Approfondire la solidarietà

Approfondire la solidarietà Approfondire la solidarietà tarle non presiede una forte volontà politica e morale, guidata dalla coscienza del bene superiore comune. Occorre aggiungere che per .la formazione ed esplicazione di una tale volontà, un consolidamento e approfondimento dell'amicizia francoitaliana appare, più che utile, necessario. Non è questo, certamente, il solo terreno su cui codesta amicizia ha occasione di esplicarsi, anche se è quello che all'indomani della firma del trattato per il Mercato comune, e nell'imminenza delle deliberazioni per le ratifiche, sia quello chr immediatamente si presenta. Ce ne sono altri, pure importantissimi, come la unificazione tedesca e il Medio Oriente. Non è il caso di enunciarli, e tanto meno di analizzarli, dopoché si è detto che non sono da attendere dalla visita del Presidente Coty risultati politici specifici. Si può, invece, attendere che essa giovi all'atmosfera generale delle relazioni franco-italiane, riconfermando quella simpatia, quell'affiatamento fra i due capi di Stato che già si manifestò nella visita del Presidènte Gronchi a Parigi. E poiché siamo in tempo di crisi ministeriale — coincidenza, per verità, non opportuna — facciamo voto che dagli svolgimenti e dai risultati di questa non derivi nessuna alterazione, anche solo apparente, nessuna ombra anche fugace, alla amicizia franco-italiana, ed a quella solidarietà europeooccidentale che si tratta invece di rendere — nel reciproco ricambio — sempre più evidente e produttiva. Luigi Salvatorelli Le visite scambiate fra capi di Stato democraticoparlamentari non possono costituire, per sé, fatti politici determinanti, poiché questi, in simili regimi, sono di spettanza dei governi responsabili. Possono tuttavia perfezionare e suggellare un nuovo corso nelle relazioni ira gli Stati e i popoli. Tale fu il caso della visita del Presidente Loubet a Roma nell'aprile 1904. Essa fu il coronamento delle nuove relazioni di amicizia, e, possiamo aggiungere, di solidarietà franco-italiana, a cui avevano lavorato Hanotaux e Delcassé in Francia, Visconti-Venosta e Prinetti in Italia. Ma rappresentò anche un'altra novità: l'infrazione del veto imposto dalla Curia Romana alla venuta a Roma di cani di Stati cattolici. Novità, questa, di grande importanza ner il miglioramento dell'ambiente internazionale, e per una sistemazione delle relazioni fra Chiesa e Stato sulla base migliore (e, al trar dei conti, l'unica veramente realizzabile), della netta distinzione e della reciproca indipendenza. Quella rottura di bando — tanto più apprezzabile da parte di Loubet, dati i suoi sentimenti conservatori e cattolici — fu la premessa da cui, un quìnl dicennio dopo, Roma papale medesima trasse l'ultima conseguenza: \a abolizione formale del veto. Con essa, un illuminato riontefice, Benedetto XV — scomparso prematuramente poco dopo — mostrò un coraggio ben maggiore di Loubet, in quanto eliminò di sua iniziativa la questione romana dalla scena politica internazionale, dopo che già era scomparsa da quella politica interna italiana. La visita odierna del Presidente Coty, restituzione di quella del Presidente Gronchi, non appartiene, evidentemente, alla categoria storica della visita Loubet; ma ben può dirsi che i valori fondamentali affermatisi nel 1904 sono più che mai validi nel 1957. Le relazioni franco - italiane non hanno perduto di importanza rispetto a quelle dell'inizio del secolo. Possiamo dire che il carattere perfettamente normale della visita, l'assenza in essa di qualsiasi elemento straordinario e sensazionale è la prova migliore della chiarezza, solidità e cordialità delle relazioni fra i due governi e i due popoli. Non può non essere motivo di compiacenza — non priva forse, almeno al di fuori dei due Paesi, di una punta di meraviglia — la rapidità e radicalità con cui furono eliminate le tracce degli antichi dissensi e del più recente doloroso conflitto, imposto al popolo italiano dal suo dittatore. Il quale, peraltro — contrariamente alla credenza più diffusa — arrivò alla decisione funesta non in stato di euforia conquistatrice o di rancore finalmente sfogato, ma piuttosto in una cupa convinzione di fatalità, senza rendersi conto che la pretesa fatalità consisteva nella catena di errori della sua politica personale. La nuova amicizia franco-italiana ebbe uno sviluppo così rapido, che a meno di quattro anni dalla fine della guerra si ebbe nel marzo 1949, per iniziativa di Sforza, il progetto di unione doganale franco-ita' liana. Esso rimase progetto : ma oggi non possiamo più parlare, semplicemente, di un suo fallimento, ma piuttosto di un precedente al trattato del Mercato comune testé concluso fra i sei Stati europei occidentali, E' stato detto, al momento della conclusione, che le difficoltà per l'accordo, e per il suo effettivo, felice funzionamento, non potevano — e non potranno — essere superate, se ad affron¬

Persone citate: Benedetto Xv, Coty, Gronchi, Luigi Salvatorelli, Prinetti, Sforza, Visconti

Luoghi citati: Francia, Italia, Medio Oriente, Parigi, Roma