La D.C. se fallisse il quadripartito intende formare un governo monocolore di Enzo Forcella

La D.C. se fallisse il quadripartito intende formare un governo monocolore Sospese le consultazioni, che saranno riprese lunedi La D.C. se fallisse il quadripartito intende formare un governo monocolore Segni deciderà per il suo tentativo dopo un nuovo colloquio con Gronchi Gli sono favorevoli i d.c. ed i liberali; manca ancora l'adesione dei socialdemocratici e dei repubblicani - Fanfani vuole dedicarsi solo alla preparazione delle elezioni politiche - Agitata riunione del Comitato centrale del PSI: Lussu attacca Nenni e chiede saldi rapporti con i comunisti Roma, 8 maggio. Stasera, come era stato annunziato, il Presidente- della Repubblica ha sospeso le consultazioni per la soluzione della crisi e le riprenderà soltanto lunedì, dopo la partenza del Presidente della Repubblica francese. Deve consultare ancora i socialdemocratici, i repubblicani, i socialisti, i monarchici del due 'partiti, e gli ex Capi dello Stato, ma i portavoce del Quirinale assicurano che gli incontri saranno esauriti nel corso della giornata; perciò nella stossa serata di lunedi o al più tardi nella mattinata di martedì, Gronchi sarà in grado di chiamare al Quirinale la personalità cui pensa di affidare il primo tentativo per la costituzione del nuovo governo. Le indicazioni emerse dalle consultazioni svolte sino a stasera fanno ritenere come molto probabile che questa personalità sarà Segni. Il suo nome è stato, infatti, indicato dai rappresentanti dei due gruppi di maggioranza relativa — Bla pure accompagnato, a quel che sembra, con quello di Zoli —, ed è stato appoggiato dal capo del gruppo liberale (che, Invece, lo ha presentato senza alternative o subordinate) e sarà certamente ripetuto lunedi .dal capo del gruppo socialdemocratico. Non è ancora detto, tuttavia, che il Presidente dimissionario accetti il reincarico. Dipenderà, in un certo senso, dal modo in cui gli sarà offerto. Si è cominciato a delineare in proposito quest'oggi un contrasto che, se st approfondirà, potrà pesare molto nello svolgimento della crisi. L'intenzione dei democristiani .confermata dal fatto che i rappresentanti dei gruppi non si sono fermati esclusivamente sul suo nome, sembra sia quella di fare svolgere al Presidente dimissionario soltanto 11 tentativo di ricostituire il quadripartito e di lasciare, invece, ad un altro il compito di sperimentare le formule subordinate. Lo stesso Segni — fanno osservare nei loro ambienti — nella sua lettera a Fanfani si è pronunciato per il governo di coalizione e contro 11 monocolore, autolimitando così la sfera della propria azione. I più convinti sostenitori del Presidente dimissionario ripetono che per tentare di risolvere una crisi vi è sempre bisogno di una certa libertà di azione; i limiti troppo rigidi condizionano negativamente In partenza le trattative. La questione potrà essere chiarita e risolta solo con il colloquio che Gronchi avrà con Segni al momento dell'eventuale designazione. Bisogna, però, tener presente che H corso degli avvenimenti potrebbe incaricarsi, ancor prima di quel momento, di renderla vana. Per la ricostituzione del quadripartito occorre, difatti, l'adesione preventiva, sia pure-soltanto in linea di massima, oltre che dei d.c, dei socin'democratici e del liberali (che già l'hanno data), anche del repubblicani, i quali annunceranno domenica, dopo una riunione della direzione, le loro decisioni. E' chiaro che, se il P.R.I. domenica si ripeterà pregiudizialmente contrario al quadripartito, né Gronchi proporrà a Segni di provarsi nell'impresa né Segni — ove l'offerta gli venisse fatta per un debito di forma — si sentirà in diritto di accettarla. Sino a domenica, quindi, la mano più importante rimane ai repubblicani. Oggi il loro giornale si è mantenuto estremamente riservato, astenendosi da ogni commento impegnativo sulle prospettive della crisi, ma le conversazioni con 1 loro esponenti dicono che la situazione non è mutata. Pacciardi rimane favorevole al rilancio del quadripartito, La Malfa e Reale rimangono, invece, fermi alle posizioni di rottura. La maggioranza direzionale sembra sempre schierata con questi ultimi, ma c'è sempre, in questo genere di faccende, un certo numero di giudizi fluttuanti che possono decidere all'ultimo momento l'esito della battaglia. L'attività della giornata, naturalmente, non si è limitata a sondare le possibilità di una ricostituzione del quadripartito, e si è sviluppata, anzi, con tutte le cautele del caso, nell'esame delle altre formule. Del tripartito senza i liberali (e artr-^qgiato dall'esterno dai sornli.'J) e del tripartito senza' i .-^.ubbllcani (e appoggiato, sempre dall'esterno, da una parte delle destre) parlano pochi, e quei pochi pii* per motivo di ordine tattico e propagandistico che secondo intima convinzione. - Almeno sino a questo momento la sola alternativa serta al quadripartito che venga presa in considerazione è quella del monocolore. I discorsi relativi ad esso cominciano a farsi più precisi: si discute dei nomi che potrebbero presiederlo — Zoll, CampHli, Fella —, delle caratteristiche che potrebbe avere e dei voti che potrà trovare in Parlamento. Lasciando da parte il problema dei nomi — sul quale pesano .troppi fattori perché si possa dire qualcosa di probante — negli ambienti democristiani ci si mostra abbastanza concordi sugli altri punti. Il monocolore dovrebbe porre a base del proprio programma pochi punti essenziali (approvazione dei bilanci, approvazione dei trattati europeistici, eventuale riforma del Senato anche per consentire lo svolgimento contemporaneo delle elez|oni per i due rami del Parlamento, aumento dei fondi per la Cassa del Mezzogiorno) e dovrebbe raccogliere gli esponenti più autorevoli del partito, con la sola eccezione di Fanfani, che vuole dedicarsi alla preparazione delle elezioni. Un governo del genere verrebbe presentato come « governo di affari >, ma sorgerebbe con la ambizione precìsa di durare sino alle elezioni e di non cedere, quindi, il posto tra qualche mese ad un nuovo governo di coalizione. Poiché i democristiani si risolveranno a tale soluzione soltanto dopo aver constatato la impossibilità di ricostituire 11 quadripartito, sarà agli ex-alleati che si rivolgeranno per primi quando si tratterà di cercare 1 voti necessari per sostenerla. Ma proprio da questa parte gli verranno quasi sicuramente i dinieghi più fermi. Sia i liberali che 1 socialdemocratici hanno già fatto sapere, difatti, che voteranno contro qualsiasi governo di cui non facciano parte. Le destre, i cui esponenti hanno avuto oggi numerosi recìproci contatti stabilendo una specie di fronte comune, hanno già dichiarato di considerarlo con favore e oon favore lo guarderebbero anche i socialisti 'del P.S.I. se non si trovassero presi tra i due fuòchi socialdemocratico e comunista. Oggi il Comitato centrale del P.S.I. ha continuato i suol lavori, e anche qui Nenni ha trovato 1 suol motivi di dispiacere. Si è parlato poco della crisi in atto e molto dell'indirizzo generale da dare alla politica del partito. L'opposizione di sinistra ha dato addosso agli autonomisti insistendo per la chiusura di ogni dialogo con i socialdemocratici e per un rafforzamento dei rapporti con il P.C.I. < Il superamento del frontismo — ha detto il responsabile dell'organizzazione del partito, Mario Llvignl — non significa rottura di rapporti dialettici e di attività con il PCI. Occorre avere il coraggio di chiarire apertamente che questi rapporti esisteranno sempre». Il sen. Lussu, uno dei filocomunisti, ha attaccato violentemente Saragat e Nenni. < La crisi di governo — ha detto — non deve considerarsi positiva agli effetti dell'unificazione socialista, perché è indifferente alla unificazione che il PSDI sia dentro o fuori dal governo. Da quando si è introdotto Saragat nel processo di unificazione, il PSI si è immobilizzato e diviso, per cui si trova in una " concordia discorde ". L'unificazione socialista deve passare non solo sul cadavere del .saragattismo, ma anche sul cadavere della politica di quanti nel PSI hanno dato credito " alla cooperazione Saragat ". < Senza una chiarificazione — ha aggiunto — il partito perderebbe la bussola. Il libro della unificazione socialista dobbiamo chiuderlo e non parlarne più per molto tempo. L'unificazione si fa ormai in un solo modo: con 11 rientro di tutti i socialisti nel PSI. L'anticomunismo che si vorrebbe imporre al partito è una assurda politica, perché soltanto con l'appoggio dei comunisti si può costituire in Italia un'alternativa alla D. C. Il pericolo oggi non è rappresentato dal PCI, ma dall'integralismo clericale >. Dario Valori è stato drastico nel suo Intervènto. « Il posto del PSI è per lungo tempo all'opposizione. L'abisso che si è formato tra il PSI e la socialdemocrazia è incolmabile. Bisogna proclamare che i socialisti non hanno nemici a sinistra, ma solo un nemico a destra: la Democrazia Cristiana >. Enzo Forcella

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