Direttiva di Vittorio Gorresio

Direttiva Direttiva immutabile Ai colloqui politici che si svolgeranno in questi giorni con gli ospiti francesi, toglie naturalmente qualche importanza il fatto che da parte italiana mancano oggi interlocutori che possano responsabilmente impegnarsi ad ■ intese da realizzare nei prossimi mesi. Non potendo sapersi chi sarà d'ora innanzi chiamato ad attuare la nostra politica estera, è perciò chiaro che i colloqui sono destinati a mantenersi su di un terreno piuttosto generico; e ciò è spiacevole. L'occasione era buona per riprendere la conversazione iniziatasi a Parigi l'anno scorso, « a livello » dei Capi di Stato, incominciando ad esaminare come in pratica si sia esplicata, nel corso degli ultimi dodici mesi, quella franca solidarietà di intenti e di azione che era stata sancita negli incontri all'Eliseo. Oggi, in presenza di un presidente del Con siglio e di un ministro de gli Esteri dimissionari, non avrebbe un gran senso trac ciare simile bilancio, tanto se fosse per compiacersi di risultati ottenuti, quanto per impegnarsi a corregge' re le deficienze eventualmente registrate. Non per questo diremo ohe del tutto inutili saranno queste conversazioni. Oltre le vicissitudini contingenti della crisi, si può difatti ben affermare che uno dei punti fondamentali del la politica estera italiana, destinato a permanere alla base di ogni nostra azione diplomatica, è la più stret ta e più cordiale intesa con la Francia, non rinnegabile né" dimenticabile per mutare di formazioni ministeriali. In perfetta coscienza, tanto i nostri ministri attualmente dimissionari, quanto il Presidente della Repubblica, naturale custode della continuità della politica ge nerale dell'Italia, possono quindi impegnarsi con i loro colleghi francesi sulla retta coerenza del futuro atteggiamento italiano. Sono perciò pienamente accettabili nel loro concreto significato le frasi non convenzionali contenute nei brindisi di questa sera, che appunto esprimono in tal senso una certezza che è comune a noi ed ai francesi. Si può essere sicuri che Gronchi sarà il primo e più geloso difensore di questa politica, la quale si estende a coinvolgere anche una precisa ispirazione del Capo dello Stato nell'ambito delle sue prerogative costituzionali. Assurda sarebbe, infatti, la pretesa di escludere il contributo che il Presidente della Repubblica, in virtù della lettera e dello spirito della Costituzione, è chiamato a dare alla determinazione della politica del Paese. Non mancano precedenti che ne diano la dimostrazione, anche sul terreno specifico dei rapporti italo-fran. cesi: ben si ricorda, infatti, quale attiva partecipazione Gronchi abbia avuto l'anno scorso nei colloqui dell'Eliseo, e quale fervido sostenitore si sia allora rivelato, gradevolmente impressionando Coty e Pineau, della necessità di sempre meglio approfondire le relazioni fra i due Paesi. I nostri ospiti possono quindi essere sicuri che nella base programmatica di politica estera il governo italiano di prossima costituzione registrerà, fra i primissimi punti, un rinnovato impegno di amicizia e di collaborazione con la Francia. E' un punto fermo che non serve soltanto gli interessi dei due Paesi, ma la causa della comune patria europea (come ha accennato Gronchi) e dell'Occidente. Roma, 9 maggio. Vittorio Gorresio

Persone citate: Coty, Gronchi, Pineau

Luoghi citati: Francia, Italia, Parigi, Roma