Gronchi ha conferito al sen. Zoli l'incarico di formare il governo

Gronchi ha conferito al sen. Zoli l'incarico di formare il governo Dopo il tripartito si passsi ad un ministero monocolore Gronchi ha conferito al sen. Zoli l'incarico di formare il governo L'ex-Ministro del Bilancio ha accettalo - Nei prossimi giorni costituirà un governo di soli democristiani con la probabile partecipazione di qualche indipendente-"E' mia intenzione-dichiara Ioli- di portare a soluzione i problemi che sono già davanti al Parlamento e quelli più urgenti; non voglio tare un ministero transitorio, ma uno che sia in grado di adempiere i compiti che gli interessi del Paese esigono in questo momento. »» Roma, 15 maggio. Dieci minuti prima delle 17, il segretario generale della Presidenza della Repubblica, prefetto Moccia, entrato nel Salone della Vetrata, al pianterreno del Quirinale, ha annunciato ai giornalisti in attesa che il sen. Adone Zoli, ministro del Bilancio e presidente del Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana, era stato designato a costituire il nuovo Gabinetto. Dice al riguardo un breve comunicato ufficiale : « H Presidente della Repubblica ha ricevuto oggi alle 16, al palazzo del Quirinale, il senatore avv. Adone Zoli e, al termine del colloquio, gli ha conferito l'incarico di formare il nuovo governo. Il sen. Zoli si è riservato di accettare ». E' la formula d'uso, anche per quanto riguarda questa « riserva ». Un presidente designato accetta formalmente l'incarico solo al termine di consultazioni e colloqui che gli consentano la certezza di riuscire nel proprio tentativo; in questo caso, assicuratesi le collaborazioni che ritiene opportune, torna dal Capo dello Stato e, sciolta la riserva, gli sottopone l'elenco dei ministri da nominare. Non è possibile fare pronostici sulla durata di queste consultazioni, ma è già accertato, per averlo detto lo stesso Zoli, che esse si svolgeranno esclusivamente fra democristiani, in vista della costituzione di un governo monocolore: « Né i gruppi parlamentari del mio partito né io — ha dichiarato, infatti, Zoli — avevamo avuto alcuna . preferenza per . una forma di governo che carica la D. C. di tanta responsabilità. Ma i fatti, che è superfluo rievocare perché a voi noti, hanno condotto a questa soluzione come la soluzione possibile, e farò appello alla più larga collaborazione degli uomini del mio partito perché è mia intenzione, e quella degli organi di partito che mi hanno designato, di portare a soluzione i problemi che sono già davanti al Parlamento nonché quelli che rappresentano, secondo il nostro giudizio, un'esigenza indilazionabile. Con ciò vi ho detto che la nostra onesta intenzione non è di fare un governo transitorio, ma un governo che sia in grado di adempiere i compiti che gli interessi del Paese esigono in questo momento. Poiché sono sicuro che la collaborazione che chiederò non mi verrà a mancare, confido di poter sciogliere la riserva al più presto ». « Cioè fra quanto tempo? », gli è stato domandato subito. « Non prima di tre giorni, ma non più tardi di tre mesi», ha risposto scherzando. Ha ribadito poi che non avrà colloqui con gli esponenti di altri partiti ( « Mi pare d'essere già stato esplicito » ) ed invece non ha escluso di potersi valere della collaborazione di qualche indipendente estraneo al Parlamento : « Non lo escludo, ma per ora non posso dirvi di più ». Interrogato sul programma ha detto che si riserva di esporlo al Parlamento ed ha nettamente respinto due domande insinuanti, l'una sul tema dei patti agrari, l'altra a riguardo dell'art. 17 della legge di perequazione tributaria. Ha dichiarato a riguardo dei patti : « D. fatto che io possegga un pezzo di terra non mi determina a considerare M problema della giusta causa sotto una luce particolare : canone del galantuomo politico è che gli interessi personali non influenzino la sua attività pubblica ». Sulla questione della modifica dell'art. 17, che è una proposta di iniziativa parlamentare, è stato anche più brusco : « Rifiutandomi di rispondere, basterà che vi dica, che l'aggiotaggio è punito dalla legge ». Terminata la conversazione con i giornalisti, Zoli ha intrapreso ad affrontare le prime fatiche connesse con il euo incarico. Questa mattina c.a già stato ricevuto pB da Gronchi nell'abitazione I privata del Presidente ir» via Carlo Fea, da Fanfani a Palazzo del Gesù, ed a colazione, in un ristorante del centro, s'Ta consultato con alcuni parlamentari d. e, senatori Snallino, De Pietro, Buizza, deputati BucciarelliDucci e Repossi; nel pomeriggio, uscendo dal Quirinale, ha continuato il giro di orizzonte. Recatosi subito a Palazzo Madama, ha conferito col presidente Merzagora per una mezz'ora; a Montecitorio s'è intrattenuto con Leone per tre quarti d'ora. Fatte così le comunicazioni di rito ai presidenti delle Camere, è andato in visita di doverosa cortesia dal suo predecessore, on. Segni, al Viminale, e di là al Ministero del Bilàncio, dove s'è intrattenuto con i due colleghi Medici e Andreotti, i cui dicasteri hanno sede nel medesimo palazzo, lo stesso in cui domani avranno inizio i colloqui formali per la costituzione del governo. Fatto il punto della cronaca, si può passare alle interpretazioni e alle previsioni. Il fatto che all'onorevole Segni, non sia stato neppure affidato, com'è di uso verso un presidente uscente, un primo incarico, non è da vedere che come un desiderio di guadagnare tempo: Segni si era dichiarato favorevole al quadripartito, che il Capo dello Stato e la stessa D. C. hanno considerato inattuabile. Saltata così una fase che sarebbe stata interlocutoria, si è puntato direttamente sulla formula definitiva per la rapida costituzione di un governo che, ha detto Zoli, non deve essere un semplice governo transitorio. Rifiutando una simile formula limitatrice, Zoli persegue due scopi: anzitutto invogliare i maggiori esponenti D. C. ad assumersi effettive corresponsabilità di governo, e in secondo luogo ribattere alle voci in circolazione, le quali attribuivano ai socialdemocratici e ai liberali il proposito di ripresentarsi come candidati governativi ad una prossima scadenza autunnale. Zoli e Fanfani non sono di questo avviso, e, se riusciranno nella loro azione, la porta resterà chiusa per gli alleati anche in occasione della campagna elettorale. Perché riescano nella loro azione, occorrono i voti del Parlamento. La destra, lieta della caduta della coalizione, subordina i propri, caso per caso, alle enunciazioni programmatiche e all'attuazione di determinati provvedimenti. I repubblicani sono divisi fra l'opposizione pregiudiziale (Pacciardi) e la benevola astensione (La Malfa). I liberali decideranno domani, ma le intenzioni sembrano poco propizie, ed oppositori pregiudiziali si sono già dichiarati i socialdemocratici. Socialisti e comunisti si mantengono riservati, ma non si escluderebbero atteggiamenti benevoli da parte di Nenni, capace di saltare « oltre la spalla » di Saragat. Per Nenni in ogni modo, come per Togliatti e come per la destra, il monocolore è da preferire al tripartito. Potremmo dunque avere, in teoria, un governo d.c. appoggiato dalle estreme ed avversato dal centro, ciò che risponderebbe ad una certa logica che è implicita nel constatato fallimento del cosiddetto centrismo. Per sostituirsi a questo, la D. C. farà appello, come ha avvertito Zoli, a tutte le proprie risorse. Vittorio Gorresio siano affatto cessate e quindi è possibile la rinascita di un governo tripartito; Matteo Matteotti, Vigorelli, Chiaramello, Castellarin, Marroni e Ariosto sono convinti che la collaborazione al governo, per l'attuale legislatura, sia ormai morta e sepolta. Questa terza tendenza ha votato decisamente contro le prime due parti dell'ordine del giorno; le altre due tendenze si sono divise, nel voto, sul punto che prospetta a Zoli la opportunità di un « doveroso tentativo > per riguadagnare le forze parlamentari democratiche. Comunque la risoluzione ha avuto anche nelle due prime discusse parti la maggioranza necessaria e, per il finale, l'unanimità. Matteo Matteotti ha voluto tuttavia esprimere il suo rammarico per la tramontata possibilità di dar vita ad una alleanza di partiti democratici con la esclusione dei liberali. Giancarlo Matteotti è anch'egli intervenuto alla fine, ma per protestare contro 11 geBto compiuto da Saragat di lasciare il governo senza avere Informato gli organismi di partito; e poiché—,a suo dire — il gruppo non aveva, nella riunione odierna, elevato protesta alcuna, egli rassegnava le dimissioni da segretario del gruppo stesso. Cosi è stato. L'organo socialdemocratico La Giustizia enumera stasera i motivi che hanno determinato l'attuale < eclissi della politica di solidarietà democratica > attribuendone la responsabilità al FRI che ha insistito' nell'opposizione; ai dirigenti della CISL, che con 11 loro atteggiamento,sui patti agrari hanno favorito la politica di integralismo democristiano; alle minoranze d.c. ostinatamente avverse alla politica di solidarietà democratica; a) pervicace . frontismo del, .PSI che impedisce- !'unifJ?,:izio.riè .socia. | lista. In conclusióne: giudizio positivo sulla persona di Zoli, ma negativo -verso 11 « monocolore1» .'e quindi opposizione del PSDI. . a* ni* Eriksen, presidente del parti to agrario. I risultati delle elezioni danesi hanno inoltre registrato grosse perdite per i comunisti; i loro voti sono diminuiti dai 98 mila 824 del 1953 al 72 mila 312 delle ultime elezioni. I comunisti avevano 8 seggi in Parlamento: ne conservano 6. Va aggiunto che quest'anno i votanti sono aumentati e che tutti 1 partiti, tranne il comunista, hanno avuto un maggior numero di voti. Difficile sarà comunque formare un governo stabile. Gli opposti blocchi dei socialdemocratici e radicali da una par te e degli agrari e del conservatori dall'altra (appoggiati dai georgisti) si equivalgono praticamente ed è escluso che uno dei due gruppi si associ al comunisti. Ecco come sarà formato il nuovo Parlamento, tra paren tesi 1 seggi della precedente legislatura: eocieldemocraticl 70 (74); agrari 45 (42); conservatori 30 (80); radicali 14 (14); comunisti 6. (8); georgisti 9 (6) ; minoranza tedesca 1 (1). nilllllllllllllllllllllllllllUlllllllllllllllHIllllIlll

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