L'assassino voleva 50 mila lire come risarcimento d'uno schiaffo

L'assassino voleva 50 mila lire come risarcimento d'uno schiaffo Conclusa l'inchiesta sul delitto di Gravellona Toce L'assassino voleva 50 mila lire come risarcimento d'uno schiaffo Si era recato in casa delìn vittima per chiedere riparazione dell'affronto sabìto al termine d'una partita a scopone - Ferito all'addome da una coltellata, riuscì a disarmare l'avversario e l'uccise • l due erano vecchi amici iUs(Dal nostro inviato speciale) , Verbanla, 23 aprile. L'inchiesta preliminare dei carabinieri sul tragico episodio accaduto la sera di Pasqua a Gravellona Toce è conclusa. Resta così assodato che l'operaio Angelo Valsesia, di 45 anni, è rimasto ucciso in seguito ad un assurdo battibecco sorto dopo una partita a scopone tra vecchi amici in cui erano in palio sei caffè per l'importo di 240 lire. L'omicida', Salvatore Maeciullo, di 35 anni, si trova tuttora all'ospedale di Intra in. gravi condizioni con l'intestino perforato in più punti dalla coltellata infertagli dall'avversario. Egli ha subito un primo interrogatorio da parte del Procuratore della Repubblica e para ohe abbia confermato di avere agito per legittima difesa, c II Valsesia — egli avrebbe detto — mi ha colpito all'improvviso con una coltellata all'addome; io sono riuscito a strappargli l'arma di mano e quindi per non venire soverchiato ho dovuto a mia volta colpirlo >. Com'è noto la lama, lunga ben venti centimetri, trapassò il Valsesia restandogli confitta nella schiena: lo sventurato ha riportato in tal modo profonde lesioni poimo- ari in seguito alle quali è morto poco dopo all'ospedale. I due, molto conosciuti a Gravellona Toce, vengono da tutti definiti come ottime persone: onesti e laboriosi operai che evidentemente sono stati travolti da un subitaneo scoppio d'ira, forse alimentata da un po' di vino. Il Masciullo è nato in provincia di Lecce, ma fin dal 1945 risiede a Gravellona: ha sposato una donna del posto da cui ha avuto tre bambine la più piccola delle quali, Silvana, compie proprio domani appena un anno. Egli lavora ad Omegna in una concerìa. Angelo Valsesia, quarantacinquenne, era invece occupato in un cotonificio. Vedovo da circa quattro anni, viveva con l'unico figlio, Giancarlo, di 18 anni, in un alloggetto al primo piano di via Roma. Un uomo più che pacifico. E' risultato che da oltre una decina dì giorni non frequentava alcuna osteria. Domenica, però, decise di trascorrere la Pasqua con i suoi vecchi amici e si recò in un caffè sito in strada Sempione, nello stesso caseggiato dove abita il Masciullo. I due protagonisti del dramma, insieme ad altri quattro conoscenti (tra cui il signor Gardini suocero del Masciullo e Primo Oerutti cognato del Valsesia) iniziarono un « girone > a scopa. Nessuna posta rilevante, va sottolineato, ma le semplici consumazioni. Il caso volle che per l'ultima partita il Valsesia, insieme al signor Carlo Piazza, si trovasse opposto ad una coppia formata da suo cognato e dal Masciullo. Si trattava appunto di decidere chi dovesse pagare sei caffè, ma l'impegno era molto intenso per delle ragioni diciamo di prestigio. Il Valsesia e il Masciullo si beccarono un paio di volte con una certa animosità. Alla fine dell'ultima smazzata il Masciullo, quando, contati i punti, constatò di aver vinto, commise un gesto non certo grave, ma di sapore un po' provocatorio. Raccolte le carte, le infilò nel taschino del Valsesla dicendogli: < Va' a casa e cerca di allenarti >. Il Valsesia, evidentemente scottato nel suo amor proprio, perse la pazienza e reagì con uno schiaffo. I presenti intervennero prontamente riuscendo a bloccare il litigio prima che degenerasse. * Tu mi devi pagare quest'affronto — esclamò il Masciullo — io voglio essere risarcito. Ma pòi parve calmarsi e se ne andò a cena. Erano le 19 circa. Due ore dopo l'operaio, che mei frattempo forse aveva bevuto qualche bicchiere di vino, ripensava all'incidente e senz'altro decideva di recarsi in casa del Valsesia. Bussava alla porta e trovava il vecchio conoscente tutto solo, intento a consumare una cena frugale con pane, salame e vino. Che cosa sia esattamente accaduto verrà forse chiarito soltanto quando il Masciullo potrà essere interrogato a lungo. Sembra comunque che costui abbia nuovamente reclamato un risarcimento per lo schiaffo subito, parlando nientemeno che di 50 mila lire. Naturalmente il Valsesia respingeva una simile richiesta e di colpo il bisticcio si tramutava in una folle tragedia. H Masciullo, ferito all'addome con un coltellaccio da cucina, avrebbe ancora avuto la forza di strappare l'arma al rivale e di ' pugnalarlo alla schiena. Dopo di che, barcollando e comprimendosi la ferita per arrestare l'emorragia, usciva dalla stanza, scendeva le •cale e ripercorreva la strada fatta prima. Il figlio diciottenne della vittima, che ha appreso l'accaduto a tarda sera quando rincasò insieme ad alcuni amici, ha subito uno choc profondo. Egli ha tentato persino di uccidersi buttandosi nelle acque dello Strona. r. g. znpvl1psfQlnvtrndss II Valsesla (a sinistra), la vittima, ed 11 Masciullo, l'omicida iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiniiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiniMiiiiii

Persone citate: Angelo Valsesia, Carlo Piazza, Gardini, Salvatore Maeciullo

Luoghi citati: Gravellona Toce, Omegna