Siro Rosi tornalo da Varsavia parla dell'oro sequestralo alla moglie del minislro Romano

Siro Rosi tornalo da Varsavia parla dell'oro sequestralo alla moglie del minislro Romano La Corte affronta l'indagine su uno dei principati episodi del tesoro di Dongo Siro Rosi tornato da Varsavia parla dell'oro sequestrato alla moglie del ministro Romano La signora Mittag avuta tentato di sconfinare in Svizzera - Scoperta dai gendarmi elvetici, era stata consegnata ai partigiani come criminale di guerra - Il bottino che cercava di trafugare consisteva in gioielli, 1350 marenghi e altre monete d'oro, 2700 sterline carta, 15 milioni di franchi francesi, 63.700 dollari, 17 mila franchi svizzeri - L'ex-partigiano Rosi dice d'aver consegnato i valori al comando garibaldino di Milano • La magistratura rinuncia all'azione contro Von. Audisio (Dal nostro inviato speciale) Padova, 15 maggio. Oggi pomeriggio la Corte ha fatto l'attesa conoscenza dell'imputato Siro Rosi < Lino >. Egli era contumace, e finora, dichiarato irreperibile, la sua figura era apparsa misteriosa, Il Rosi è al centro di uno del più ingenti e conclamati episodi di trafugamento, dopo quello che ebbe per recapito l'on. Gorreri e il partito comunista di Como. Ma oggi Siro Rosi (già colpito da un mandato di cattura che la Corte d'Assise d|. Padova, su istanza del suo difensore, on. Resini, la settimana scorsa ha revocato) ha troncato la sua latitanza, e si è presentato fra gli abbracci del suoi antichi compagni d'arme che lo avevano atteso in aula. Egli è arrivato stamane in volo da Varsavia, dove da sette anni si era rifugiato (pare che sia addetto alle t-asmlsslonl italiane di Radio-Varsavia) e preso a Milano un treno, insieme con l'avv. Rosini è arrivato a Padova nel% prime ore del pomeriggio, dirigendosi subito al Palazzo di Giustizia. L'episodio che riguarda Siro Rosi nella vicenda del tesoro di Dongo è quello che potrebbe definirsi < l'operazione Mittag >. Una delle più grosse aliquote del tesoro di Dongo è appunto rappresentata dall'enorme mucchio di valori che la signora Rosa Maria Mittag, moglie del ministro Ruggero Romano, tentò, con un astuto espediente, di trafugare in Svizzera. La signora aveva in corso un'incipiente maternità, e di essa si servì — sganciatasi dal marito e dal figlio Costantino — per tentare di salvarsi insieme con i due tesori che le erano rimasti: uno era un figlioletto di tre anni che aveva tenuto con sé, l'altro era ciò che, in gioielli e preziose valute estere, conservava nelle valige. Quando la colonna dei militari tedeschi, scissa la sua sorte da quella dei gerarchi fasci ati, ebbe il permesso di prose•Elitre per la Svizzera, la signora Mittag mise in azione il suo piano. Facendo valere l'origine tedesca e ostentando la maternità, di cui aveva esagerato i fenomeni esteriori, ottenne dal comandante tedesco, 11 maresciallo Von Schuch, di unirsi alla colonna. Anzi il sottufficiale, impietosito, la fece caricare insieme col suo numeroso bagaglio, in un'autoambulanza. Al posto di confine di Chlavenna era dislocata la 90" brigata garibaldina. I partigiani diedero un'occhiata all'interno della autoambulanza, videro la donna che appariva molto sofie rente, e diedero il benestare per il proseguimento verso il vicino confine. Il capitano Kerz delle dogane svizzere fu meno credulo. Incinta? Chiamò un medico gli ordinò di visitare la signora. Quando il medico uscì dalla stanza aveva in mano i panni con i quali la signora aveva alterato l'aspetto della sua maternità. Il capitano Kerz si arrabbiò. Diede un'occhiata ai bagagli della signora e vi trovò un tesoro. Allora si arrabbiò ancora di più. Chiese istruzioni a Berna, e in base a queste riportò oltre la barra di confine la signora. Indignatiasimo disse al comandante dei parti giani: «Le consegno una cri minale di guerra >. Furono partigiani allora ad arrabbiarsi. Anzitutto se la presero con i tedeschi, ritenendoli complici della signora, e senza tante storie li misero al muro. I tedeschi erano innocenti, poterono di mostrare la loro buona fede, ebbero salva la vita. Da questo momento comin eia una fase dinamica per valori che la Mittag portava con sé. Ella disse ai partigiani d'ignprare il contenuto delle valige, che sarebbero state riempite dal marito a sua Insaputa. L'accusa di ricettazione elevata contro di lei nella sentenza di rinvio a giudizio dice che la aignora, oltre a una trentina di chili d'argenteria e a grandi quantità di gioielli pel7msatdvMpdtrrividncDè a i a ò e o n i i , a i e e a o a e i personali, aveva 1850 marenghi e altre monete d'oro, 2700 Sterline carta, quindici milioni e 734 mila franchi francesi, 63 mila 700 dollari, 17.000 franchi svizzeri, < con danno rilevante all'erario dello Stato cui appartenevano, e conoscendone la delittuosa provenienza >. (Rinviata a giudizio, la signora Mittag non volle affrontare il processo: si uccise buttandosi da una finestra della sua abitazione a Roma). I partigiani ohe la arrestarono a Chiavenna, sequestrarono i valori e ne fecero un inventario. Sul posto si trovava il commissario di guerra e ispettore per la Lombardia delle divisioni garibaldine < Lino > (Siro Rosi), il quale s'incaricò di portarli al comando. Dove finirono in realtà? Rosi è Incolpato d'averli trafugati, e l'atto d'accusa lo imputa di peculato « per avere, in concorso col partigiano " Lombardo ", distratto a profitto proprio 16.734.000 franchi francesi, 166.000 lire italiane, 63.700 dollari, 15.000 franchi svizzeri 575 monete d'oro diverse, valori tutti di spettanza dell'Erario, sequestrati a Rosa Mittag: nonché altre 323 sterline d'oro e lire 700 mila allo stesso Rosi rimesse da Federico Giordano e da lui seque strate quale capo partigiano a componenti della colonna Mussolini >. Rosi non si fece pescare. Quando cominciò a capire che le cose si mettevano male per lui si recò' in Francia, dove aveva combattuto parte della guerra di Liberazione a fianco dei Maquis, comportandosi valorosamente e rimettendoci un occhio. Si stabili a Tolosa, e nel '50 passò in Polonia, o precisamente a Varsavia. Questa mattina era stato annunziato ohe egli, revocato il mandato di cattura, si sarebbe presentato al pomeriggio. Pur nella sua assenza la Corte stamane aveva cominciato a occuparsi dell'episodio Mittag ohe lo riguarda, ma limitatamente alla parte che in esso hanno avuto i fratelli Pietro e Giuseppe Porchera. Essi so no accusati di peculato « per aver distratto -675, monete d'oro e lire 314 mila sequestrate alla Mittag, e di spettanza dell'Erario. Esbì hanno detto ohe i valori della cui mancanza sono incolpati furono utilizzati per le spese della formazione di cui Pietro era comandante. SI sono susseguiti numerosi testi i quali hanno deposto su particolari vari dell'operazione Mittag. Il presidente del C.L.N. di Chiavenna, Enrico Greppi, provvide a far ricoverare la signora in un Istituto di suore dove rimase un mese: te le spese furono sostenute da noi>. Dell'immensa fortuna da lei trasportata non le era rimasto nemmeno di che pagare la retta. Altre prscisazioni sono state fatte dai partigiani Egidio Ielanconi e Giuseppe Taino, dalle quali si avuta la conferma che i valori furono affidati a Siro Ro si, il quale disse d'averli consegnati al Comando. Dall'exquestore politico di Sondrio, Teresio Gola, si è appreso che un giorno del '46, si presentò a lui un certo Ingegnere Musei, il quale gli disse di essere il partigiano <Lombardo) rivelandogli che i valori avuti in consegna, il Rosi li aveva recapitati al partito comunista di Grosseto. Il capo partigiano Federico Giordano ha raccontato d'aver consegnato al Rosi 323 sterline d'oro 700 mila lire In contanti. Sulla vita delle formazioni si è intrattenuto il dott. Giovambattista Pirelli, figlio del noto industriale milanese Alberto. Il dott. Giovambattista Pirelli si è dedicato a studi sulla Resistenza, ed è autore di due pregevoli volumi editi da Einaudi: «Lettere, di condannati a morte delia Resistenza italiana > e « Lettere di condannati a morte della Resistenza europea >. Egli ha srmrrtPsM1Rmasladcccmlc e e s-plegato che le formazioni non ricevevano regolari rifornimenti dai Comandi, e che i reparti erano costretti ad arrangiarsi in vari modi. L'udienza del mattino è stata conclusa dal partigiano Paride Accetti, il quale si è soffermato sull'arresto della Mittag. « I valori — ha detto 11 teste — furono affidati al Rosi per la consegna al Comando ». L'udienza del pomeriggio si iniziata con l'Ingresso in aula di Siro Rosi. E' un uomo sulla quarantina, tarchiato: l'occhio sinistro è di vetro. Ha abbracciato gli amici, si è seduto accanto a loro sulla panca degli imputati: «I valori che sono citati nell'atto d'accusa li ho consegnati al Comando Garibaldino» è stata la sua prima dichiarazione. Presidente —- A chi li ha consegnaci pressamente? .Rosi — Ad Alessio Lamprati, ch'era mio superiore diretto essendo membro del Comando Generale delle Brigate Garibaldine, e anche membro del C.V.L. Presidente — Perché non si giustificato prima? Rosi — Mi trovavo in una posizione particolare. Nel 1938 ero stato mandato in Spagna, ho disertato arruolandomi nelle Brigate Internazionali, e sono stato condannato a morte dal Tribunale militare di Grosseto. Poi sono andato in Francia in attesa che la pena di morte fosse commutata. Ho combattuto con i < Maquis », ho perso l'occhio sinistro, il Governo francese mi ha dato una pensione all'85 per cento. Ho poi ottenuto di combattere in Italia durante la guerra di Liberazione, e sono stato nominato ispettore per la Lombardia. Alla fine della guerra sono tornato in Francia espatriando clandestinamente, dato che sul mio capo pendeva ancora ia condanna a morte del 1938. Presidente — Ma essa nel 1947 è stata commutata in cinque anni- di carcere con la condizionale. Rosi — Io però non lo sapevo. Nel 1950 mi sono trasferito in Polonia. Non sapevo che mi cercassero. Avendo consegnato i valori al mio diretto superiore, ritenevo di essere in regola. P. M. — Ha le ricevute? Rosi — I nostri Comandi non usavano dare ricevute ■ P. M. — Lei però ha rilasciato la ricevuta a Porchera e a Giordano che gliela chiesero affidandole del valori. Poteva fare altrettanto. Rosi — Alessio Lamprati era il mio superiore diretto, né lui né io pensammo a una ricevuta. • H Rosi ha poi affermato di non ricordare né il nome del llllimillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll l'autista che guidò la macchina con cui i valori furono trasportati a Milano, né il nome della via in cui aveva sede il Comando al quale li consegnò. Presidente — Possibile non ricordare questo, con tutto quel po' di roba che aveva con sé? Rosi — Noi non abbiamo dato importanza a quel valori. Presidente — Come mai è stato detto ch'essi siano stati consegnati alla Federazione comunista di Grosseto? Rosi — Non so. Io H ho consegnati a Milano. Così ha avuto termine, dopo 35 minuti d'interrogatorio, la deposizione di Siro Rosi. Circa la supposta incriminazione dell'on. Walter Audielo per il reato di oltraggio alla Magistratura a causa della sua frase sui Tribunali partigiani, pronunciata nell'udienza di sabato, c'è da dire, infine, ch'essa non avrà seguito. L'accertamento compiuto dal Procuratore della Repubblica, dott. Lerario, è stato favorevole al deputato comunista: nessuna iniziativa da prendere nel suoi confronti da parte della Magistratura. Giuseppe Faraci L'ex-partlgiano Siro Rosi (a destra) abbracciato da Pietro Vergahl, al suo arrivo In Corte d'Assise (Telefoto) O dott. Giovambattista Pirelli (a sinistra) che ha deposto sui finanziamenti alle formazioni partigiane (Telef.)