L'ex-fidanzato di Wilma oggi a Venezia per chiarire i suoi rapporti coi Montesi di Francesco Rosso

L'ex-fidanzato di Wilma oggi a Venezia per chiarire i suoi rapporti coi Montesi Stamane l'avvocato di Parte Civile vorrebbe chiedere il rinvio del processo L'ex-fidanzato di Wilma oggi a Venezia per chiarire i suoi rapporti coi Montesi Dopo il Giuliani, saranno interrogati Sergio Montesi e il bovaro Francesco Duca che vide una "giardinetta,, a Capocotta - Nuovo turbine di voci sulla pretesa identificazione di "Gianna la rossa. 5> o . o , o , é i a i (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 25 aprile. Concluso l'intermezzo pasquale, riprende domani mattina il processo Montesi e non si può certo affermare che tale ripresa avvenga in un clima disteso e pacificato, in questi giorni di inquieta vacanza abbiamo notato un conturbante rifluire di notizie, il più delle volte contraddittorie, sovente tenebrose e tendenziose,, che hanno il chiaro scopo di confondere ancor più le carte a di Questa vicenda già, fin troppo sconvolte da romanzesche a n o l o o n o i n n a o e m, n ra larcongetture. V'ultima notizia, e non sappiamo quale eredito possa trovare presso i giudici, sarebbe la identificazione di « Gianna la Rasmi » con Corinna Versolatto, la triestina che nell'ottobre del 1954 si gettò dal secondo piano dell'ospedale di Alessandria sfracellandosi sul selciato dopo aver fallito un primo tentativo suicida coi barbiturici. Di questa donna si è già parlato a lungo, anche durante il processo, soprattutto quando depose il col. Cosimo Zinza. L'alto ufficiale dei carabinieri s'interessò personalmente alle sciagurate vicende della suicida di Alessandria nel cui taccuino fu trovato il numero di Ugo Montagna e, cosa pm sor- prendente, quello privato di'Piero Piccioni, non registrato nell'elenco generale dei telefoni di Roma. Poiché Corinna Versolatto, come risultò dalle indagini subito svolte, sejnbrò legata a particolari ambienti romani in cui si faceva apertamente abuso di cocaina, si suppose che fosse lei la misteriosa donna apparsa nella ca¬ ltllllllllllllllllllllllllllllltlllllllltlllltlllllllllllllllll a ,, i e e a i l n i a . i - nonica di don Tonino Onnis a Banane di Traversetolo per scrivere quel tragico testamento in cui Piccioni e Montagna erano accusati di turpi commerci. . Il col. Zinza, ben provvisto di fotografie della Versolatto, si recò a Parma, convocò don Onnis e glie lo mostrò. Il sacerdote non riconobbe nella suicida di Alessandria la donna che avrebbe scritto la lettera tremenda. Anche in udienza, il giovane sacerdote escluse che la misteriosa signora, rimasta' finora senza un preciso riferimento anagrafico e destinata, quasi certamente, a rimanere ignota per sempre, e ciò per ovvie ragioni, avesse i capelli tinti in rosso come si dice li avesse Corinna Versolatto nel 1953, e come potrebbe far supporre il romanzesco pseudonimo dietro cui nascose la sua identità. Disse don Onnis che la misteriosa « Gianna la Rossa > aveva i capelli di un biondo castano. Questo tentativo di identificare Corintia Versolatto nella donna apparsa al parroco di Banane di Taversetolo è forse l'anello con cui si vorrebbe saldare la catena, finora ben distinta, delle avventure giudiziarie già vissute da Piccioni, Montagna e Polito e di quelle che stanno per iniziare i'-di czio Giuseppe ». Il tentati- o a e ò i i ¬ vo ha uno scopo che si può facilmente individuare, soprattutto perché fautori di questa nuova tendenza a riconvogliare il processo sul sentiero delle droghe sono ben individuabili correnti politiche che si sono viste sfuggire il modo di sostenere l'accusa contro gli attuali imputati al momento in llllllilllllilllltillllllllllllllllllllllllllllllllllltllllll cui « zio Giuseppe » restava sepolto sotto le macerie dei suoi alibi falsi. Spostare l'accusa dei < capo-, cottari> alla cerchia più squallida di amori proletari e quasi incestuosi non poteva certo favorire il gioco di chi ha interesse a identificare in una parte della società italiana, esponente del potere politico e amministrativo, la corruzione, l'intrigo, la depravazione. Si è così assistito alla conversione delle varie direttive per isolare i molti rami della famiglia Montesi e delle Spissu, farne un piccolo « clan » di dozzinale corruzione al servizio dei potenti, e Corinna Versolatto poteva essere un buon «atout» propagandistico nelle vesti di « Gianna la Rossa ». Se questo gioco abbia possibilità di sviluppi non sapremmo dire, certo è che la confusione di questa strana e complessa vicenda offre elementi a tutte le versioni; l'importante è non sottilizzare, dare per certo ciò che è soltanto supposirÀqné, la fantasia dei lettori è più facilmente solleticata dalle trame romanzesche che non dalle logiche risultanze processuali. Così, domani mattina, riprendendo le udienze, i giudici si troveranno ancora una volta a ripercorrere piste già battute proprio per questo continuo, spontaneo germogliare di voci fantastiche sul romanzo della droga. Dapprima i giornali di sinistra, o<7<7i una signora triestina che ha prudentemente conservato l'anonimo, hanno rimesso in primo piano il fantasma di « Gianna la Rossa », forse con la speranza che il Tribunale richiami don Onnis, o la finora anonima testimone triestina, a parlare ancora delle orge e dei festini a Capocotta di cui Anna Maria Caglio fu la prima, fervida narratrice. Chissà, datnuovi e abbondanti discorsi potrebbero emergere elementi che consentano di adombrare il sospetto che «zio Giuseppe» e sua nipote Wilma fossero al soldo di Piccioni e Montagna per procurare i «paradisi proibiti». Non ha importanza che il sospetto acquisti concretezza, basta che aleggi con la sua ombra sinistra. L'antica esortazione: « Calunniate, calunniate, qualcosa resterà» non ha mai trovato, crediamo, così degna applicazione come in questa vicenda. I giudici, però, sanno sceverare il reale dal romanzesco, dopo tre mesi di udienze si sono ormai fatta una convinzione e posseggono tutti gli elementi per poter esprimere il loro giudizio. Domani essi si troveranno però combattuti fra due tendenze opposte, quella dei patroni dei Montesi che chiederanno una nuova sospensione del processo per attendere i risultati delle indagini che dovranno essere svolte su « zio Giuseppe » e quella del Pubblico Ministero e ' dei vari difensori i quali sostengono, invece, che è necessario concludere il procedimento in corso lasciando al Giudice Istruttore il compito di indagare su « zio Giuseppe » ed accertare le sue eventuali responsabilità nella morte della nipote. E' probabile che il Tribunale, per il momento, si riservi di decidere dopo aver ascoltato te nuove deposizioni di Sergio Montesi. fratello di Wilma, di Angelo Giuliani, ex fidanzato della morta di Tot Vaianica, e di Francesco Duca, il bovaro che vide una giardinetta ferma a Capocotta. Più che dal fratello di Wilma, può darsi che scaturisca uno spiraglio di luce dalla deposizione dell'ex fidanzato, un uomo che si trova in una posizione non facile, ormai sposato e lontanissimo da quella strana vicenda che ha per protagonista la sua già promessa sposa. Chiuso per natura e poco loquace, durante la sua prima deposizione egli non offri elementi decisivi ai giudici. Può accadere che .questa volta egli sia in grado di svelare nuove circostanze, soprattutto quelle che si riferiscono alle stccfiteddrpgMnmmrbcsdImfsasdtrlvnsmgqppvtItaqactnlppmliPdmbscMiUmbddtcgdausiugPsstvIsafmsttilfnpunszmps toci sue relazioni con tutti i Montesi e, in particolare, a quelle che lo legavano a Wilma. Se fosse vero ciò che ha dichiarato zia Ida, che tra i due fidanzati i rapporti non erano troppo buoni, che Wilma si era decisa a sposare l'agente di polizia per la imposizione dei genitori, potrebbe prendere nuovamente credito la supposizione che in quel pomeriggio del 9 aprile 195S in casa Montesi ci sia stata una scena piuttosto violenta al termine della quale, mentre la madre e Wanda uscivano per recarsi al cinema, Wilma abbandonava la casa con la precisa intenzione di uccidersi. Prenderebbe di nuovo consistenza quel fantastico episodio, sempre raccontato da zia Ida. Rientrando in casa, la madre domandò a Wanda dove fosse Wilma e la sorella rispose che era in camera sua, al buio, affacciata alla finestra. Se non ci fossero stati dissapori, Wanda sarebbe certo entrata in camera a' parlare con la sorella, a domandarle qualcosa, magari come aveva trascorso il pomeriggio. Se non lo ha fatto doveva esistere una ragione che, in quel momento, le impediva di rivolgere la parola a Wilma. Sarebbe sufficiente chiarire questa circostanza per comprendere molte cose, ma c'è poco da sperare in un'improvvisa loquacità di Sergio Mon tesi, o del fidanzato di Wilma. Il mistero che avvolge la mor ta di Tor Vaianica è destinato a rimanere tale fino a chissà quando, costringendo i giudici a battere ancora piste già percorse le infinite volte. Tra i testimoni citati per domani, ve ne sono ancora dite che si riallacciano al capitolo «t-oci»; il primo è l'ing. Michele Gualdi, presidente della « Società Im mobiliare » che riferì alcune smentite dall'interessato, l'ing. Natili, secondo le quali in un attimo di smarrimento Piero Piccioni avrebbe confidato a Ugo Montagna che Wilma Montesi gli morì tra le braccia dopo aver abusato di stupefacenti. L'altro testimone che deve riferire sulle voci è Massimo Rocca, presentatosi iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiii spontaneamente per dichiarare che l'alibi addotto da Piccioni è falso. La sua convinzione deriverebbe dalla lettura di alcuni articoli apparsi sul « Merlo Giallo ». Per sabato, invece, è ancora citata Anna Pantaleoni, una «buona sigìiora » che prestava la sua casa agli occasionali e brevi incontri galanti di Marisa la Spagnola. In quella casa, secondo Michele Simola, si sarebbero dato appuntamento oltre a lui, Simola, il capo della banda Armando Avari, Adriana Bisaccia e Wilma Montesi per preparare le dosi di droga da distribuire a domicilio ai clienti abituali. Per quanto cercata e ricercata, Anna Pantaleoni non è mai stata rintracciata, ed è probabile che anche questa volta Michele Simola attenda invano l'arrivo della affittacamere dalla quale, chissà perché, spera una parola buona, per quanto lo abbia già smentito in istruttoria durante un movimentato confronto alla presenza del dottor Sepe. Francesco Rosso

Luoghi citati: Alessandria, Parma, Roma, Traversetolo, Venezia