Moranino avrebbe ordinalo l'eccidio per impossessarsi delle armi alleale

Moranino avrebbe ordinalo l'eccidio per impossessarsi delle armi alleale Concluse le arringhe della P.C al processo di Firenze Moranino avrebbe ordinalo l'eccidio per impossessarsi delle armi alleale Rivalità di formazioni partigiane all'origine della tragedia - Secondo l'accusa "Gemisto,, voleva i documenti delle vittime per ottenere i "lanci,, di materiale bellico - Duro attacco alla difesa (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 15 aprile. Si sono chiuse questa sera le arringhe della Parte Civile al processo Moranino, in corso presso la Corte d'Assise d'Appello. In mattinata, ha parlato l'avv. Fortini di Firenze; nel pomeriggio l'avv. Marcellini di Genova. Sabato scorso il primo patrono di Parte Civile, aw. Pretti di Vercelli, aveva rifatto la storia degli avvenimenti. Ripartendosi 1 compiti, oggi gli altri due patroni di Parte Civile si sono soffermati a esaminare la posizione dei protagonisti. L'avv. Fortini, patrono delle Parti Civili Santucci (Gennaro Santucci e sua moglie Maria Dau, i quali hanno lasciato una orfana, Barbara) ha iniziato la sua arringa alle 9,50. Egli ha delineato la figura della vittima Santucci, che la difesa di Moranino tende per lo meno a definire non chiara. Il patrono di Parte Civile ha citato testi "e documenti per metterne in risalto l'attività partigiana ' < ardimentosa, spregiudicata, qualche volta temeraria >. Ha ricordato come il Santucci avesse fatto disertare il presidio fascista di Saluggia, come" avesse portato armi e rifornimenti ai partigiani; ha rifatto la storia dei due famosi lanci di materiale bellico paracadutato dagli alleati nei pressi di Vercelli e finiti nelle mani dei nazifascisti, spiegando come il primo lancio fosse andato fallito per mancanza di collaborazione da parte dei partigiani comunisti, il secondo per un equivoco dei piloti alleati i quali scambiarono alcuni lumi di « ranaioli > vercellesi con i segnali prestabiliti. E' emerso a questo punto l'aspetto politico della vicenda discussa in Corte d'Appello: Secondo la Parte Civile, infatti, all'origine della tragedia sta il dissidio fra il Moranino, capo di formazioni partigiane comuniste, e il Santucci, tendente a costituire unità partigiane autonome. Il Moranino non avrebbe tollerato l'accrescersi dell'autorità del Santucci, come non avrebbe tollerato che le armi alleate andassero in mano ad altri partigiani non comunisti. Questo motivo è stato ripreso dall'aw. Marcellini di Genova, patrono di Parte Civile per le vittime genovesi Strasserra e Scimone, nella sua arringa pomeridiana. Secondo l'oratore, Moranino avrebbe fatto sopprimere Strasserra e Scimone anche per impadronirsi del loro documenti e del codice in loro possesso, al fine di procurarsi le armi alleate. Per l'avv. Marcellini, Il « mito di Moranino > è stato distrutto dal suo comportamento. In un primo tempo egli non diede, alcuna, spiegazione al cappellano' pàrtlg<ànd.;xjtòn Casalvolone, né al comandane te dell'ufficio informazioni della Brigata, Perricone, dettò « Beduino ». Ai parenti disse che i cinque sarebbero presto ritornati. Ad alcuni capi partigiani disse che i cinque erano spie e come tali erano stati fucilati. Interrogato dai carabinieri nel 1949, inventò un tribunale che avrebbe regolarmente giudicato le « spie » e in tal senso costrinse a deporre alcuni suoi uomini, qualificandoli come appartenenti a quel tribunale. Ma quando questi uomini furono arrestati, Moranino li abbandonò rifugiandosi all'estero con un passaporto fai so intestato a Luigi Russo. « Come può un tale uomo aver provato quei sentimenti di pietà o quel complesso di colpa che la difesa gli attribuisce per spiegarne il contraddittorio comportamento? Come può averli provati un uomo che pur sapendo con certezza da documenti chi erano le sue vittime, getta fango su di loro diffamandoli come spie per giustificarsi e ne fa trucidare le mogli? ». Questa, in sintesi, la domanda dell'avv. Marcellini il quale ha giudicato severamente la figura del partigiano Moranino, valendosi anche dell'autorità che gli deriva dal suo passato di combattente per la libertà. E' da notare che i fatti sin qui accennati non sono messi in dubbio dalla difesa di Moranino, che insiste nel cercare una giustificazione volendo dimostrare che < Gemisto » commise un tragico errore avendo però , fondati motivi di sospetto. Il patrono della memoria di Strasserra e di Scimone ha analizzato queste possibilità di dubbio. I due furono presentati a Moranino dal medico biellese dr. Ascari il quale era in rapporti strettissimi con «Gemisto»: gli forniva medicinali e rifornimenti, curava gli scambi dei prigionieri. Non ci furono sospetti su di loro. Il capo dei servizi informazione e polizia della Brigata partigiana. Perricone, seppe della loro morte quando la < esecuzione » era già avvenuta. L'avv. Marcellini, ha concluso con un. caldo appello alla giustiziaMario Fazio

Luoghi citati: Firenze, Genova, Saluggia, Vercelli