Zio Giuseppe e la sua amica confermano l'alibi sotto il martellare delle contestazioni del P.M.

Zio Giuseppe e la sua amica confermano l'alibi sotto il martellare delle contestazioni del P.M. La deposizione di Rossana Spissu a Venezia ha commosso, ma non ha convinto Zio Giuseppe e la sua amica confermano l'alibi sotto il martellare delle contestazioni del P.M. Contrasti fra i due amanti: Giuseppe Montesi uscì dalla tipografia alle 1?,30, Rossana Spissu dice d'averlo visto dopo le 18 - Perché tanta frenesia di incontrarsi quando s'erano visti due giorni prima e la relazione durava da un anno? - Ripetute esortazioni del Presidente perché venga fuori la verità * "Signorina Rossana, noi non possiamo crederle,, - l giornalisti Menghini e Doddoli riferiscono sulle loro inchieste - Oggi nuovo interrogatorio della ragazza e dello zio di Wilma (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 10 aprile. Mentre usciva dal Pretorio dopo l'estenuante interrogatorio a cui era stato sottoposto, Giuseppe Montesi ha chiaramente avvertito il senso di raggelato scetticismo che le sue parole avevano provocato nell'aula. Il Presidente Tiberi 10 fissava con occhi freddi e penetranti, il Pubblico Ministero sorrideva ironico, i difensori tacevano soddisfatti, il pubblico mormorava la sua ostile incredulità. Durante mezz'ora di autodifesa pressoché disperata, Giuseppe Montesi aveva ottenuto un assurdo risultato contrario alle sue intenzioni, tutti erano convinti che anche il suo secondo alibi è falso. Questo risultato, gravido di conseguenze, potrebbe spostare in modo decisivo l'asse processuale, rimettere in discussione tutto ciò che finora è stato fatto, ma dubitiamo che, per il momento almeno, Giuseppe Montesi possa prendere 11 posto di Piero Piccioni sulla sedia degli imputati. Per quanto il Pubblico Ministero si sia accanito a dimostrare che il giovane zio di Wilma non dice il vero quando dichia- • ra di aver trascorso il pomeriggio del 9 aprile con Rossana Spissu, la sorella della sua fidanzata, egli ha lasciato chiaramente intendere di non credere che Giuseppe Montesi sia responsabile della morte della nipote. A quali scopi tenda il Pubblico Accusatore non sapremmo dire con precisione, certo egli desidera giungere ài momento in cui dovrà iniziare la Bua requisitoria con il capo interamente sgombro di tutti i dubbi e sospetti che pesano sui vari personaggi i quali, anche contro loro voglia, si sono inseriti in questa vicenda. Due grossi ostacoli gli si parano ancora dinanzi, la presenza di questo ingombrante e giovane zio di Wilma e di Anna Maria Caglio. Dopo aver smantellato il primo alibi di Giuseppe Montesi, il Pubblico .Ministero ha saggiato in più punti il secondo, e lo ha, sentito scricchiolare paurosamente. Egli ha avvertito che dietro alle reticenze, ai tentativi maldestri di far combinare gli orari che decisamente non combaciano, si nasconde qualche mistero, piccolo o grande, su cui sarà impresa ardua fare luce piena. E non si tratta, ripetiamo, del sospetto che Giuseppe Montesi abbia avuto una relazione innaturale con sua nipote, ma della certezza che non sia mai stata detta interamente la verità sulla giovane figlia del falegname. Una figura misteriosa Oggi, a distanza di anni, crediamo non sia più possibile sapere chi fosse Wilma Montesi, quali sogni e desideri avesse, quali compagnie frequentasse, ma è possibile conoscere coloro che la circondavano, i parenti Boprattutto, che sono ancora vivi e non hanno interamente rinnegato il loro passato. Giuseppe Montesi, la sua fidanzata, la sorella della sua fidanzata possono essere testimoni di forte spicco per cercar di mettere nella luce giusta quella enigmatica ragazza di ventun anno, morta nel modo più misterioso che si possa immaginare, e su di loro il Pubblico Ministero batte con domande martellanti per lacerare i troppi veli con cui costoro avvolgono la loro esistenza. A furia' di insistere nei suoi propositi demolitori, il Pubblico Accusatore è riuscito a strappare qualche lembo e attraverso i buchi si è potuto scorgere il cerchio di abitudini, non esattamente esemplari, di questa gente, la loro disinvolta indifferenza alle promiscuità senti mentali. La situazione si è improvvisamente capovolta, dalle orgiastiche avventure di Capocotta, la scena si è spostata in modeste case popolari, addirittura nelle baracche delle c Bi donvilles > che ancora sorgono al margini di Roma, e quello che si è visto non è proprio edificante. Non c'è da gettare la croce addosso nemmeno ai nuovi protagonisti, ma non si può non osservare che'sul piano di determinate situazioni, proletari e borghesi ed aristocratici si equivalgono. In definitiva, siamo tutti impastati della stessa materia. Oggi durante le deposizioni di Rossana Spissu e di Giuseppe Montesi, il malinconico romanzo di amori che si intreccia fra membri della stessa famiglia ha dipanato i suoi capitoli tra gli odori grevi delle cucine ancora da rigovernare, gli androni male illuminati, le ombre di qualche sottoscala. Non è meno malinconico dì quelli narrati da Anna Maria Caglio, ambientati nel recessi di Capocotta.o altrove; ma se questi ultimi non ci sorprendevano perché conoscevamo i gusti dei protagonisti, quelli che si svolgevano in casa di Giuseppe Montesi, o di Rossana Spissu, ci hanno consentito di scrutare un poco l'esistenza di Wilma e di afferrare alcuni significati delle parole pronunciate dai suol genitori per dipingerla, ignara, pudica, angelica. Ad un certo momento, esattamente nel dicembre 1953, nella casa di Giuseppe. Monte- si si svolge una scena che ha la sorda opacità di alcune pagine dello zollano tAssommoir>. Sono presenti Roàsana e Mariella Spissu, Giuseppe Montesi, il padre, la madre, la sorella, i nonni di Wilma. Bevono il caffè dopo cena, nel tinello. Rossana porge la tazza al padre di Wilma, civetta con lui. La madre di Wilma fa una scenata, volano insulti. Rossana Spissu dà un calcio nel ventre alla madre di Wilma che si scaglia indignata. Interviene Rodolfo Montesi che afferra la moglie e volano schiaffi. Scenata in casa Montesi La reazione sembrerebbe sproporzionata se Rossana avesse solo civettato con Rodolfo Montesi. E la scena sì svolgeva sotto gli occhi di < zio Giuseppe >, fidanzato con Mariella, amante di Rossana e legato a chissà quante altre galanti relazioni suburbane. Questo era l'ambiente dei Montesi che essi stessi hanno dovuto svelare srtto l'incalzare delle domande. Si è gridato, da qualche parte, allo scandalo a indebite, intrusioni in vicende familiari private, come se di Montagna, Polito, Piccioni non ai fosse detto tutto, e an che qualcosa di più. SI osserverà che, questi ul timi sono imputati e che Giuseppe Montesi è un testimone ma si trascura con eccessiva facilità che si tratta di un particolarissimo testimone che ha chiaramente mentito una prima volta e che, secondo l'opinione del Pubblico Ministero, continua a mentire per nascondere qualcuno o qualcosa che sarebbe estremamente interessante conoscere. Che egli affermi, di aver taciuto la prima vòlta, fino al punto di querelare per calunnia i suoi colleghi d'ufficio, per non arrecare un dolore alla sua fidanzata scoprendo la sua tresca con la sorella di costei, appare oggi piuttosto puerile. La sua relazione con Rossana Spissu durava dal 1952, i suol familiari lo sapevano, i vicini ne parlavano, egli stesso, a quanto ha affermato il testimone Leo Leonello sì sarebbe vantato apertamente di < farsela con sua cognata». In questo caso, quale bisogno aveva Rossana di telefonargli proprio alle 17,30 del 9 aprile 1953, indurlo,, ad abbandonare il lavoro? Poteva, come di consueto, attenderlo alle 20,30 e trascorrere con. lui l'abituale ora d'amore ai margini di una strada deserta, sulla giardinetta Ma, oltre a questa ingenuità che potremo definire psicologica, c'è il gioco delle ore che non funziona. Rossana Spissu ha affermato oggi di avergli telefonato alle 17,30 tornando da Ostia, dal bar della stazione, di aver preso il tram e di essersi recata fino all'ufficio di Giuseppe Montesi. Fatti i calcoli dei tempi e delle distanze, Rossana non può essere giunta alla tipografia Cascianl prima delle 18. Tutti 1 colleghi d'ufficio di Giuseppe Montesi sono invece concordi nell'affermare che costui ricevette la telefonata alle 17,30, rimase pensieroso qualche ^minuto al suo tavolo, quindi uscì subito per recarsi, come disse al proto Leonello, ad Ostia. In sostanza, egli sarebbe uscito dalla tipografìa non dopo le 17,40. Ma Rossana afferma di averlo veduto uscire dal portone quando lei era già ad attenderlo da qualche tempo, cioè dopo le 18. Il contrasto fra le due affermazioni, la premura che Giuseppe Montesi avrebbe dimostrato di uscire Immediatamente dopo la telefonata, hanno radicato nel Pubblico Accusatore la convinzione che anche questo secondo alibi sia falso, che Giuseppe Montesi, in quel pomeriggio, non sia stato con Rossana Spissu, ma con qualche altra persona. Poteva, quest'altra persona, essere Wilma Montesi? La risposta, probabilmente, non sarà mai pronunciata. L'analisi dell'ambiente e dell'atmosfera che avvolgevano Siuseppe Montesi fatta con penetrante intensità dal Pubblico Ministero lasciano supporre che il galante zio non avrebbe avuto, remore o timori, ma non esìste un indizio che egli abbia avuto una relazione, anche platonica, con la nipote, e nemmeno che fosse con lei in quel pomeriggio, magari per una innocente passeggiata al mare. Tuttavia, sentendo che se anche il suo secondo alibi franasse più nessuno lo sottrarrebbe al tremendo sospetto, Giuseppe Montesi si è attaccato con disperata pervicacia al romanzo d'amore con la cognata, condannabile, ma non incestuoso, ed in Rossana Spissu ha trovato una « spalla > sicura e fedele, anche se non troppo convincente. Fra di loro c'è un bimbo, Riccardo, di quasi due anni. Rossana e Giuseppe affermano che è il loro bimbo; la ^madre e il fratello di Rossana, in un primo momento, hanno dichiarato che il padre del bimbo è un altro uomo, sposato e senza nome fino a questo momento. La giovane Rossana Spissu e Giuseppe Montesi insistendo sullo stesso alibi si sono spesso contraddetti (Telefoto)

Luoghi citati: Ostia, Roma, Rossana, Venezia