Principessa materna di Arrigo Benedetti

Principessa materna Principessa materna La gita italiana dei principi diIMonaco ha reso di nuovo attuale il tema della difesa della personale intimità, a cui ha diritto ogni essere umano, celebre o oscuro che sia, umile o potente. E' un tema che però viene quasi sempre discusso in astratto. E' giusto, ci si domanda, che un principe, un attore, un campione debbano essere perseguitati dalla curiosità pubblica? E la risposta, sempre astrattamente, è indubbia: le manifestazioni d'ammirazione e di simpatia, quando diventano morbose, vanno condannate. Invece, appena si discute lo stesso problema con un riferimento reale, la giustificazione del pubblico interessamento non manca quasi mai. Nel caso del viaggio romano di Ranieri III e della principessa Grace ci troviamo a dover ragionare di persone la cui vita spiega la curiosità che essi suscitano. Ranieri è un principe poco incline a subire le lusinghe della fama, ma sebbene questo sia un tratto lodevole del suo carattere, difTrilmente può dimenticarsi ch'egli ese -ita la sovranità su un territorio il cui nome accende facilmente l'immaginazione popolare. Non si può tralasciare, d'altronde, che 10 Stato monegasco trae le sue maggiori risorse da una chiara notorietà mondana. La principessa Grace infine è stata attrice di grande talento. 1 suoi film si proiettano ancora. Uno, Alti società, era in visione a meno di trecento metri dall'albergo romano dov'erano scesi i due principi. Così, si può concludere che se ogni essere umano ha diritto alla difesa della propria intimità, talvolta il fastidio dei lampi fotografici, dei tranelli giornalistici, della pubblica petulanza vanno ascritti tra gli inconvenienti del mestiere. Comunque, resta da spiegare 11 fenomeno delle manifestazioni popolari che hanno disturbato il soggiorno romano dei principi di Monaco. Roma da anni non aveva perseguitato con tanta ilare ferocia due ospiti illustri. La nostra capitale di solito trascura le celebrità che v'arrivano. Attori e attrici che altrove interrompono il traffico possono stare ai tavoli d'un caffè romano senza che nessuno insista con lo sguardo sulle loro persone. Scarsi i collezionisti di autografi. Gli avvenimenti più grandi perdono la loro impo nenza in una città che non ha un vero centro topografico e morale. Non esiste una Roma unitaria e ogni forestiero che arriva a Termini o a Ciampino viene alla ricerca d'una Roma particolare. C'è il flusso quotidiano dei cittadini della repubblica italiana, i quali cercano la Roma dei ministeri, del parlamento, dei partiti e degli enti pubblici (ai quali si domanda sempre con maggiore insistenza il pane ed il companatico). Questi pellegrini, smaniosi di favori, di protezione, e solo in alcuni casi assetati di giustizia, non amano la capitale, considerata anzi una fastidiosa realtà di cui si vorrebbe fare volentieri a me no. Il romeo che sollecita favori'amministrativi vive quasi sem prc nella zona della stazione Ter mini, in alberghi chiassosi e, quando n'esce, è per raggiungere una detcrminata anticamera. Quasi sempre il cittadino che visita Roma per ragioni ammi nistrative ripartirà avendo dato uno sguardo distratto a San Pie tro e al Colosseo. Alla Roma mondana (cinematografica e turistica) non dedicherà un mimi to anche se è avvezza a seguir ne la storia sul settimanale illu strato che legge con fedeltà di abbonato. Questa Roma amministrativa e politica è una città opaca, i cui avvenimenti più importanti si svolgono tra le pareti d'un ufficio, priva di quel fervore popolare ch'è proprio d'altre capitali, per esempio Parigi. E una città senza cronaca per la quale anche le rivoluzioni sono ordinaria amministrazione. Solo ogni tanto è capace d'una collettiva infatuazione ir. cui sia possibile intravedere un movente civile, anche se espresso in maniera aberrante. 11 linciaggio del direttore di Regina Coeli, nell'autunno del '44, dopo la Liberazione, dà la misura di que ste improvvise e feroci intemperanze che contraddicono l'indi! ferenza con cui venne accolto il colpo di Stato fascista nel 1922. Alla Roma italiana manca forse una schietta vocazione politica. Accanto a questa Roma che Nixon o Macmillan possono visitare appena infastiditi dai flashes dei fotografi, e che Coty può visitare tranquillo, anche se oggetto di considerazione e simpatia, sta l'altra Roma cui si dirige il pellegrino cattolico. Questa Roma ha il suo centro nel quartiere Aurelio. Basta dare uno sguardo agli edifici eh.vi sorgono (istituti d'istruzione, ostelli, conventi), per intenderne la nuova vitalità. I pellegrini visitano, sottostan- do alla disciplina del loro par-lticolarc turismo, i luoghi sacri, i resti della Roma pagana e specialmente quelli legati al martirio dei primi cristiani, ignorando l'esistenza della Roma sede del governo italiano o centro di attrattiva mondana. Le volte che si spingono nella zona degli alberghi hanno l'aria di chi si ritrova in un posto proibito. Forse ignorano d'essere in via Veneto, non immaginano che seduti ai tavoli possono esservi Gina Lollobrigida o Gregory Peck, ma l'istinto li avverte: sta' in guardia pellegrino. E questa Roma mondana è sempre ragione d'equivoci. Ha pochi night-club, i suoi teatri sono numerosi ma modesti, la depravazione del lusso v'è poco praticata. Sembra peccaminosa mentre è solo sensuale. La gente ricca si sfoga in automobili, abiti, cocktail! rumorosi, trattorie dove sì mangiano cibi pesanti, serviti da camerieri rumorosi, petulanti, maleducati, divertenti. La Roma notturna esiste solo tra maggio e ottobre, quando la notte è così bella. La suggestione maggiore deriva dallo sfondo, mescolanza di stili talvolta stridente. La città è come una scenografia per il cinerama e chi l'ammira ha il senso di partecipare alla vita cittadina solo meccanicamente, come succede, appunto, quando si assiste alla proiezione dei film veristici che stimolano le emo'zioni : per esempio, col treno che sembra investire la platea. E questa Roma ha pochi legami con l'altra città mondana che troviamo in D'Anriunzio. Rassomiglia poco alla città di Ugo Oietti scrittore mondano e a quella che viene evocata da alcune casuali scrittrici di memorie, la principessa di San Faustino e la duchessa di Sermoneta, così brave nel dipingerci la società del loro tempo. La Roma principesca e popolare o non esiste più o è nascósta dalla città moderna che l'è cresciuta attorno col saccheggio di tanti parchi gentilizi. Eppure di tanto in tanto, in questa città molteplice, priva di un centro, la gente perde la testa per qualcuno. Non accade quasi mai nella Roma amministrativa, povera di stimoli. L'ultimo grande avvenimento è rappresentato dalle elezioni di Gronchi. Gaitskcli ha avuto modo di visitare la città senza fastidi; a Coty è andata la simpatia che va al capo d'un paese amico. Nella Roma religiosa, il fatto che piazza San Pietro sia certe domeniche colma di gente non implica la partecipazione della città. Forse solo i conclavi accendono la immaginazione cittadina, senza distinzione di ceto. E anche la Roma mondana è quasi sempre indifferente. Ava Gardner o Henry Fonda vi provano il piacere (e la delusione) d'essere lasciati in pace. La visita dei principi di Monaco rappresenta invece un caso più complicato e se alcune manifestazioni popolari si spiegano col gusto che i ceti medi hanno per i principi del sangue (ciit che succede in tutti i regni mutati in repubblica), il segreto della morbosa infatuazione sta nella parte che vi ha assunta la principessa Grace. I romani non l'hanno assediata perché è stata una brava attrice, non perché è iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiii [ 111, .■ 11 j 11111 una bella donna, non perché è consorte d'un principe sovrano; ma per tutte queste cose insieme e per quel tanto di materno che essa ha acquistato e che ora è il tratto più nuovo della sua personalità. Roma è infatti una città dominata da sentimenti materni, i quali si espressero anticamente in miti sublimi, trasformatisi poi in devozione cristiana dedicata in ispecie alla Madre di Cristo. Questo spirito materno dei romani ha manifestazioni continue, di carattere familiare, bonario I « mammaroli », che Alberto Sordi interpreta così bene nei suoi film, ne sono i rappresentanti più modesti, visti attraverso piacevoli caricature che non feriscono un sentimento tanto diffuso nell'i città; mentre l'attaccamento che a Roma i figli hanno alla madre, e che talvolta ha carattere morboso, fa capire quanto la femminilità domini la nostra capitale: una femminilità che ha qualche cosa di sacro e di affettuoso; una femminilità non moderna ed anzi ancora piena di riferimenti ad antiche pagane devozioni. Arrigo Benedetti

Persone citate: Alberto Sordi, Ava Gardner, Coty, Gina Lollobrigida, Gregory Peck, Gronchi, Henry Fonda, Macmillan, Nixon

Luoghi citati: Ciampino, Monaco, Parigi, Roma, Sermoneta