Condannati all'ergastolo la donna e i due sicari di Antonio Antonucci

Condannati all'ergastolo la donna e i due sicari Uccisero a fucilate un agricoltore di Gabiano Monferrato Gli assassini erano stati pagati dalla nipote della vittima - L'imputata tradita da una frase detta poco prima della sentenza - La difesa s'è appellata Condannati all'ergastolo la donna e i due sicari (Dal nòstro inviato speciale) : Casale, 17 maggio. Il processo contro Enrico Terzuolo, Giuseppe Zanotto, Claudina Cresta si è concluso un po' prima del tempo previsto. Alle 18,50 la Corte si ritira in camera di consiglio, per uscirne dopo un'ora precisa. Di fronte all'attenzione tesissima dell'aula strapiena, il presidente dott. Caprioglio, in nome del popolo italiano, legge la sentenza che riconosco tutti e tre gl'imputati colpevoli del reato loro ascritto e li condanna all'ergastolo. L'accusa era quella di aver cagionato premeditatamente, per motivi abietti, la morte di Cario Manuele, ucciso con due colpi di fucile da caccia alla schiena il 31 agosto 1945, in frazione Casaletto di Gabiano Monferrato. Fino alle ore 18 erano dubbi i pareri sull'esito del processo. Si calcolava in tre differenti condanne, e anche due condanne sole con un'assoluzione per insufilcienza di prove, quella della donna. Poi, sulla bilancia in bilico, sono cadute tre parole disgraziate, proprio tre di numero, che possono averne determinato il tracollo dalla parte peggiore. Ma proseguiamo per ordine di tempo. Il P. M. dott. Nicosia, già profondo conoscitore della causa in ogni sua sfumatura per aver vergato la sentenza di rinvio a giudizio, esamina in mattinata le risultanze processuali. E' vero che da esse la figura di Claudina Cresta può apparire in una certa penombra fino a sembrar vittima di una calunnia. Dei suoi accusatori due, il Terzuolo e lo Zanotto, appaiono magari sospetti per i loro precedenti penali, ma un terzo cioè il Galletti assolutamente no, a meno che non si dimostri una sua presunta pazzia. L'afflevolimento dell'ordine morale in tempo di guerra, aggravato dalla carenza delle forze dell'ordine intese a tutelarlo, fece esplodere un po' dappertutto gli istinti più bassi, confortati dalla certezza dell'impunità. In quel clima Claudina Cresta, giovane ambiziosa e sciocca (24 anni), fu colta dalla tentazione nefanda di far uccidere suo zio da un sicario prezzolato per ereditarne BUbito i beni, e non seppe resisterle. Ella trovò due sciagurati pronti a secondarla per la somma complessiva di 55 mila lire, è lo spaventoso delitto fu consumato. Quindi il P. M. chiede l'ergastolo per tutti e tre gl'imputati, con le conseguenze di legge. Questa richiesta sembra un po' forte. Lo dirà per primo l'aw. Saffirio in difesa di Giuseppe Zanotto, intermediario tra la mandante e l'assassino. Il suo protetto, che egli dipinge come « mandriano e bifolco, rozzo e meschino, ubriacone inveterato », sentì via via, « per le tremende vicende del mondo >, intorpidire in lui un senso morale già debole. Fra le « efferatezze » commesse da alnicepltmiogni parte, gli parve un pec-cato veniale fungere diremo così da portalettere tra il Terzuolo e la Cresta. Egli inoltre, psichicamente debole, non potè sottrarsi all'influsso di una donna volitiva, decisa- a raggiungere il suo scopo con ogni mezzo. Gli avvocati Dagasso e Restaino tentano di sbrogliare Enrico Terzuolo dai tentacoli mortali che lo agganciano alle caviglie e minacciano di farlo sprofondare in un abisso marino. Egli è mutilato di guerra. Sul Carso una granata nemica gli asportò la mano destra e parte dell'avambraccio. Ebbe noie personali con i nazi-fascisti, un suo nipote ed altri suoi parenti furono trucidati dalle brigate nere. Sullo sfondo di queste ultime disgrazie baleneranno sempre ombre orride di spie. La parola « spia » determina jn lui una effervescenza nervosa al solo udirla. Ed ecco lo Zanotto che insistendo come una. goccia d'acqua che cada sempre sullo stesso punto, viene a dirgli che una donna «sa» chi è la spia che gli ha tanto nociuto. Di fronte allo Zanotto il Terzuolo sente lo stesso « complesso d'inferiorità » che lo Zanotto subisce con la Cresta, ed anche in lui ogni freno Inibitorio si polverizza. C!è una « spia » a portata di fucile, bisogna fulminarla. A conti fatti si direbbe quindi che la Cresta non debba scontare un ergastolo solo ma tre. A sua difesa aveva già parlato l'aw. Bori, illuminando soprattutto con le luci più fosche i precedenti penali e il pessimo carattere dei coimputati. Parla adesso con sintesi stringata e logica fredda l'avvocato Quaglia, elencando una per una le « grossolane inverosimiglianze dell'accusa» Inverosimiglianze, o un ' agire « pazzesco » da parte di lei. E l'avvocau, conclude con l'accorata implorazione di liberare «questa povera disgraziatadalla morsa delie più assurdedelle calunnie». La Corte sta per ritirarsi incamera di consiglio, ouando ilP M. fa pervenire al Presi-dente un foglietto di carta.Esso corta la firma del cara-. . . ^ « bimere Domenico PascarellaEgli denuncia di aver udito ladonna, durante una pausa deldibattimento, dire ai due coim-putati: «Voi dovevate negare»Che cosa significano queste tre parole? La donna, se abbiamo capito bene, ha negato di aver- le dette, lo Zanotto tace, 11Terzuolo le traduce: « Perchéhai confessato?». La difesa leconsidera innocue, ma essepossono anche significare una ammissione di correità fino allora tenacemente negata. Terzuolo e Zanotto ascoltano la sentenza, impassibili. E' impassibile anche la donna che alla richiesta del P. M. si era invece abbandonata ad un pianto straziante. Essa ha l'aria di non aver capito. Naturalmente la difesa appella. Antonio Antonucci

Luoghi citati: Carso, Casale, Gabiano, Nicosia