Risveglio nucleare in Italia

Risveglio nucleare in Italia I nuovi impianti aumenteranno le fonti di forza elettrica Risveglio nucleare in Italia Un "centro studi,, fiat e Montecatini con un reattore da 150 mila Kw L'ENI e l'IRl partecipano ad un altro progetto - Ricerche di uranio in Piemonte, Sardegna e Calabria - Un confronto con i Paesi esteri II nostro Paese sembra riscuotersi dalla lamentata pigrizia con cui si è proceduto finora nelle cose nucleari: da ogni parte si annunziano Iniziative La Edison ha convenuto con la Westinghouse l'acquisto di un impianto termonucleare a uranio arricchito, della potenza netta di 134 mila Kw, che si spera possa entrare in servizio nel 1961. Le società Fiat e Montecatini hanno dato vita, con la sigla SORIN, a una compartecipazione per la costituzione di centri di studi e di ricerche, oltre che per l'acquisto di un altro impianto da 150 mila Kw elettrici, destinato come il precedente all'Italia Settentrionale. Un terzo reattore di potenza per l'Alta Italia, cui dovrebbe seguirne eventualmente uno per il Mezzo-"] giorno, è previsto dal gruppo ENI. che tramite l'AGIP nucleare sta gettando le basi, con centro a San Donato Milanese, di una vasta organizzazione di studi e applicazioni in campo atomico. Con intenti affini sono state annunziate la SELNI, a cui parteciperebbero i maggiori gruppi elettro-commerciali italiani privati, e a controllo statale; e la SENN, in cui avrebbe parte preponderante la Finelettrica. E infine, chiedendo scusa ai lettori per questa ridda di Bigie, che avremmo risparmiato volentieri a loro e a noi stessi, c'è una SIMEA, cui partecipa per il 75 % la ENI e per il 25 TIRI. Tutti questi gruppi la cui costituzione è in parte ancora allo stato fluido (e perciò sono possibili e probabili delle modificazioni) hanno an nunziato Iniziative nel settore elettronucleare. Va notato che per la definizione ultima degli acquisti di impianti negli Stati Uniti si attende la conclusione di un accordo bilaterale di cooperazione fra i governi statunitense e italiano; mentre l'industria britannica propone con minori limitazioni formali la vendita delle sue grosse centrali a uranio naturale. Intanto due almeno dei sovracitati gruppi, l'AGIP nucleare e la Montecatini, intensificano le ricerche di minerali di uranio in Piemonte, Sardegna e Calabria. Tutte queste iniziative Bono motivate da una realtà economica: in Italia non siamo molto lontano da una carestia, di elettricità. Il consumo di questa nel nostro Paese" (come tn altre nazioni industriali) aumenta del 7 % all'anno, il ehe vuol dire che per soddisfare le esigenze del mercato se ne deve raddoppiare la produzione a ogni decennio. Dove attingere questa energia? Molto si è fatto da noi negli anni passati per derivare forza motrice dai corsi d'acqua montani; non abbiamo trascurato neanche il calore interno terrestre, con gli impianti di Larderello. Queste due fonti perenni di energia hanno fornito (nel 1955) circa 1*86 % di tutta la nostra produzione di elettricità. Per il rimanente si è ricorso alla produzioni» termoelettrica, in parte bruciando combustibile nazionale (me tano), in parte adoprando combustibile di importazione (petrolio e carbone). Ci sono ancora delle possibilità marginali di attingere alle nostre riserve di energia perenne; ma con crescenti difficoltà tecniche ed economiche, perché il meglio e il più facile è stato adoperato. D'altra parte, anche se In questi anni si è avuto da noi una fortunata attività nella ricerca degli idrocarburi, non siamo in grado, allo stato attuale, di fare un grande assegnamento su di eBui. Il metano, estratto e adoprato nel 1955, ha corrisposto al 15 % del totale del nostro consumo di combustibili; e sempre più si tende ad adoperare i gas naturali come materia prima nelle industrie chimiche, anziché bruciarli. Quanto al petrolio, i nostri progressi, anche se. positivi, sono tutt'altro che travolgenti. Si concorda perciò nel prevedere una crisi piuttosto seria di carenza di energia che dovrebbe manifestarsi fra il 196U e il 1965. I nuovi chilovattora che saranno richiesti dalle industrie nuove, da quelle già esistenti che si saranno ampliate, dagli usi domestici degli italiani che saranno ancora cresciuti di numero e dalla tendenza di ciascun italiano a utilizzarne ogni anno di più, dovranno essere forniti dalle centrali atomiche. E' una risposta questa che vale non soltanto per 11 nostro Paese. Guardando alle altre nazioni, quella che s'è messa con maggior impegno su questa via è stata la Gran Bretagna, che ha dovuto affrontare drammaticamente la penuria di quel carbone di cui già era esportatrice e che è praticamente priva di impianti idroelettrici. Come è noto, la Gran Bretagna ha in Calder Hill i! suo primo impianto di potenza, che già contribuisce ad alimentare la rete nazionale di energia elettrica; due altre centrali atomiche sono in costruzione nell'Inghilterra meridionale; una è progettata per la Scozia; si prevede che per il 1965 un quarto dì tutta la elettricità britannica sarà di origine nucleare. Gli Stati Uniti sono in una posizione singolare: essi vantano la maggiore esperienza nelle cose nucleari; ma non hanno speciali incentivi a sviluppare centrali atomiche, da¬ tangtucUtrpqprssqprvssztvliFslafigs ta l'abbondanza di cui godono di altre sorgenti di energia: petrolio, carbone, ?as naturali, impianti idroelettrici. Il costo dell'energia negli Stati Uniti è tanto basso che l'elettricità di origine atomica non può allettare nessuno. Tuttavia questa nazione costruisce sia per sé sia per vendere all'estero 1 suoi impianti. La Commissione per l'energia atomica ha stabilito da tempo un piano quinquennale per reattori di potenza, piano che dovrà essere completato nel 1959, e prevede sei reattori di. caratteristiche diverse; - °ntre altri sette reattori di grande potenza sono in progetto per iniziativa di gruppi industriali privati. Piccole centrali sperimentali sono in funzione anche in Francia e In Russia; e altre sono previste per il Belgio e la Svizzera. Le enormi difficoltà di questa nuovissima ingegneria (hasti pensare agli effetti delle radiazioni sugli uomini e sulle stesse macchine) ne rendono in realtà piuttosto lenti i progressi rispetto al bisogno. Per noi in Italia, c'è anche grave scarsità di personale tecnico e scientifico addestrato o rapidamente addestrabile (poche centinaia di uomini di fronte alle decine di migliala della Gran Bretagna). Ci vorrà perciò qualche anno prima che si abbiano nel nostro Paese 1 primi chilovattora atomici. Ma è già un fatto positivo che'sia stato compreso da più parti che non è più lecito indugiare; e si sia guardato a questa realtà: che l'Italia è — dopo la Gran Bretagna — lo Stato d'Europa dove il problema dell'energia si presenta con più drammatica urgenza. Didimo

Persone citate: Calder