Il pittore

Il pittore Il pittore di Napoleone « Via Bagetti, settima trasversale del corso Francia tra piazza Rayneri e via Duchessa Jolanda, m. 425 », dice la Guida di Torino... ma vorremmo sapere quanti torinesi, di quelli che non leggono sulla targa stradale: «Architetto, pittore, disegnatore, 1764-1831 », sanno che cosa fece il torinese Pietro Bagetti per meritarsi d'intitolare una via della sua città. Non proprio un carneadc per chi ricorda i suoi grandi acquerelli del Palazzo Reale di Torino e di Versailles; e tuttavia una confusa memoria di qualche grazioso soggettò pastorale, di gusto ancor settecentesco fra Zuccarelli e Cignaroli, e d'innumerevoli scene di battaglia non basta a giustificare la definizione d'un suo critico, un secolo e mezzo fa, di « paysagiste tinique dans son gerire ». Non presagiva certo il suo destino quando, giovanissimo, aveva cominciato a studiar composizione musicale con Bernardino Ottani, un curioso tipo che amava dirsi a compositore pittore e musico tenore »; poi lasciò la musica per la pittura e l'architettura, divenne insegnante nella Reale Accademia dei Nobili, « disegnatore regio », col grado di capitano, di Vittorio Ame deo III, incaricato di ritrarre dal vero i fatti d'arme nella guerra che, scatenata dalla Repubblica, avrebbe impegnalo dal 1792 al '96 anche l'esercito piemontese, Questo, fiaccato più tardi dal Bonaparte a Millesimo, si mo strò degno delle sue più alte tra dizioni nella campagna del '93 respingendo sui colli di Raus, Milleforche e Authion gli assalti del Sérurier; ed appunto la vittoriosa battaglia dell'Authion ( illustrata in un bellissimo vasto acquerello del Bagetti, dove ad uno ad uno tra i fumi delle arti glierie si contano i combattenti, e i furibondi attacchi e contrattacchi, e le bandiere che sventolano, e i feriti che cadono, e morti disseminati al suolo, con tutta la loro minuta descrittiva realtà danno un'impressione di veduta stereoscopica dalla quale ogni orrore e terrore è svanito per far posto a un incantevole divertente spettacolo. Era proprio lo spettacolo del le sue straordinarie imprese che Napoleone voleva per i contemporanei ed i posteri. Magro ambizioso rapace, dal mare fissava con lo sguardo d'aquila l'Ap pennino in quella primavera fa tale del 1706. A ventisette anni già sapeva parlare a soldati scalzi ed affamati, come un Annibale « Io vi condurrò nelle più fertili pianure del mondo, grandi città, doviziose province verranno in vostra mano... ». Monte notte, Millesimo, Dego, l'irrita ta sosta a Cosseria dove <r stiè Del Carretto » coi suoi granane ri, il dilagare al piano dopo Ce va e la Bicocca, il triste armi stizio a Cherasco col pugno sul tavolino in Palazzo Salmatoris davanti al Costa di Beauregard e al De La Tour costernati: se dici giorni per attuare ciò che i vecchi non avevano ottenuto in quattro anni; e sorgeva l'epopea giovanile che, cosi fulgida, non sarebbe più tornata che al declino, con gli stivaii logori e infangati del 1814. Ma alla Storia non pensava ancora: badava a costruirla, e particolarmente la sua privata. Venuto però il momento di farla risplendere nel fasto imperiale, si guardò intorno a cercare i registi. Il gfan pittore, come lui rivoluzionario convertito, l'aveva sotto mano per l'aulico Sacre : David; ed altri, da Isabey'a Gerard a Gros, per i glorificanti ritratti e le res gestae popolari. Por le battaglie invece, da rievocare tatticamente precise, topograficamente fedeli al terreno dell'azione, in base ai rapporti ■ dei comandanti i reparti, sia pu re con le opportune postume correzioni come avvenne per Marengo (se non c'era Desaix...), quel piccolo ufficiale torinese che disegnava tanto bene poteva servire. Così il buon Bagetti, già dise gnatore <t regio » delle azioni militari di Vittorio Amedeo IH, si trovò reclutato ad esaltarne Pan tico avversario. Un fedifrago? Un rinnegato? Non gli mancarono le accuse di et Piémontais renién dopo che nel 1803 ebbe accettato l'incarico di riprodurre in una vastissima serie di acquerelli le campagne napoleoniche in Italia del 1796-97 e del 1800, condotto a termine con eccezionale diligenza dal 1803 al 1806 visitando tutti i campi di battaglia. Di capitale importanza in questo lavoro furono. le Instructions del Martincl, il cui manoscritto, della Biblioteca Reale torinese, è esposto a Palazzo Madama nella suggestiva mostra bagettiana che s'apre oggi a Torino. Perché questa è l'eccellente occasione del breve discorrere che andiamo facendo sul piemontese che fu il più esatto illustratore, in deliziosi termini grafici, della strategia e della tattica di Napoleone. Due anni fa gli eredi della famiglia d'Eugenio Beauharnais ponevano in vendita presso la galleria Char- plupBdsatlesslanepSrr«blapgflprgaitrtrllpsmatmridusputltItu pender di Parigi due enormi volumi coi 133 disegni delle Campagne d'Italia che servirono al Bagetti per gli acquerelli voluti dal suo imperiale padrone; e tosto Vittorio Viale li assicurava al Museo Civico che dirige, contendendoli al Museo di Versailes. Adesso ne espone una sessantina con circa trenta delle scene dipinte conservate a Palazzo Reale: quelle che, dopo 1 Restaurazione, assunto nel 815 al servizio di Vittorio Emanuele I, per suo incarico l'artista eseguì per ricordare gloriose imprese sabaude, dalla battaglia di S. Quintino agli assedi di Verrua, di Torino, di Cuneo, ed al ritorno nella sua capitale, di « questo re tanto annunziato e benedetto... il buon re con quella sua faccia, via diciamolo, un po' di babbeo, ma altrettanto di galantuomo », in mezzo ai suoi fidi <t vestiti all'uso antico con la cipria, il codino e certi cappelli alla Federico II, tutt'insier.ie figure abbastanza buffe ». Il giovinetto Massimo d'Azeglio assisteva al casalingo ingresso per il ponte sul Po e la spianata cinta da un'esedra alberata che sarebbe poi. divenuta piazza Vittorio; e queste parole dei Miei ricordi Mercedes Viale Ferrerò le" ha citate nel bel catalogo, da lei curato per la mostra, e che per la finezza dell'introduzione s'è trasformato nell'esemplare monografìa che ancora mancava al Bagetti. Il quale, naturalmente, fissò anche questo avvenimento in un affascinante acquerello. Un attivo testimone, dunque, il quieto e laborioso torinese, della meteora napoleonica. C'è un suo fiabesco disegno del passaggio del Gran San Bernardo, per il quale piace rammentare un episodio: quello di un altro testimone — Stendhal — che ci lato per lo stesso colle con le truppe di Lannes, entrava in Ivrea, e la sera ascoltava in teatro un'opera di Cimarosa. Era un tempo che si acquerellavano le battaglie, e i vincitori erano accolti con divine melodie. Marziano Bernardi Morto di mal di mare l'elefante «Marilyn» Johannesburg, 9 maggio. L'equipaggio di una nave da carico, ì'Irishbank, ha riferito che « Marilyn » un elefante di cinque anni, è morto in seguito a mal di mare. Il pachiderma veniva trasportato dal Pakistan allo zoo di Pretoria (Sud Africa). La nave dovette affrontare una forte tempesta verso la fine del viaggio; allora «Marilyn» rifiutò il cibo, rivelando i caratteristici sintomi del mal di mare, e infine mori. La aua carcassa è stata gettata in mare. aiiiitiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiii -e INAUGUR