Dopo l'Arabia anche l'Irak promette aiuto alla Giordania

Dopo l'Arabia anche l'Irak promette aiuto alla Giordania Dopo l'Arabia anche l'Irak promette aiuto alla Giordania Un appello di Hussein alla popolazione - Voci contrastanti sulle dimissioni delgen. Nuwar capo dell'esercito - L'azione degli oppositori e le incertezze del nuovo Primo Ministro (Nostro servizio particolare) Beirut, 17 aprile. - Confusione e allarme caratterizzano gli sviluppi della crisi in Giordania. Il governo di < indipendenti > imposto da re Hussein e capeggiato da Fakhri Khalìdi non sembra aver portato nessun chiarimento sostanziale. Gli ultimi dispacci da Amman e le informazioni che riescono a superare le frontiere dicono che il governo Khalidi stenti a funzionare sotto la pressione dell'estrema anti-occidentale e an ti-monarchica. L'accentuarsi del fermento nelle forze armate, nelle cui file sta maturando una decisa avversione alla politica del giovane sovrano, contribuisce ad esasperare la tensione. Stasera, fonti autorevoli hanno confermato le voci secondo cui Hussein sta provvedendo a far convergere sempre più numerose formazioni di fedeli beduini nei pressi delle guarnigioni dove più evidente si manifesta l'opposizione. Il governo non ha la possibilità di assumere posizioni nette. Oggi, fra l'altro, nel giro di poche ore, è stato varie volte smentita e confermala la notizia secondo cui il generale Ali Abu Nuwar, ideatore del mancato colpo di stato di sabato scorso ed attualmente in Siria, si sarebbe dimesso dalla carica di capo di stato maggiore che Hussein gli aveva tolto e che successivamente, sotto la pressione di Nabulsi, gli aveva restituito. Conferme e smentite si alternano anche nei confronti delle asserite dimissioni del generale Ali Huyarl, che è attualmente capo di Stato Maggiore, e del generale Mohammed Maayutah, nominato tre giorni fa da Hussein capo della polizia. Hussein, che alterna minacce ad appelli di solidarietà e di unione nazionale, ha fatto trasmettere oggi alla nazione un suo discorso registrato nel quale ha affermato che le sue decisioni dei giorni scorsi sono state prese nell'interesse del popolo, ed ha ouliito aggiunto che < la politica della Giordania rimane, come sempre, la politica del mondo arabo e non vi saranno cambiamenti ». Alcuni diplomatici arabi, affermano che il giovane sovrano è deciso a giocare tutto per tutto per la saldezza del suo trono. E oggi Hussein ha lasciato con breve scorta la capitale per andare ad ispezionare le guarnigioni di Zerka, di Nablus e i presidi di altre basi dove più evidente si è rivelata nei giorni scorsi l'opposizione a- palazzo reale. Si sa, d'altra parte, che Hussein si tiene in assiduo contatto col sovrano dell'Arabia Saudita e con suo cugino Frisai, re dell'Ira™, 1 quali gli hanno promesso tutto 11 loro appoggio militare ' per fronteggiare una eventuale azione di forza da parte dell'estrema. Hussein è stato anche invitato ad ispezionare un reggimento blindato (poco meno di quattromila uomini) che l'Inik, dal tempo della crisi di Suez, mantiene pochi chilometri a sud del confine con la Giordania, Saud ha già messo le sue forze dislocate In Giordania sotto 11 comando del giovane sovrano. L'impressione generale, tuttavia è che la posizione di Hussein e la consistenza del regno di Giordania siano profondamente minate. Assai forte rimane l'influenza di Nabulsi ' che sogna una federazione fra Giordania e Siria, quale primo passo verso una federazione di tutti gli Stati arabi. Il primo ministro Fakhri Khalidi, in una intervista concessa oggi, ha detto che anche il suo governo è favorevole a sempre più stretti legami con la Siria prima e ~con l'Egitto poi. Ma ha parlato soltanto di federazione « Economica e culturale ». La federazione politica, egli ha detto, verrà poi col tempo. a. p.

Persone citate: Ali Abu, Ali Huyarl, Fakhri Khalidi, Khalidi, Mohammed Maayutah