Trentasei imputati al processo per l'oro e gli omicidi di Pongo

Trentasei imputati al processo per l'oro e gli omicidi di Pongo Da lunedì alla Corte d'Assise di Padova Trentasei imputati al processo per l'oro e gli omicidi di Pongo Gli esponenti fascisti in fuga portavano con sé un tesoro per miliardi di lire • Parte dei valori sequestrali sarebbero finiti al Partito comunista - La misteriosa fine del "capitano iVeri„.e di "Gianna,, (Nostro servizio varticolare) Padova, 22 ajtffìè. La Corte d'Assise di Padova si accinge ad affrontare uno dei processi più clamorosi e intricati del dopoguerra. Il 29 aprile, infatti, i giudici cercheranno di far luce su una pagina di storia scritta tra la fine di aprile e la metà di maggio del 1945 ed ormai nota come la vicenda del «Tesoro di Dongo>. Gli imimtiti del « processo dell'oro », sono trentasei tutti a piede libero e la lunga lista è aperta dall'on. Danto Gorrerl, già responsabile della Federazione comunista di Como per il quale, la Camera ha concesso l'autorizzazione a procedere. I fatti, descritti nella sentenza di rinvio a giudizio, sono un po' la cronaca del viaggio della colonna dei gerarchi e dei ministri fascisti in fuga da Milano vèrso la Svizzera, dove speravano di trovare la sal- vezza. La colonna, fermata dai partigiani fra Musso e Dongo, era formata da 39 automezzi, carichi di circa 400 persone di cui una ottantina' italiani e gli altri militari tedeschi; con Mussolini e la Petacci, vennero catturati anche i ministri Romano, Mezzasoma, Liveranl e Zerbino. I capi, di imputazione vanno dalla ricettazione, alla malversazione, al peculato e all'omicidio. La prima domanda cui si spera di poter rispondere al termine del processo è: dov'è andato a finire l'oro di Dongo? Si' presenta però subito un altro interrogativo cui nessu no ancora ha dato risposta, ( cioè in che consisteva il famoso tesoro di Mussolini? Le voci sono contrastanti. Alcuni sostengono che gli assertori del motto « nudi alla meta » cercavano di uscire dall'Italia con un bottino 11 cui valore sfiorava i dieci miliardi; secondo altre fonti, la cifra sarebbe di molto inferiore. Si sa ad esempio, che 930 milioni erano costituiti da fondi prelevati a Milano, prima della fuga della colonna, presso la Eanca d'Italia, la Banca del Lavoro e la Banca di Novara e che vi erano, inoltre, 100 mi lioni del fondo della Marina tedesca e 50 milioni delI'Avia ztone tedesca. Le indagini del primo Inquirente, generale Zingales, hanno stabilito che sugli automezzi della colonna dovevano tro varsi 51 Kg. d'oro in lingotti • in rottami, 2150 sterline d'oro, 21.179 marenghi e una seconda partita di 600 sterline d'oro, 149.345 dollari carta, 525.298 franchi svizzeri e una terza partita di 278.605 fr-an chi svizzeri, 16 milioni di fran chi francesi, nonché altra valuta straniera e italiana trovata nelle valigie e nelle tanche del gerarchi arrestati. In una borsa sequestrata a Mus solini si trovarono inoltre 160 sterline d'oro e assegni per 1.700.000 lire. Claretta Petacci dimenticò sull'autoblindo una borsa contenente banconote gioielli di notevole valore. Dove sono finite queste Ingenti ricchezze? La sentenza di rinvio a giudizio osserva, a questo punto: < è naturale come quella storica giornata, trascorsa fra l'entusiasmo dei partigiani e della popolazione, non fosse scevra da inevitabili confusioni dalle quali era possibile, a gente di pochi scrupoli, trarre vantaggio ». Soltanto il giorno successivo, 28 aprile, al commissario politico della zona Pietro Terzi « Francesco », venne comunicato l'ordine di raggiungere Dongo e di iniziare l'inventario dei valori sequestrati, raccolti in una sala del Municipio. In un primo tempo questa operazione si fece alla presenza di pstranei al comando partigiano, successivamente prosegui ali» presenza del Terzi, di Michele Moretti, del « capitano Neri », rag. Luigi Canali e della giovane Giuseppina Tuasi, meglio nota come « la partigiana Gianna ». Al termine dell'inventarlo fu compilato un elenco dei valori e dello cose (vi figuravano tra l'altro circa 400 milioni in banconote) e si decise la loro destinazione. Ma è a questo punto che le dichiarazioni dei vari Imputati e dei testimoni sono contr: stanti. Alcuni di essi, Infatti, dicono che venne deciso di consegnare I valori al Partito comunista che aveva finanziato le brigate garibaldine; altri nbsfgtsptqrfdldmpctsWmTpbIds sostengono invece che le sostanze erano state destinate al CLN, finanziatore di tutte le formazioni partig.-ne. Secondo la sentenza, quest'ultima dichiarazione è smentita dai fatti, perché la « Gianna » avrebbe confessato che « tutto è andato a finire al partito comunista » e perché, a più rjpre; se, 1 valori inventariati sono stati portati alla sede del Partito comunista d-. Comò e cónegnati personalmente a Dante Gorreri. La seconda parte della sentenza di rinvio a giudizio si occupa degli omicidi connessi alla vicenda. Le vittime prinipali sono «il capitano Neri» la sua amante « Gianna », che, secondo la sentenza, sono stati uccisi per ordine di Gorreri e di Pietro Vergani, delegato regionale del comando supremo delle Brigate d'assalto per la Lombardia, e poi gettati nel lago di Como. I loro cadaveri però non furono mai trovati II capitano Neri sarebbe stato soppresso per ordine del Gorreri e del Vergani, che intendevano con ciò assicurarsi l'impunità dopo l'avvenuta sottrazione di valori ingenti in danno dei componenti la colon- na Mussolini (bisogna ricordare che il Neri fu presente alla esecuzione di Mussolini e dei gerarchi di Dongo e alla sottrazione del tesoro). La sua amica Gianna, gli fu vicino sino all'ultimo e sarebbe stata fatta assassinare, sempre dal Gorreri e dal Vergani, quando la giovane stava per scoprire i responsabili della morte del suo amante. La Corte sarà presieduta dal dr. Augusto Zen, giudice a latere il dr Corrado Ambrogi; Procuratore Gen. il dott. José Schivo. Sembra che lo Stato non abbia intenzione di costituirsi Parte Civile. Fino a questo momento, dopo la costituzione di Parte Civile della vedova Bombacci, la quale tuttavia, trovandosi in America, pare abbia intenzione di rinunciare, altre non se ne sono avute. Si ritengono comunque probabili quelle della madre e della figlia del capitano Luigi Canali « Neri », a della madre della partigiana « Gianna ». Per quanto non sia stata presa una decisione definitiva circa il numero di udienze, si conosce il proposito del presidente di farne cinque per settimana, dal martedì al sabato, m. b. L'on. Dante Gorreri vezza La colonna fermata dai