La Passione secondo Matteo di J.S. Bach al Teatro Nuovo

La Passione secondo Matteo di J.S. Bach al Teatro Nuovo JPejr la Società "Musica da Cawaa.es*a. 9» La Passione secondo Matteo di J.S. Bach al Teatro Nuovo Nessuna fra le più voluminose e complesse opere di Bach è attrattiva quanto La Passione secondo Matteo: non quella secondo Giovanni, né l'Oratorio di Natale, né la grande Messa, per non citare le musiche soltanto strumentali, che destano interessi speciali. Forse l'invito ad ascoltare molte Cantate, almeno cinquanta, le più belle fra le duecento, trarrebbe tanti amatori quanti accorrono alle repliche, non ancora frequenti, purtroppo, della Matthaus-Passion. L'attrazione di questa superba opera d'arte è uno dei casi più consolanti nel campo dell'odierna cultura musicale in Italia, e anche uno degli argomenti più convincenti nella discussione, oggi diffusa, intorno all'essenza e ai valori dell'arte, nella disputa intorno alla tecnica, alla costruzione, alla stesura, all'architettura, dì per sé stanti, oggi idoleggiate. Alla domanda: perché proprio questa Passione è la più fortunata nella pubblica accoglienza': la risposta è facile, ed è estetica e critica: perché è la più potentemente drammatica che vuol dire potentemente lirica, poetica. Non per altro. Infatti, se il pregio consistesse nella tecnica, negli elementi strutturali, compositivi, nella elaborazione dell'armonia, del contrappunto, delle fughe, nel la tematicità e negli svolgi menti e nelle variazioni, nelle singolarità della vocalità e istrumentalkà, e via dicendo un ugual successo toccherebbe a tutte l'altre opere sue, parimenti conteste. Ma non si tratta di scienza, né di calcoli, né di assoluta originalità formale, bensì, ripeto, di potenza creativa, di intensità espressiva, procedenti dalla vigoria dei sentimenti, e ascendenti dalla psicologica esperienza, dalla coscienza, dalla riflessione, alla più pura sfera. Ciò che non si riscontra per esempio nell'Arte della fuga, tanto idolatrata dai meramente tecnici. Nell'universale consenso alla Matthaus-Passion, che pur essa, come altri « capilavori », r x zone meno felici, quelle appunto in cui la costruzione non fu in ogni parte sufficientemente animata dall'emozione < passionale », nel consenso, dicevo, taccior." ormai, o hanno eco fievolissima, ie correnti ideologiche, variamente e lungamente dominanti, che tentarono spiegare la sostanza e l'apparenza: le classificazioni sovrapposte o antitetiche, i riferimenti, le compara vazioni, le influenze, la retorica e il barocco, il razionalismo e il simbolismo, il classicismo e il romanticismo, il positivismo e l'idealismo, il tecnicismo e ai nostri giorni l'astrattismo. (Chi desideri una vista spaziosa e minuziosa sulla varietà degli orientamenti, dei pensieri, su Bach, dal suo tempo ad oggi, legga il chiaro saggio di Luigi Ronga, Bach. Mozart, Beetho- , o o e o i n o , é ù d a e i a l e e e é e, a, i a a le o olr », pe ne inn e he naia ven, ora edito da Neri Pozza a Venezia). Un pregiudizio tra gli altri tenace, che certamente durerà, è quello che insiste sulla destinazione pratica, il culto, la chiesa, la religione, e, come in altri casi, giudica l'opera sui generis. Non basta a sradicare questo preconcetto la vitalità dell'opera, la quale perdura pur nelle condizioni più opposte alle native: scritta da un luterano per luterani, vibra nell'animo dì gente di qualsiasi fede, e anche degli atei; votata a risuonare nella penombra del tempio, è gustata nelle sfolgoranti sale dei teatri e dei concerti; formulata nel linguaggio musicale del Settecento, è Intesa e percepita come attuale dopo due secoli; sorta per l'adeguamento alle ristrette risorse corali, solistiche, orchestrali, di un'esigua cantoria, sopporta la moltiplicazione, la dilatazione, anche enorme, dei mezzi sonori. E' smi generis un componimento che non soffre di tante varianti pratiche, o noi; deve essere compreso e stimato in sé, per la resistente intrinseca energia spirituale? Alto documento è questa Passione dell'eterno requisito delle opere d'arte: la concretezza drammatica, la quale nel caso della stesura dialogica, della dinamica degli episodi, anche senza scene, né costumi, si risolve nell'individuazione di immaginati personaggi, e nel canto, che è vocale e strumentale, dei loro stati d'animo, varii e fluenti con le azioni. Non si esclude, cosi dicendo, che le condizioni ambientali, contingenti, di Bach e dell'opera, abbiano determinato o agito sul pensiero, sull'animo, sulla stesura. Ciò che fa, e, vogliamo tentare una profezia?, farà vivere, la San Matteo, deriva, Bla dall'aver egri Incarnato, integrato, nella forma lo spirito, sia dall'aver sublimato la < passione > umana in entità lirica. Nuovamente la suggestione musicale vinse iersera gli elementi mondani. Il lamentoso, grave canto della cristianità tremebonda, con quella molteplicità lineare stretta nell'ansia, e quelli interrogativi, sorpresi e atterriti, assorbì, fin dalie prime battute, l'attenzione e i sensi, sicché il luogo, la gente, e sul palco le vesti moderne e le luci e tutt'i richiami dell'ora, sembrarono svanire in uno strano obblio. E uno dopo l'altro i « pezzi », che per a l'affinità fanno un'interrotta e unità, i recitativi, i più belli e o ai hi e li u gi, gi o- in quel tempo, le arie e gli ariosi, i cori a cappella e quelli concertati, e le distinzioni e le amalgame timbriche, avvincevano in un giro di attimi, nella più elevata accezione, religiosi. Parecchi astanti erano sorpresi leggendo nel programma accanto ai nomi di Friederike SsFBcAef r a i i e , e Sailer e di Margarethe Bence, soprano e mezzo soprano, di Fritz Wunderlich, tenore, di Horst Giìnter e di Donald Bell, bassi, la postilla indicante i teatri di Stoccarda, di Amburgo, di Berlino, ai quali essi appartengono. Vorremmo che quella sorpresa fosse sempre destata da nomi e qualifiche di cantanti. nostrani, versatili, augureremmo, in ogni specie di stili e di gusti. Sarebbe un giorno radioso per la cultura, quello in cui una Società di concerti potesse annunciare che quartetti di voci applaudite alla Scala o al San. Carlo son pronti a eseguire cinquanta Cantate di Bach. I solisti, ora nominati, sono egregi. Conoscono lo spirito e le maniere di Bach. Corretti, sobri, ne espongono pianamente le ampie cantilene, le fiorettano, le accentano, con nobiltà e dignità. Il primo basso impersonò Cristo, con mitezza, bontà, trascendenza. Ottimo, il tenore. Rare volte avviene di ascoltare un Evangelista che, parimenti disinvolto, concilii l'asperità della tessitura con una. dizione, che, narrando, rifletta l'emozione dei pietosi eventi rievocati. Di solito l'Evangelista tedesco sembra un galletto. Questo ha possibilità di canto piacevolmente robusto e delicatamente acuto. In realtà l'Evangelista bachiano è un cronista commosso. L'aggettivo egregio s'addice anche al co - una settantina di giovani. - verdezza, tal volta troppo Swperta, è ricca di scatti, di entusiasmo, e non manca d'agilità, di scorrevo lezza. E' il Bach-Chor di Munchen, recentemente raccolto e istruito dal giovane maestro Karl Richter, la cui concertazione è pregevole. Si notarono parecchie accuratezze. Una, nel fraseggio del sostrato armonistico, claviccmDalo e archi, dei recitativi. Questi, < secchi », com'è nella terminologia ufficiale, acquistavano morbidezza, plasticità, movenze cordiali, nelle semplici e toccanti modulazioni, concordi con le espressioni del canto. Un'altra, nella scansione del basso continuo, marcato nelle note basilari, e cantato, poiché il giro armonistico canta in Bach quanto una melodia affettuosa. Un'altra ancora, nell'emergere, molto sensibile dei legni dalla massa degli archi, -com'era nel non sintetico gusto del concerto, e come chiaramente documentano i Brandeburghesi. Buona, infine, la non folta schiera estratta dall'Orchestra bavarese. Un insieme, così disciplinato, e pronto alle molte esigenze, meritò riconoscenza, ri conoscimento, un caloroso successo. Il teatro era, grazie a Bach, gremito. a. d. c

Luoghi citati: Amburgo, Berlino, Cawaa, Italia, Stoccarda, Venezia