Inizia oggi il processo d'appello contro l'ex-deputato Moranino

Inizia oggi il processo d'appello contro l'ex-deputato Moranino Per l'uccisione di cinque partigiani e di due donne Inizia oggi il processo d'appello contro l'ex-deputato Moranino La difesa, pure ammettendo che si tratta d'un «tragico errore», sostiene che nel 1944 non era possibile discriminare la reale posizione delle persone soppresse (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 11 aprile. Ad un anno e dieci giorni di distanza dalla sentenza della Corte d'appello di Firenze che condannò l'ex-deputato comunista Francesco Moranino alla pena. dell'ergastolo per l'eccidio di cinque partigiani e la successiva soppressione delle mogli di due di essi, la Corte d'Assise d'appello riaprirà domani il processo, in seguito al ricorso presentato dai difensori del ! Moranino, molto noto in Piemonte-e particolarmente nel Biellese, dove comandò una divisione partigiana con il nome di battaglia di < Gemisto ». Il dibattimento dello scorso anno fu acceso e appassionato. Durò tredici giorni con l'intervento di personalità politiche citate a testimoniare. Tra gli altri deposero gli onorevoli comunisti Longo e Moscatelli, il senatore Secchia, il senatore socialista Pertini. Per ricordare l'atmosfera accesa di quel processo basterà dire che il presidente della Corte fu bersagliato da telegrammi che richiedevano l'assoluzione o la condanna di « Gemisto ». Un testimone, Mario Perino abitante a Flecchia di Biella, fu persino minacciato di morte. L'imputato era assente, come lo è oggi. Nessuno sa o vuol fare sapere dove egli si trovi. Voci che potremmo definire ufficiose, lo vorrebbero in Cecoslovacchia; altre voci, fruttò di fantasie non facilmente appagabili, descrivono l'esistenza dell'ex-on. comunista in diverse parti d'Italia. C'è chi ha parlato di una baita d'alta montagna in cui < Gemisto » vivrebbe l'attesa del processo di appello. Ma, ripetiamo, si tratta di voci. L'ex-comandante partigiano ed ex-deputato (scomparve non appena fu privato dell'immunità parlamentare) è al centro di un intricato e doloroso episodio della guerra partigiana. Alla fine del 1944 si presentarono alla formazione cGaribaldi» comandata da « Gemisto» e operante nel Biellese, cinque individui qualificatisi partigiani: due di essi, Emanuele Strassera e Giovanni Scintone, erano agenti di collegamento con il servizio strategico americano, diretti in Svizzera per organizzare lanei aerei di armi alle formazioni partigiane. Gli altri tre — Mario Francesconi, Ezio Campasso, Gennaro Santucci — si erano uniti ad essi per passare la frontiera. Dopo contatti con Moranino, i cinque furono accompagnati da alcuni partigiani verso la Svizzera; ma per strada caddero sotto i colpi di mitra dei loro accompagnatori. La loro « esecuzione » fu in seguito giustificata con la convinzione che si trattasse di spie..In un secondo tempo furono prelevate le mogli del Santucci e del Francesconi e uccise nel cimitero di Flecchia. Dopo la Liberazione i parenti degli scomparsi effettuarono indagini per loro conto. Poi un giornale di Biella parlò dell'episodio; infine nel '48 fu presentata denunzia al giudice istruttore di Biella. Interrogato, Moranino disse che i cinque erano spie e che le due donne avrebbero potuto ■IIIIIIIIIIIHMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII rappresentare un pericolo per la Resistenza. Al termine dell'istruttoria fu rinviato a giudizio dinanzi la Corte di Assise di Novara, ma poi il processo fu celebrato a Firenze in sua assenza, e terminò con j la sua condanna all'ergastolo, commutata in 10 anni di reclusione in virtù dei condoni stabiliti dal decreto presidenziale del 19 dicembre 1953. I difensori di Moranino, avv. Colla di Torino e avv. Filastò di Firenze fondano i motivi di appello, contenuti in un fascicolo di 231 pagine dattilografate,^ su argomentazioni che cerchiamo di riassumere in alcuni punti principali: 1) Non si può escludere che alcuni degli uccisi fossero spie, e comunque individui fortemente sospettabili, anche se viene riconosciuto che si trattò di un doloroso errore nei riguardi dello Strassera e dello Scintone; 2) La decisione di uccidere i cinque e poi le due donne non è imputabile al solo Moranino; 3) La Corte ha giudicato alla luce di indagini svolte in un clima di perfetta normalità, ben diverso da quello in cui maturò il tragico episodio. II Moranino cioè non può es¬ •llllllllllllinillllllll 11 r ! 11 r 111111 w : 111111111 j 11 sere giudicato alla luce di quanto si sa oggi, ma di quanto egli poteva sapere allora. Questo sostengono i difensori, i quali sì preparano a chiedere la rinnovazione del dibattito e la citazione di un nuovo teste, il dott. Elia De Domenico, residente a Milano in via Caccialepori 10, il quale sarebbe in grado di confermare che il Moranino non agi di sua iniziativa, ma collegialmente. Il fine è evidente: ridurre la responsabilità dell'ex-deputato, ridurre cosi le pena che verrebbe poi automaticamente annullata grazie ai condoni. Il dibattimento si aprirà domani con una lunghissima relazione del presidente che occuperà la intera giornata. A tredici anni di distanza, quelle sette esistenze stroncate per ragioni che spetta alla giustizia definire, sembrano ridotte a soggetto di complesse argomentazioni giuridiche. Ma nel ricordo anonimo è più vivo ancora il senso di una tragedia che oggi, riconquistato il valore della vita umana, dà un brivido di sgomento e di dolore non soltanto per la sua inutilità. Mario Fazio