Gronchi precisa in un discorso le prerogative della sua carica

Gronchi precisa in un discorso le prerogative della sua carica Gronchi precisa in un discorso le prerogative della sua carica "Al Capo dello Stato non spettano responsabilità politiche, ma morali, a cai non pad abdicare,, "Ne sorge an problema di coscienza che mi spinge talvolta ad esporre il mio pensiero sa questioni che interessano l'avvenire del Paese,, - Fervida adesione ai principi della Comunità ev opea Roma, 13 aprile. Con un breve discorso pronunciato a Milano all'Unione del Commercianti, il Presidente della Repubblica ha in pari tempo fatto < il punto > sulle prerogative spettanti alla sua carica ed ha aperto la via più larga ad una composizione del presunto dissidio che esisterebbe in materia di politica internazionale fra lui stesso ed i membri responsabili del governo. Egli ha, infatti, premesso di non essere « affatto dimentico che al Capo dello Stato non spettano responsabilità politiche », ma ha precisato opportunamente: <Il Capo dello Stato ha però una responsabilità morale alla quale non può abdicare, e la Nazione, del resto, non esonera da tali responsabilità i Capi di Stato, siano essi Presidenti di Repubblica o Re, come dimostrano recenti esperienze. Ne sorge — ha aggiunto — un problema di coscienza che mi spinge talvolta ad esporre il mio pensiero sulle grandi questioni che interessanotl'avvenire del nostro Paese ». Come si vede, il tono del Presidente della Repubblica non ì stato polemico né le sue parole debbono apparire ispirate da un inimmaginabile desiderio di giustificare la linea di condotta costituzionale e politica tenuta sino ad ora: qui si tratta piuttosto di una precisa affermazione di principio, che veramente sarebbe difficile non condividere, con la quale si attesta che la < irresponsabilità » costituzionale del Capo dello Stato vale bensì sul piano politico e giuridico; ma sul piano morale, come su quello storico, il Capo dello Stato deve pur sempre dare conto di tutte le proprie azioni ed omissioni. Questo il motivo, esposto dal- u inumi iiiiiiiiiiiitniiiiii nino 10 stesso Gronchi, per il'quale egli si sente in dovere di manifestare < talvolta > il proprio pensiero, e non v'è dubbio che 11 suo contributo al fine di spronare energie fiacche, illuminare e svegliare coscienze opache, segnalare necessità urgenti, da tutti debba essere apprezzato e desiderato. Così chiarita la situazione di un Presidente di Repubblica, che dal diritto riconosciutogli dalla Costituzione di inviare messaggi al Parlamento deriva l'interpretazione di avere facoltà di rivolgersi di-, rettamente anche alla pubblica opinione, c'è da fare una valutazione nettamente positiva dei termini in cui Gronchi oggi si è valso di questo suo dirittofacoltà. Egli difatti si è compiaciuto con i commercianti milanesi per l'interesse che essi mostrano verso il complesso di problemi che i nuovi organismi di solidarietà europea pongono anche all'Italia: <E' veramente confortante — ha detto — che voi ne avvertiate l'importanza e dedichiate ad essi la vostra attenzione. Veramente confortante per me che sono un europeista convinto (per usare la frase comune) e non dell'ultima ora». Nella rimanente parte del discorso, il Capo dello Stato ha fervidamente elogiato le iniziative degli operatori economici milanesi anche a riguardo, specificamente, dell'istituto testé fondato per il perfezionamento ed addestramento al lavoro commerciale, notando come appunto di una migliore preparazione e qualificazione si abbia oggi bisogno nel campo interno come in quello internazionale: ma l'importanza politica delle sue dichiarazioni non sta in queste annotazioni, per quanto ineccepibili esse siano. E' più importante che egli abbia tenuto a chiarire il proprio atteggiamento nei confronti delle nuove forme di collaborazione europea (Mercato comune ed Euratom) perché in tal modo ha sgombrato il campo da certe equivoche interpretazioni corse al momento della firma dei trattati del Campidoglio giudicandosi quasi un pretesto l'indisposizione che gli impedì di assistere alla cerimonia, e inoltre di indirizzare un messaggio di saluto agli ospiti stranieri e di riceverli in udienza al Quirinale, si era difatti sussurrato che Gronchi fosse personalmente sfavorevole a quegli accordi, o addirittura un tiepido europeista. Nel suo discorso di Milano c'è una secca smentita a simile interpretazione, e vi si trova anzi la rivendicazione del merito di una anzianità europeistica che non data dall'ultima ora: e questo è quanto serve a favorire largamente la composizione del presunto dissidio fra il Governo e il Capo dello Stato. Quest'ultimo difatti si è dichiarato non secondo ad alcuno, nel propugnare la causa europea, che è un impegno essenziale della politica estera del Governo: ed è evidente il beneficio che può derivare da simile chiarimento alla nostra azione internazionale. Il ministro degli Esteri, Martino, aveva del resto già dato ieri un proprio contributo alla chiarificazione. Se, infatti, a Gronchi si attribuiva falsamente una scarsa fede europeistica, sul conto di Martino si poneva In genere una certa diffidenza — non condivisa da GfilptdbdanddGa•f Gronchi — sulla validità e l'efficacia dell'organizzazione dell'ONU. Smentendo queste supposizioni, ieri Martino ha esaltato in Senato la funzionalità dell'ONU, e così un altro passo, dall'altra parte, è registrabile in direzione di quel comune terreno d'intesa sul quale è da augurare che siano superati tutti i malintesi che possono avere offuscato l'atmosfera delle relazioni fra 1 più alti organi dello Stato.

Persone citate: Gronchi

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma