Mario Rossi e Antonio Janigro nel concerto all'«Auditorium» Rai

Mario Rossi e Antonio Janigro nel concerto all'«Auditorium» Rai Mario Rossi e Antonio Janigro nel concerto all'«Auditorium» Rai « Non mi propongo — dichiarò Ernest Bloch — di tentare la ricostruzione della musica degli ebrei, e fondare l'opera mia su melodie più o meno autentiche. Io non sono un archeologo. Credo che la cosa più importante sia di scrivere musica buona e sincera, la mia musica ». Infatti la sua .Rapsodia ebraica, che s'intitola a Salomone, non incuriosisce per l'autenticità folkloristica dei motivi, o rinvia ad un secondo momento tale accertamento; avvince subito con la pienezza d'una lirica intensa e commossa. Mai induce l'ascoltatore a fantasticare intorno a concetti religiosi, sociali o etnici che sarebbero turbativi del godimento estetico, ad immaginare visualisticamente scene, persone e contingenze, a formulare un arbitrario schema programmatico. Senza suggestioni estranee, la Rapsodia è compiuta in sé. Lo spirito drammatico la fa viva e commovente. Suo sentimento fondamentale è l'elegiaco, non chiuso e monotono ma aperto e vario, che muta per numerosi atteggiamenti. Nella discontinuità si alternano espressioni di tragico tumulto, di serena quiete, di ardente aspirazione, di fiduciosa pre ghiera, di ebrezza voluttuosa; pessimismo e ottimismo. Bloch non è un artista straordinario, ma semplicemente un artista, sostantivo che non ha d'uopo d'aggettivo, ' ha un suo mondo lirico', che si incarna, si informa nella materia, e vi resta, palese e palpitante. E non è questo il ciclo che lo spirito artistico percorre, ogni volta che il miracolo dell'arte si rinnova? Di quel mondo egli è il Dio, l'eroe, il martire, potente e impotente, il Dioniso, il poeta, il cantore non egoista. E non è questo il patri cdmonio essenziale dell'artista, jsenza del quale la personalità | non si avvera distinta e pre- ; e l i o , a s e i cisa? Quel cosmo ha i suoi con Ani, come qualsiasi mondo. E tutto ciò che sta in esso e vi si organizza, al centro o alla periferia, dolore e gioia, fede e volontà, aneliti e realtà, ha un'impronta comune, riflette colui che lo porta in sé, il quale ne è a sua volta il riflesso. Non è questa la'sintesi d'ogni artista? Israelita, Bloch, si è ispirato all'ebraismo, e questo non ha in sé, in quanto alla funzione realizzatrice dello spirito estetico, nessun valore speciale, privilegiato. E' il tale contenuto di un tal mondo di un tal poeta, pari, in astratto, al contenuto di un altro mondo d'un altro poeta. Dal profondo dell'umanità al divino dell'arte. Avviene in Bloch, come in ogni artista che dal suo mondo tragga immagini e forme. Di ebrei o di cristiani, di cattolici o di luterani, di vergini o di peccatrici, di potenti 0 di deboli. E', in sostanza, la posizione bachiana luterana, la posizione delle minoranze combattive e combattute, non quella palestriniana. Bach è il peccatore consapevole, che teme e affisa il Dio tremendo. Balestrata è il celebratore che eleva inni al Signore, della cui gloria si reputa sicuramente il cantore autorizzato. Marcello è l'uomo di mondo, garbato in ogni evento, che sa come ci si deve comportare nella casa di Dio. Bloch è il randagio, che ha nella memoria le grandi parole, novera i secoli e le vicende, teme e glorifica il Dio tremendo con canti che sembrano tradizionali e son suoi, con una loquela rutilante di immagini, balenante quanto quella del salmista, con composizioni che del rapsodico hanno la vivezza, il fantastico, il narrativo, l'epico, e della < forma > la più libera compattezza. Così egli che intende l'arte come passione e non divertimento, psicologia e non sensualità fisica, grandeggia con aspetto di antico nei tempi moderni. Chi sa perché, ora settantasettenne, certamente uno fra 1 maggiori novecentisti, vien tanto di rado eseguito? Dopo parecchi anni, torna Schelomo, affidato a quel vivace cantore ed esperto cellista che è Antonio Janigro, di cui recentemente scrivemmo con stima e simpatia, e che anche di questa forte opera conosce lo stile e supera le difficoltà. Egli partecipò anche all'esecuzione del Concerto in ai bemolle maggiore di Boccherini (« trasformato e sfigurato », avverte Hans Engel, nella revisione del Griitzmacher), e in ogni parte riscosse i più cordiali e caldi consensi. Con lui fu insistentemente festeggiato il maestro Mario Rossi, che aveva valentemente, efficacemente concertato queste musiche, e diresse anche alcuni pezzi di Bach rielaborati dal Mahler, e la Suite per archi, pianoforte e percussione del maestro Gino Contini, applaudito. j a. d. c.