Sulla schermo

Sulla schermo Sulla schermo Al Metro-Cristallo: Lassù qualcuno mi ama, di R. Wise -Al Doria: Noi siamo le colonne, di L. F. D'Amico - Al Vittoria: Peppìno, le modelle «..-.«chella Ila»!, di M. Mattali Il regista Robert WIse è tornato al mondo della boxe che aveva descritto con rara efficacia in «Stasera, ho .vinto anch'io»: se proprio non ha fatto nuovamente contro, ci è andato molto vicino. « Lassù qualcuno nii ama » (« Somebody up thero likos me ») è la biografia di Rocky Grar'àno, l'italo-americano che nel dopoguerra conquistò la corona mondiale dei pesi medi, narrata sulle memorie scritte dallo stesso pugile con l'aiuto di Richard Barber. Conosciamo Graziano quando ancora si chiama Rocco Barbella: fannullone, attaccabrighe, ladruncolo, 6 il capo di una banda di precoci delinquenti dell'East Side newyorkese. Né il riformatorio né la prigione possono domare l'indole proterva e riottosa di lui, che dalla triste infanzia porta in sé un odio irragionevole e feroce contro 11 consorzio civile. E neppure ci riesce l'esercito, dal quale il ribelle è espulso con infamia. Per la società sembra ormai perduto; ma qualcuno ha notato la potenza micidiale del suo pugno e il giovane, benché dapprima riluttante, sale sul quadrato dove si guadagna i primi soldi onesti della sua esistenza. E' la salvezza: nei pugilato, . Roeliy . ritrova una ragione-di'.vita-e nello, stesso tempo il modo di scaricare l'odio che gli pesa sul cuore. Se i suoi incontri offrono spesso uno spet¬ tacolo d'inaudita violenza, fuori dalle corde egli è ormai un altro uomo. Marito felice della timida ragazza ebrea che lo ha sempre amato, vive onestamente e serenamente, trovando anche la forza di far fronte alla bufera provocata da un tentativo di corruzione (che minaccia di troncargli la sfolgorante carriera) e di conquistare il titolo mondiale. Il film si chiude con questo memorabile e terrlbtlo match contro Tony Zale, nella impressionante ricostruzione del quale il regista ritrova l'estro vigoroso dominante in tutte le sequenze che descrivono la disperata giovinezza di Rocky. Il film piace meno quando inclina a toni edificanti: eppure anche la tenue storia d'amore è narrata con gentile vena, serena parentesi tra tanta brutalità. Con la brava Plerangeli (la moglie), va ricordato l'ottimo contorno, e almeno, Elleen Heckart nella dolorante figura della madre. Ma il grande protagonista è lui, Rocky Graziano, con il suo « destro » fulminante. Il giovane Paul Newman l'ha impersonato in modo davvero eccellente: peccato che talvolta s'ostini a sfruttare sfacciatamente la sua palese rassomiglianza con Marion Brando. Anche se non ne aveva l'intenzione, è Inevitabile che « Noi siamo le colonne » riporti alla me- moria « Addio giovinezza » di Camasio e Oxilia. Ma il tenue profumo di quei tempi è svanito e la Pise, d'oggi non è la Torino di ; quarant'anni fa. Non glurerem- 'mo che 1 goliardi Ugo e Aldo, protagonisti di questa vicenda di sapore un po' anacronistico, siano gli studenti tipici del nostro tempo. Comunque sia, ecco 11 primo intessere un idillio con una graziosa commessa, coronato dopo i consueti bisticci dal matrimonio, e il secondo fidanzarsi con la figlia del professore per strappare il « diciotto E ancora molti altri episodi, popolati da figurine e macchiette più o meno felici, come quella dell'inevitabile De Sica nella parte di un guitto. Tra gli Interpreti ricordiamo alla rinfusa Antonio Cifariello, Franco Fabrizi, Aroldo Tieri, Vanna Vivaldi, Mlreille Granelli, con molti altri infondono abbastanza vita agli esili personaggi della storia, che 11 regista Luigi Filippo D'Amico ha diretto con discreto garbo e alcune divertenti notazioni. Senza Totò e su grande schermo, Peppino, le modelle e... «chclla Uà-:.' continua la serie delle farsetto . delle• quali prima, s'inventa il titolo e-poi il, contenuto. Accanto a Peppino ' Do Filippo, che si finge pittore per amore dèlie donneile, troviamo qui Teddy Reno, anch'egll pittore, che dipinge -a suon di canzoni e fa Innamorare Giulia Rubini, dopo averla Ingelosita con un « flirt > con Fulvia Franco. Diretto da Mario Mattoll, il film corre sui binari della più prevedibile comicità, infiorato dagli sfoghi canori di Teddy Reno e ravvivato da alcune trovatine non del tutto scipite.