Il concerto di Cluytens ali «Auditorium» della RAI

Il concerto di Cluytens ali «Auditorium» della RAI Il concerto di Cluytens ali «Auditorium» della RAI Due nomi — Beethoven e Ravel — indicatori di due lontane e differenti sensibilità, sostanziarono il programma del concerto diretto, ieri sera all'Auditorium, da André Cluytens. Beethoven, come sempre, dominò sovrano, con la densa spiritualità e la sfolgorante genialità della Settima Sinfonia, che, tra le nove consorelle — la cui incomparabile bellezza fu paragonata a quella delle nove Muse — si distingue per caratteri specifici: in essa alla insolita scarsità di elementi drammatici (appena affioranti nel misterioso « Allegretto ») si sostituisce un'ebbrezza gioiosa di ritmi (quella che suggerì a Wagner la denominazione di « Apoteosi della danza»), trasfigurati in una musicalità travolgente, impetuosa, irresistibile, che nel suo aspetto quasi astratto (ossia di musica « pura») assume un senso particolare di modernità. La suggestione è intensa, viva e immediata fin dall'introduzione, insolitamente ampia, e svolgentesi, attraverso un mirabile gioco di luci e di ombre, fino all'erompere improvviso del « Vivace », che avvolge l'animo dell'ascoltatore in un radioso turbinìo di suoni, d'una freschezza, primaverile ed inesauribile. Àd essi, procedendo da meraviglia a meraviglia, segue quell'< Allegretto », che nessuno potè mai ascoltare senza la più profonda emozione-; e dove, su un ritr o dattilico-spondaico' ostinatamente persistente per tutto il pezzo (e che assume perciò l'inesorabilità d'una potenza fatale), si eleva dalle profondità dell'orchestra un canto d'una purezza ellenica, che sale, in volute sempre più ampie, in una zona di diafana trasparenza, che ricorda l'azzurrità intensa d'un cielo mediterraneo. Stilisticamente di tipo prettamente béethóvèniano- è poi la nota la pedale, che domina il trio dello « Scherzo », mentre il < Presto» chiude la Sinfonia, in "Un dionisiaco parossismo orgiasti ep.- La seconda parte dol programma segnò un'apertura verso il mondo più limitato e d'Una, raffinatezza alquanto decadente, di Ravel, Di lui furono eseguiti il poema coreograficoi-Là'valse (i cui colori sgargianti sempre più impallidiscono per la scarsa sostanzialità del contenuto), e quel Bolero, in cui l'allucinante e ossessionante scansione dèi popolare ritmo spagnolo viene perseguita per circa diciassette minuti, in un dinamismo che, dalle sonorità iniziali quasi impercettibili, sale gradatamente alla più strepitosa esplosione di intensità: dimostrazione d'un virtuosismo coloristico e ritmico portato al massimo grado. La difficoltà d'esecuzione di questo pezzo impegnò a fondo il direttore André Cluytens, che qui, come già nelle precedenti musiche, confermò le sue eccellenti qualità, festeggiatissimo dal pubblico. Vice

Persone citate: André Cluytens, Beethoven, Muse, Ravel