Non si accettano sterline di Enrico Emanuelli

Non si accettano sterline IL CANALE FUNZIONA, I PEDAGGI VANNO ALL'EGITTO Non si accettano sterline 11 Cairo non gradisce la moneta inglese, che fino a ieri dominava i mercati del Levante - Ormai quella via d'acqua, creata dall' iniziativa europea, è un coltello passato in altre mani . Tutto sembra tornato normale, dopo la strana guerra che Nasser ha vinto attraverso le disfatte militari, ma restano ansie ed inquietudini (Dal nostro Inviato speciale) Il Cairo, maggio. Il « canale » è al centro di molti discorsi, di recriminazioni e di speranze. Più d'una volta, sentendone parlare dagli stranieri che abitano qua e dagli egiziani, mi. sembrava che si ragionasse dei pezzo d'un organismo, ma distaccato ed isolato, quasi un frammento anatomico; ed altre volte mi sembrava che soltanto ragionando di lui si intendesse parlare dell'intero organismo. Chiedete, per esempio, a qualcuno se lungo quelle sponde artificiali tutto è tornato normale o no. Se l'interrogato è disposto all'ottimismo vi risponde: « Tutto normale. Io, di domenica, vado sulla riva dei Laghi Amari a pescare. Di anormale vedo soltanto qualche carcassa di bastimento che affiora, perché le hanno trascinate lì per liberare il canale*. Se l'interrogato è invece disposto al pessimismo vi risponde: « Vogliono far credere che tutto sia normale. Infatti da una settimana non occorre nemmeno più il lasciapassare per recarsi a Port Saia. L'hanno dichiarata ufficialmente città libera, ma anche si dice che hanno ricominciato a minare certe zone per non essere impreparati se dovesse capitare qualche cosa ». Glt stranieri, che ancora abitano l'Egitto, parlano del < canale > con una specie di insofferenza, come se discorressero d'una cosa molto bella, ma fonte di interminabili guai. Uno mi disse: « In questi giorni ti governo ha co¬ a 11111111111 ì 111111:11111111111 i 11 j 11 i 111111 < 11111111 j 11 • minciato a togliere il sequestro messo l'anno scórso sul beni dei nemici. Ma da tale provvedimento sono esclusi i francesi e gli inglesi: e cosi, con un po' di ironia, si può aggiungere che ti canale deve rimanere nelle mani di chi adesso ce l'ha >. Per il diplomatico il < canale > rappresenta un grosso problema, da risolvere con pazienza; per lo storico e per il giurista un bel tema per disquisizioni acute o cavillose, patetiche o mordaci; ma per coloro che vivono in Egitto diventa una questione di vita immediata. Il cinque maggio, cioè proprio in questi giorni, scade il termine per la presentazione delle domande di chi vuole ottenere un indennizzo ai danni patiti durante la € battaglia di Port Said ». Gli egiziani chiamano « martire » questa città, che agli occhi d'un europeo il quale abbia conosciuto gli effetti dei bombardamenti tedeschi o americani non desta nessuna meraviglia. Le rovine più vistose furono quelle del Palazzo del Governatorato e del Tribunale, che oggi si ricostruiscono in stile n ->.ho; per il resto, se si ha pi tica di certe avventure, bisogna concludere che qua esse si svolsero all'acqua di rose. Questi stranieri d'Egitto, brontolando sordamente contro la Francia e l'Inghilterra, dicono: « Gi voleva la bella impresa dell'anno scorso per perdere interamente la faccia di fronte agli arabi » ed aggiungono, innervositi od increduli: «Ma che guerra fuf Si av- 11111 j ;11111111111111j i j 111111111111111 t 11 ! 11111 j :. 11 ■ 11111 lj cambia. Gli egiziani guardano, anzi covano con gli occhi il loro « canale >, che è ridiventato navigabile con il concorso di tanti tecnici, di tanti mezzi e di molta mano d'opera specializzata straniera. A Port Said tra i piloti, su cui l'anno scorso si è favoleggiato quasi aveisero nelle mani le sorti del canale, ce n'è uno di Genova, che oramai conosce bene tutti i segreti del suo mestiere. Egli ride, o meglio ridacchia quando ripensa.alle stupidaggini scritte intorno allo difficoltà di « fare » un pilota per Suez. « Prenda il mio ctwo — dice sempre ridendo —. Sono venuto qua, ho percorso due 'volte il canale e. poi mi sono messo all'opera. Impresa facile. E non dimentichi che ho colleghi egiziani bravissimi e poi ricordi che ogni responsabilità, durante la traversata, è sempre sulle spalle del comandante della nave, non del pilota che gli sta al fianco ». Se sto al parere di questo tecnico oramai tutto è quasi tornato come prima, la navigabilità è buona, < barche » con stazza di quindicimila tonnellate possono già transitare tranquille; e unico problema mal risolto è quello del dragaggio per ripulire il fondale dai banchi sabbiosi che si formano e riformano. Press'a poco le stesse cose ve le dicono alla direzione dell'Organo di gestione egiziano, che ha sostituito la Compagnia Internazionale con prontezza ed esattezza che bisogna ammirare. Quest'Organo di gestione egiziano, come lo si chiama pomposamente, ogni giorno lancia dei bollettini che sono insieme veritieri e vanitosi: ecco, l'altro ieri è passata la petroliera World Tempest dell'armatore greco Niarkos; ieri è passata la President Jackson, prima nave americana; oggi è passato /'Oceania, primo transatlantico italiano; ed infine, con gioia particolare, si dà un grande annuncio: è passata la West Breeze, prima nave inglese. o o a o a a n e i a i , a e i e o i i o a i ; n : e e e e e i vertiva sempre il nemico di quel che si sarebbe fatto. Ecco in che modo: gli inglesi, \ con ripetuti annunci trasmessi per radio, dicevano un giorno prima ai civili d'allontanarsi dai luoghi che avrebbero poi bombardato ». Costoro, che vi parlano in questa maniera, non riescono a persuadersi che la grandezza di Abdel Nasser si sia costruita velocemente su disfatte militari. Costoro non rìescono a rendersi conto, in altre parole, che Nasser quando dice: « Abbiamo battuto, abbiamo vinto Francia e Inghilterra » non dice di certo la verità, ma nemmeno dice una menzogna. Nasser non sta ai fatti, ma alle conseguenze. Egli ha sottomano una città che può chiamare « martire » perché un'azione di guerra vi ha recato qualche danno, perché le truppe nemiche vi hanno portato disordine, blande rovine ed inevitabili vandalismi; ed in definitiva il nemico è stato costretto a tornarsene indietro. Se troverete un testimone di quei giorni, quando avvenne lo sbarco, vi dirà: «Non riesco a capire più ìiulla, dopo quel che ho visto. Francesi ed inglesi vennero qua con tanto materiale, che poi ci vollero due mesi per reimbarcarlo e portarlo via. Volevano forse fare la così detta guerra coi guanti bianchi, un lavoretto eseguito bene, da essere un esempio di gentilezza. E pensare — questa la conclusione più amara — che se lasciavano fare soltanto ad Israele, provvedeva lui a sbaraccare la gloria militare di Nasser, come ha già provveduto per quella di Faruk ». In discorsi del genere, di solito a questo punto si apre una parentesi sull'efficienza dell' esercito egiziano. Esso possiede ottimi ufficiali, giovani, che sentono l'orgoglio di rappresentare il movimento rinnovatore del loro Paese. La gloria del generale Neghib è già tramontata, il suo successore Nasser ha fatto e fa di tutto per metterla in ombra. Adesso Neghib vive in una casetta alla periferia del Cairo, nessuno lo può avvicinare e quando c'è qualche momento difficile lo relegano in solitane località dell'Alto Egitto verso Luxor. Ma gli ufflcialetti, che pur avendo magri stipendi mensili sulle quarantamila lire nostre, fanno vita brillante, non bastano per formare un esercito; e i soldati, od i civili che devono diventare soldati, s'arrangiano ingegnosamente per non mettere in pericolo la propria vita. Si parla d'un corpo di aviatori piloti, di ufficiali di rotta, di meccanici specializzati che in .Russia seguono corsi d'istruzione o d'allenamento (e che dovrebbero, in caso di guerra, rientrare in Egitto portando così all'ultimo momento una buona flotta aerea); ma la realtà, nel suo insieme non è oggi molto seducente Il vostro interlocutore, amico o conoscente che sta, con un: <Oh, io so...» vi racconterà questo o quell'episodio: di quel tale che si è procurato un falso certificato di nascita, così invecchiandosi si sottraeva al servizio militare; di quel tale che, abbandonato <l fucile nel deserto del Sinai, se ne è tornato ai suo villaggio, di quelli che hanno « tagliato la corda > in altri modi Ma sono racconti, che servono per mettere un particolare colore o per circondare d'atmosfera le notizie nude e crude che t giornalisti d'agenzia sono sempre pronti a trasmettere, annunciando che una rivoluzione od una guerra od un colpo di Stato è cominciato un minuto prima. E con tutto ciòt La realtà, per quanto Incredibile sia, non Ogni giorno si tirano le somme. Oramai il ritmo è sulle venti navi nelle ventiquattro ore, sempre più numerose quelle che da nord vanno a sud e non viceversa; e sempre il ritmo cresce: nel giro di una settimana, da 150.000 tonnellate giornaliere si è passati a 220.000. I danesi, i norvegesi, gli svedesi, gli italiani, i tedeschi, i belgi, gli indiani possono pagare il pedaggio con la loro moneta, corone, lire, marchi, franchi o rupìe; ma tutti gli altri, francesi, inglesi, russi e quelli d'oltre cortina devono pagare in dollari. La storia egiziana del canale (non quella che (incora si discute al Consiglio di Sicurezza) si chiude su questa non stravagante notizia: la sterlina, che aveva sino à pochi anni fa dominato i mercati del Medio Oriente, è diventata una moneta non gradita agli egiziani. Il « canaio funziona. Questa enorme impresa, che rinchiude tanta generosità d'iniziativa europea d'un tempo e tante delusioni dell'Europa d'oggi, è diventata il manico d'un coltello passato in altre mani. Adoperato con furbizia da chi oramai lo impugna, suscita ancora speranze ed angosce. Mi fu detto: < Se ci fossero altre cinque draghe come questa che si chiama Selinunte, tutti i problemi sarebbero risolti per navigare bene sul canale ». .Sfa anche ?ni fu detto: < Se si presentasse una nave di Israele qua davanti e volesse passare pagando il dovuto, faccia conto che tutu dovremmo nasconderci nei rifugi perché si tornerebbe subito a sparare ». Al Consiglio di Sicurezza, a Nuova York, si discute sul come regolare questa enorme faccenda di Suez; intanto le navi, le petroliere, i transatlantici ricominciano a passare sempre più numerosi ogni giorno. Gli egiziani sorridono contenti; i superstiti europei d'Egitto brontolano perché noi, che abitiamo l'Europa, non comprendiamo nulla. Enrico Emanuelli