Domani ricomincia il processo Montesi con la deposizione del fratello di Wilma di Francesco Rosso

Domani ricomincia il processo Montesi con la deposizione del fratello di Wilma SexnbM'a tomaia la calwam.a dopo il rumore dei gioirmi dti vacanza Domani ricomincia il processo Montesi con la deposizione del fratello di Wilma Anche il fidanzato della ragazza, Vagente Giuliani^ si ripresenterà come testimone - Fantasia e realtà nei- racconti dello spaccio di stupefacenti - Anna Maria Caglio verrà citata nei prossimi giorni (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 24 aprile. Il processo Moritesi è andato veramente in vacanza in questi ultimissimi giorni, da quando i fami/iart di Wilma hanno deciso di tacere. Tacciono i Montesi di via Tagliamento, tacciono quellt di via Alessandria ed identico, impene-trabile silenzio oppongono le sorelle Mariella e Rossana Spiasti dalle loro baracche ri» Vigna Mangani ai cronisti che tentano di abbordarle. Avessero saputo tacere prima, forse non sarebbe sorto tanto rumore attorno a loro, uh rumore non favorevole all'accertamento della verità e delle responsabilità perché ogni frase, ogni parola, si è prestata alle piU impensate interpretazioni ed oggi non è più ■ cosa facile scorgere attraverso la ragnatela di bugie piccole e grandi, cfi reticenze, di' mezze parole pronunciate coH toni sibillini la posizione dei vari personaggi. E' opinione diffusa che czio Giuseppe » sappia, assai più di quanto lasci supporre, come e perché sua nipote è morta, forse, come ha detto più di una volta il Pubblico Ministero dr. Baimi» Ieri, egli non ha responsabilità dirette nella tragica fine della ragazza, tuttavia è lecito sospettare, dopo l'imprudente esibizione di due alibi risultati entrambi falsi, che ten¬ aiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiitiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiitiiiii i d o e . , o , e i e a o i e a . ¬ ti di nascondere qualcosa, o qualcuno, per ragioni che non si arriva a comprendere. Molti hanno accennato senza reticenze ad una rete di omertà che non sarebbe consigliabile per nessuno, specie per <.zio Giuseppe >, eludere senza correre rischi mortali ed i già screditati « sentieri della droga » sono stati nuovamente percorsi alla ricerca di- indizi che consentano 'di legare taluni, o tutti i protagonisti della gigantesca vicenda giudiziaria ai fantastici ' « paradisi proibiti ». Quanto ci sia di reale nel romamzaccio della cocaina non è possibile stabilire, i soli a sostenerne l'autenticità sono Michele Simola, detenuto per truffa, Amia Maria Caglio e don Tonino Onnis. Da un paio di domande rivolte a < zio Giuseppe » durante l'ultima, emozionante ' udienza veneziana, si è compreso che il Pubblico Ministero ed i giudici non trascurano di indagare anche in questa direzione, forse con la remota speranza di giungere ad afferrare qualche elemento concreto in quel mondo di ombre allucinate, o di rendersi pienamente convinti che si tratta veramente e solo di romanzo. Domandò il dott. Palminteri a « zio Giuseppe » quanto guadagnava al mese nell'aprile del 1958, gli sembrava iiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiif ■itiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii l , » e e a e ' e , e e a o e di a o e a a , - a e a a o a n a aa cluati. i i a e o i o r o e o lo, i, ea à ia ae. ae nn ghe a oaoieoa te lne ce npo I ri gnani, ancora detenuto a Regina Coeli per lo scandalo delle droghe esploso sette mesi or sono a Roma. Le indagini condotte contro l'intossicato romano, non hanno certo trascurato di accertare se vi sia connessione tra lui e la banda di piccoli spacciatori di cui farnetica Michele Simola; se si dovesse dare una risposta a questo interrogativo bisognerebbe dire che nulla deve essere emerso, diversamente i giudici veneziani sarebbero stati certo informati, Ma quest'ultimo rifluire del romanzo della cocaina è dovuto quasi certamente alle libere xniuipretazioni di alcuni cronisti alle dichiarazioni recenti di Michele Simola ed all'ambigua posizione in cui è venuto a trovarsi *zio Giuseppe » dopo il crollo del suo secóndo alibi. Per quanto yalone che circonda i due personaggi sia lontano dal tranquillare la coscienza di ognuno, appare piuttosto diffìcile, allo stato' delle attuali risultanze del processo, stabilire un nesso tra una possibile, dubbia attività, di < zio Giuseppe » ed i tre imputati maggiori, cioè Piccioni; Montagna e Polito. Che le cose stiano veramente a questo punto lo si può dedurre dal fatto che lo stralcio dei verbali relativi alle deposizioni di tutti i Montesi e delle' sorelle Spissu è ancora a Venezia, sul tavolo del Procuratore Generale dott. Cabrini. Ciò induce a pensare che i magistrati abbiano intenzione di condurre a termine il processo in corso, essendo ormai in possesso di tutti gli elementi per giudicare Piccioni, Montagna e Polito trascurando, per ora, la posizione di « zio Giuseppe ». Mancano, è vero, le deposizioni di alcuni testimoni citati per i giorni prossimi, ma evidentemente i giudici pensano che esse non siano tali da poter influenzare direttamente il giudizio conclusivo. Come già abbiamo detto nei giorni scorsi, sono attese con curiosità, più che con la speranza di arrivare finalmente alla verità le deposizioni di Sergio Montasi, fratello di Wilma, di Angelo Giuliani, il fidanzato, e del bovaro Francesco Duca ma è difficile che costoro svelino circostanze tali da rovesciare le risultanze finora acquisite durante tre mesi di udienze. Né potrà essere più circostanziata Anna Maria Caglio, uscita piuttosto malinconicamente di scena il SO marzo scorso sotto i rabbuffi del pre\\sidenle riberi e del Pubblico Ministero dott. Palminteri. Ormai, la imbiondita < figlia del secolo » ha poco da aggiungere alle già troppo accese e sconcertanti dichiarazioni rese nelle passate udienze e nelle molte interviste concesse. La sua ultima lettera al presidente Ti beri lascia supporre che abbia intenzione di citare in giudizio qualche altro testimone, ma soltanto per dimostrare che i suoi sospetti su Montagna « capobanda con annessa sparizione di molte donno e su Piero Piccio?ii, che della banda sarebbe stato il braccio, cioè l'assassino, non le sarebbero sorti dopo aver letto l'articolo di Silvano Muto sulla rivista Attualità, cioè alla fine dell'ottobre 1953, ma addirittura nel mese di aprile, e pocfti giorni dopo la morte di Wilma. Quanta possibilità di rinsal dare la sua già scossa posizione di spietata accusatrice abbia la sconvolgente figlia del notaio milanese con questa tardiva circostanza non è facile stabilire. E' però opinione diffusa che nvquesta lettera al presidente Tiberi, la soffice e sorridente Marianna abbia fatto un passo falso nel senso che, ove il Tribunale non avesse più avuto intenzione di richiamarla, ripresentandosi con tanta precisa ostinazione a voler pronunciare lei l'ultima parola, forse non potrà evitare un'on- inviando o n a à e o » . è , e a l i e o e i a strano che un piccolo impiegato statale potesse consentirsi il lusso di un'automobile, sia pure utilitaria. Pare che le indagini per scoprire le fonti, lecite o illecite, dei guadagni di tzio Giuseppe» proseguano indipendentemente da quelle che, certamente, saranno svolte più tardi. Un'altra domanda fu rivolta al galante zio di Wilma dal giudice dott. Alborghetti; « Che cosa andava a fare Wilma a Ponte Garibaldi T ». Domanda un pò' sibillina, che si riallaccia alle dichiarazioni di Michele Simola il quale, raccontando che lui, Adriana Bisaccia e Wilma Montesi recapitavano a domicilio le dosi di cocaina, raccontò che Wilma, amante del capobanda Armando Avari, avrebbe avuto costante appuntamento con costui al Pente ^Garibaldi e che in quel punto una séra, dimostrando la ragazza intenzione di ritirarsi dal losco traffico, l'Avari si sarebbe deciso a sopprimerla gettandola nel Tevere. Sarebbe intervenuto Simola a salvarla in tempo. Il racconto, come sempre succede a questo piccolo e verboso siciliano, ha il tono delirante che deriva da una esasperata invenzione. Tra Wilma Montesi, Adriana Bisaccia, Marisa la Spagnola ed Anna Pantaleoni, egli ha inserito anche Max Mu- iiiiiiiiiiit iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiimiiiiiiiiiitia nesima comparizione, con tutti i rischi che è possibile prevedere dopo le esortazioni, paterne ma ferme, che il presidente liberi le ha rivolto al termine della più lunga, movimentata e drammatica udienza di questo processo. Francesco Rosso

Luoghi citati: Roma, Venezia