciuto Corinna Versolatto, la ragazza che si gettò dal secondo piano dell'ospedale di Alessandria dopo aver tentato di avvelenarsi con barbiturici. A poco a poco il romanzo degli stupefacenti esauriva la sua carica, si riduceva alle proporzioni di una maldestra invenzione fumettistica. Ugo Montagna ha anche negato di essersi mai recato a Marino a trovare il suo amico Fedeli. Si poteva supporre che a Marino egli avesse incontrato Angelo Giuliani, l'ex-fldanzato di Wilma, che all'inizio era agente di pubblica sicurezza in quella città. Come si vede, nulla è stato trascurato per accertare se Mon tagna e Piccioni conoscevano Wilma Montesi. Ancora una domanda del giudice Alborghettl per sapere se Montagna conosceva il generale Pompei prima del famoso rapporto, cosa che Montagna ha negato, e il Presidente Ti¬ beri ha dichiarato chiuso il procedimento verbale. Ora il processo Montesi è veramente finito e nulla può farlo riaprire. Quanto c'era da dire e da scoprire è stato detto e scoperto, nulla è stato trascurato perché il dibattimento si svolgesse nella più assoluta libertà. Ma giunti a questo punto c'è ancora qualcuno che si domanda se proprio è stato fatto tutto ciò che era possibile. Sono gli Inquieti, 1 malcontenti, i fanatici che guardano ancora con ' sospetto, ma non c'è da adontarsi per tanta pervicacia, basta tener presente la emozione causata nell'opinione pubblica da quest'insolita vicenda per rendersi conto che sarà molto difficile acquietare tutti i dubbiosi. Il primo a riconoscerlo, è stato appunto il dott.Palminteri, iniziando la sua requisitoria. « Questo processo, egli ha detto, ha profondamente diviso e turbato l'animo dei cittadini italiani, che hanno espresso attraverso la stampa le loro contrastanti convinzioni >. Ora, queste convinzioni contrastanti permangono e permarranno chissà quanto ancora, se non interverrà qualche elemento nuovo a dare un colpo di spugna chiarificatore alla complessa vicenda. Il rappresentante dell'Accusa, ha cercato di chiarire fin dove era possibile gli elementi concreti che gli hanno consentito di raggiungere una convinzione inattaccabile, sgombrando il campo e distinguendo fra il processo contro Piccioni, Montagna, Polito e gli altri per la morte di Wilma Montesi, e 11 processo al costume di una certa nostra società che 11 Tribunale di Venezia non può e non deve fare. Inizialmente polemico, 11 dott. Palminteri ha dedicato buona parte della sua requisitoria all'analisi di quella che si definisce la prova generica,, cioè a dove, come e quando è morta Wilma Montesi. Sotto certi aspetti, egli ha accettato le tesi che sono servite al dott. Sepe per stendere la sua sentenza di rinvio a giudizio dei tre imputati, ma se ne è largamente discostato nello spirito Inter; pretatìvo. In sostanza, il dott. Palminteri ha sostenuto che il dott. Siguranl ha fatto benissimo ad archiviare due volte la pratica relativa alla morte di Wil¬ ma Montesi perché, in quel momento, non vi erano elementi che potessero suffraga-' re un sospetto qualsiasi. Subito dopo, però, egli ha sostenuto che il dott. Sepe ha fatto benissimo a rinviare a giudizio i tre imputati perché, durante l'istruttoria, erano emersi a loro carico elementi che potevano ingenerare il sospetto. Egli ha, cioè, veduto nell'opera dei magistrati che lo hanno preceduto, un solo desiderio, quello di giungere alla verità su questo troppo appassionante caso giudiziario.' «C'è fortunatamente un punto, egli ha detto all'inizio, sul quale tutti concordano, ed è la perizia, la saggezza, la serenità e la opportuna energia con cui lei, signor Presidente, ha diretto questo dibattimento. Lei, ed i signori giudici, non hanno risparmiato tempo, le sinato testimonianze, rifiutato istanze per intravvedere prima e raggiungere poi, quella verità a cui corriamo dietro da tempo >. L'istruttoria penale e le voci «Afa prima di iniziare la mia analisi dei fatti, occorre porre un "distinguo"; dittanti a voi si è tentato di portare due processi, quello contro Piccioni, Montagna e Polito e quello contro il costume, contro i tempi, la corruzione, la disonestà. L'accertamento della verità riflette esclusivamente la responsabilità di Piccioni, Montagna e Polito nella morte di Wilma Montesi ed è vostro dovere non consentire alla pubblica opinione di interferire con polemiche contro il vizio, i costumi, la corruzione, come se gli iinputati debbano rispondere non dei propri atti ina di responsabilità che risalgono ad altri. « E' necessario, signori, restringere il campo dell'indagine ai fatti di cui devono rispondere gli imputati. Noi vogliamo sapere dove, come, quando è morta Wilma Montesi, e dalla discussione sulla "generica" passare all'accertamento se nella morte della ragazza vi è un responsabile e chi è costui >. Tralasciando per un momento la discussione, il Pubblico Ministero ha svolto una breve requisitoria contro la stampa in generale, colpevole secondo il suo giudizio di avere ecceduto nella diffusione di notizie non vere e contribuito così a creare quell'atmosfera di morbosa inquietudine che avvolse tutto il periodo dell'istruttoria. Egli è giunto persino a chiedere una legge restrittiva sulla stampa, soprattutto per ciò che si riferisce alle vicende giudiziarie, come già avviene in altri Paesi, dove la libertà di stampa non è per questo minacciata. Reso omaggio prima al dott. Sigurani, che archiviò due volte la pratica in base agli elementi fino allora emersi, e poi al dott. Sepe, che aveva più di una ragione per rinviare a giudizio gli attuali imputati, il dott. Palminteri ha tessuto un ampio elogio del colonnello Zinza e del generale Pompei, due ufficiali dei carabinieri che lavorando in campi diversi, hanno portato il contributo della loro onestà e preparazione professionale alla meticolosa indagine condotta dal giudice istruttore. «A questo punto, ha proseguito il dott. Palminteri, dobbiamo discutere sul come, dove e quando è morta Wilma Montesi, chiederci se è morta per disgrazia, per suicidio, oppure per un fatto criminoso. Dirò subito che per me non si tratta di disgrazia, tutti gli elementi accertati ci portano alla conclusione che la tesi del pediluvio non regge. Se accettassimo questa tesi dovremmo anche accettare la versione che Wilma Montesi è morta a Ostia, e noi sappiamo che questo non è vero, perché la ragazza non può essere uscita alle 17,15, o alle 17,20 al massimo, e prendere il treno delle 17,30 sul quale la dottoressa Rosa Passarelli afferma di averla veduta. «E' illogico pensare che Wilma Montesi sia uscita per recarsi a Ostia a bagnarsi i piedi malati. Vi immaginate una ragazza che, ai primi di aprile, in un pomeriggio freddo e piovoso, va al mare per fare un pediluvio nelle ore meno indicate, cioè verso sera? Ma ammessa anche questa illogicità, quale sarebbe stata la causa del. malore che l'avrebbe fatta cadere svenuta ih acqua? Si dice che Wilma Montesi aveva il cuore piccolo, che era appena al termine di un periodo ciclico. E' stato accertato che il cuore della ragazza era di volume normale e non si è mai sentito dire che una donna, al termine di quel suo particolare perìodo, svenga a contatto con l'acqua. « Oltre a queste considerazioni, bisogna tener presente le perizie talassografiche secondo le quali, se fosse annegata a Ostia, Wilma Montesi non poteva essere trascinata dalle ondn del mare fino a Tor Vaianica. Wilma Montesi è annegata in un punto distante forse tre forse quattrocento metri dal luogo in cui fu trovata morta. Diranno che la Pas sarelli la vide sul treno di Ostia, ma è attendibile questa testimone che descrive Wilma Montesi, ragazza di vent'anni, come una donna matura, sui 28-30 anni? Evidentemente la Passarelli si è sbagliata. Lei, che a quanto mi sembra di donne si intende bene, ha scambiato un'altra per Wilma Montesi. < E' impossibile che la ragazza sia morta per disgrazia a Ostia, mentre faceva un pediluvio, ma è anche insostenibile la tesi del suicidio. Quali ragioni potrebbero avere indotto Wilma Montesi a cercare volontariamente la morte? Non ne conosciamo nessuna. La prima ipotesi del suicidio fu fatta dal padre della vittima quando vide i pochi monili della sua figliola abbandonati sul canterano. Perché Wilma era uscita senza adornarsi e aveva lasciato i gioielli bene in vista? Si è saputo poi che era stata Wanda a toglierli dal cassetto e metterli in vista sul canterano. In un secondo tempo si pensò che Wilma si fosse uccisa per non sposare il Giuliani e finire a Foggia la sua esistenza. Se cosi fosse- stato, aveva più di un mezzo, escluso il suicidio, per troncare quella relazione. Poi è venuta Ida Montesi, la quieta zia Ida, a parlarci delle tendenze suicide di Wilma, ma sappiamo per quali ragioni zia Ida ha avan zato questa tardiva ipotesi, voleva salvare il fratello Giuseppe in grave pericolo. < Ma ammesso che proprio volesse uccidersi, avrebbe proprio scelto quel luogo, così lontano, di scomodo accesso, quando aveva il Tevere a due passi, più comodo e sicuro dell'acqua bassa del mare di Ostia? Poiché la perizia afferma che 11 suo cadavere non può essere giunto da Ostia là dove è stato trovato, bisognerebbe concludere che Wilma è andata ad uccidersi a Tor Vaianica. A Tor Vaianica vi è andata, ma non sola. Vi è andata con qualcuno e non sappiamo a che cosa fare. A questo punto c'è il vuoto. Sappiamo soltanto che è morta annegata. E' andata a Tor Vaianica con qualcuno e per cause che a noi restano ignote, si è sentita male, per uno spavento, per abuso di stupefacenti, per altre ragioni che non sappiamo, è svenuta ed è stata abbandonata sulla spiaggia dove è morta. < Forse sapremo in avvenire chi era con Wilma in riva al mare e le ragioni che hanno causato la sua morte. Se il Codice ci concedesse maggiori poteri l'avremmo forse già scoperto in questo dibattimento, ma ci siamo dovuti arrestare^ dinanzi al muro della procedura, perché prima dobbiamo accertare se a questi imputati risale la responsabilità della r.>orte di Wilma Mon-tesi >. Più aperta allusione a « zio Giuseppe > non si poteva desiderare, ma ancora più esplicito a puntare il dito accusatore è stato il dott. Palminteri quando, analizzate le varie perizie necroscopiche, ha concluso affermando che < tra i troppi contrasti esistenti fra le tesi dei molti periti si aveva una sola certezza, la impossibilità di fissare l'ora di morte della ragazza. Con identica appros simazione si può affermare che è morta la sera del 9 oppure quella del 10 aprile. « Ma se non è possibile giungere a fissare l'ora tragica dalle risultanze peritali, si può evitare l'ostacolo, ha affermato il dott. Palminteri, e cercare al trove elementi di giudizio. In questo processo, Piero Piccioni è considerato responsabile di quel fatto criminoso perché ai assume che egli conoscesse Wilma Montesi e fosse con lei alle 17.30 del 10 aprile 1953 >. La vera esistenza di Wilma Ma prima di demolire queste circostanze, il Pubblico Ministero si è dilungato a descrivere la vita di Wilma Montesi, l'ambiente familiare che la circondava. Era una modesta, normale ragazza che viveva in un piccolo cerchio di affetti interessi limitati. Non era la santa descritta dalla madre e nemmeno la ragazza perduta che alcuni vorrebbero. Era una figliuola con qualità e difetti, come molte della sua età e ambiente sociale. « L'agitazione della madre, la sua teatralità, il definire " rosa al naso " la figliuola fanno parte di un temperamento per lo meno strano. Certo è che l'ostinazione dei Montesi a presentare Wilma come una ragazza perfetta sotto ogni rapporto, senza malizie e senza ambizioni, quieta ubbidiente, religiosissima svela l'intenzione di nascondere qua! cosa. Forse nulla di grave, ma è strano però che, dovendo te lefonare a qualcuno, la madre abbia subito pensato a " zio Giuseppe " e lo abbia fatto di nascosto dal marito. Anche Wanda ha mentito quando, ha detto 11 dott. Palminteri, ha cercato. di negare che " zio Giuseppe " avesse invitato Wilma a una gita in automobile. E " zio Giuseppe " perché ha mentito esibendo due alibi risultati entrambi falsi? Una ragione deve averlo determinato a non dire dove si trovava nel pomeriggio del 9 aprile, quando sua nipote scompariva da casa >. Anche il fidanzato, l'agente Giuliani, secondo il Pubblico Ministero tace su qualche circostanza, legato non si sa da che cosa e perché al silenzio di tutta la famiglia Montesi. Esauriti i dubbi che gli sono dettati dall'atteggiamento di tutti i Montesi, il Pubblico Ministero si è soffermato ad ana- | lizzare la posizione di Fiero Piccioni, a studiare 1 suol even. tuali rapporti con Wilma. Un testimone troppo incerto C'è stato un testimonio, l'autista Mario Piccinini, il quale ha affermato di aver veduto in una < 1900 » scura arenata sulla spiaggia di Ostia in una imprecisata alba del marzo 1953, una ragazza che gli sembrava fosse Wilma Montesi. Con lei c'era un giovane che Il Piccinini asserisce somigliava a Piero Piccioni. Per quanto si possa pensare che il testimone è in buona fede, le sue incertezze lasciano presumere che egli si sia sbagliato. L'uomo che lo aiutò a disincagliare la macchina, e che viaggiò con la coppia per un discreto tratto di strada, il ferroviere Di Francesco,' ha affermato che la donna era biondo-rossa e che parlava francese, come il suo compagno. Due altri testimoni, Anna Salvi e Jole Balelll affermano di aver veduto Wilma Montesi a Tor Vaianica nel pomeriggio del 10 aprile, cioè ventiquattro ore dopo la sua scomparsa da casa. Ma le due donne non sono in grado di descrivere la ragazza. Soltanto la Salvi dice di averla riconosciuta dal vistoso giaccone, identico a quello veduto accanto al cadavere dell'annegata di Tor Vaianica. Inoltre, mentre la Salvi asserisce che la ragazza era sola, la Balelll afferma che era in compagnia di un uomo più piccolo di lei. Ora, Piccioni è alto 1,76 e Wilma, senza scarpe, misurava 1,64, con i tacchi poteva raggiungere 1,68. Ci sarebbe l'uomo da metterle vicino, più piccolo dì lei, bruno e robusto, ed è ancora <zio Giuseppe >. Un altro testimone ha affermato che l'uomo veduto in compagnia di Wilma Montesi nei pressi di Capocotta è Piero Piccioni, e costui è quel Tritelli Ziliante noto in tutta la zona come un inveterato ubriacone. Egli avrebbe riconosciuto il giovanotto da una fotografia mostratagli nel maggio 1954, oltre un anno dopo gli avvenimenti, da Tullio Zingarini. L'attendibilità del Tritelli è molto dubbia, soprattutto se si tien conto della sua dimestichezza col bicchiere. < Ora, ha detto il Pubblico Ministero concludendo la prima parte della sua requisitoria, non mi pare che con questi elementi possiate, signori del Tribunale, esprimere un giudizio certo, tranquillante. Nessuna delle testimonianze sin qui esaminate vi consente di affermare che il giovane veduto con la presunta Wilma Montesi è Piero Piccioni». Poiché erano già le 19, il dott. Palminteri ha interrotto la requisitoria che continuerà concluderà domani presentando le sue richieste. Tutti sono convinti che egli chiederà l'assoluzione per non aver commesso il fatto, per Piero Piccioni. Qualche dubbio rima, ne invece sulle posizioni di Ugo Montagna e di Saverio Polito. Francesco Rosso lt dott. Palminteri, Pubblico Ministero al processo per il « caso Montesi » (foto di sinistra) si avvia al Palazzo di Giustizia, J.,'ex-q nestore di Roma, Saverlo Polito, ritratto in una strada di Venezia con 11 Aglio Giuseppe. (Telefoto) Gli imputati Ugo Montagna (a sinistra) e Piero Piccioni (dietro le casse di patate) fotografati all'uscita dal Palazzo di Giustizia dopo la seconda udienza di ieri (Telefoto)