Il card. Segura sognava una Spagna come al tempo della guerra contro i Mori di Nicola Adelfi

Il card. Segura sognava una Spagna come al tempo della guerra contro i Mori E' MORTO DOPO LUNGA MALATTIA Il card. Segura sognava una Spagna come al tempo della guerra contro i Mori L'indomabile vecchio non accettava compromessi né con gli «infedeli» né con la civiltà moderna - Nella sua diocesi aveva vietato «jazz» e cinema e scomunicato un'intera città per un ballo in piazza - Lottò contro Franco, che giudicava non abbastanza ligio ai doveri del buon cattolico, e resistette anche all'autorità della Santa Sede • Il doloroso tramonto lontano dal suo palazzo di Siviglia Madrid, 8 aprile. Il cardinale Segur_, ex-Primate di Spagna, è morto nella notte, dopo lunga malattia, in una clinica madritena dove era ricoverato da tempo e aveva subito difficili interventi chirurgici. Nella tarda mattinata il card. Pia y Deniel, attuale Primate, ha celebrato la Messa di suffragio; si sono recati a rendere omaggio alla salma il Nunzio Apostolico, i ministri dell'Aviazione e della Giustizia. l'Infante di Spagna. Un decreto del generalissimo Franco stabilisce che, in riconoscimento « dei grandi servizi resi dal Cardinale alia Patria », i funerali si svolgano con gli stessi onori riservati alla più alta gerarchia civile; le forze armate scorteranno il corteo funebre. Domani la salma verrà trasportata con un corteo di automobili a Siviglia, diocesi dell'estinto, dove ò stato proclamato un lutto uilicialè" di tre giorni. L'inumazione solenne avverrà mercoledì. Celebrando la Messa nella sua cappella privata, Pio XII ha dedicato questa mattina una speciale intenzione all'anima delio scomparso cardinale. Tutte le volte che sulla Spagna soffia il xtenlo delta rivoluzione, non importa da quale direzione tiri né per quali motivi, comincia la matanza de los iraiies, eh'è quanto dire l'eccidio, il massacro dei frati. Quando cadde la monarchia, un sindaco dell'Andalusia così telegrafò al Ministro dell'Interno: < Qui proclamata repubblica, cosa faccio ora del parroco/ >. in pochi ytorni una sartoria madrilena specializzata nella confezione di indumenti ecclesiastici, dovè tagliare e cucire alla meglio ottocento abiti civili per altrettanti sacerdoti. Là per là non servirono, ma non appena ti generale Franco dall'Africa sbarcò sulle coste spagnole e di conseguenza cominciò la matanza, molti preti e frati si salvarono 111 ) 11111 r h 11 i 11111:11 : l ] 1111 : b ; : i i 111M111111111 i ì l : l, 111 u proprio in grazia di quegli abiti civili. Quanto vasto e furibondo fu il massacro, lo ricordano ancora tutti gli adulti nella Spagna;. nella piazza di diversi paesi si organizzarono corride in cui la parte del toro era assegnata ai preti. Possiamo anche restare sgomenti davanti a queste esplosioni di cieco furore, ma ricordiamoci che la Spagna è la terra di Ignazio di Loyola, di Torquemada, dell'Inquisizione, degli auto-dafe. il anche del cardinale Pedro Segura y Saenz arcivescovo di Siviglia e già Primate di Spagna. « E' un vecchio terribile», dicevano di lui i monsignori del Vaticano scuotendo il capo con compunta tristezza; <è un uomo indomabile, che non sente ragione ». Pur senza dirle, le stesse cose pensava probabilmente di lui Francisco Franco. A io anni il cardinale era rimasto tutto d'un pezzo, al servizio di Dio e della Chiesa, come quando era un adolescente e cadeva in estasi. Non era disposto a fare concessioni né ammetteva compromessi: secondo lui, tutto e tutti dovevano obbedire alla legge di Dio, sottostare ai decreti della Chiesa. Il cardinale Segura era insomma un integralista di estrema destra, anzi il cvpo riconosciuto degli integralisti spagnoli. Per lui, il passato con il suo carico di tragiche esperienze non contava, e neppure contavano le minacce che si profilavano all'orizzonte, i pericoli di future matanzas: importava solo stare fermi, immobili, a difesa dei principi che avevano animato i santi della Controriforma e i cattolicissimi sovrani assoluti. Una volta fece scrivere un violento attacco contro il ministro degli Esteri Martin Artajo perché stava adoperandosi per stabilire rapporti amichevoli con i popoli africani; fece scrivere sul suo foglio diocesano che, se la Sjiagna non fosse caduta cosi in basso, se i suoi ministri avessero conservato sia pure una scintilla del grande incendio che aveva divoralo Isabella la Cattolica, non della pace.con i Mori si occuperebbero, ma del loro sterminio. E quando gli facevano timidamente osservare che i tempi erano diversi, e il mondo cambiato, quando gli dicevano che la Spagna non poteva vivere come un'isola, fuori e segregata dall'universo, l'irriducibile Pedro Segura rispondeva ohe invece, si, la Spagna doveva vivere come un'isola in un mare nemico, e poi da quell'isola le milizie cristiane avrebbero dovuto muovere alla conquista del mondo ritornato pagano. Se questo era l'uomo e se così estrema era la sua polemica contro i tempi moderni, chi proprio non gli andava a genio era il capodello Stato, Franco. Nei confronti del Generale, il Cardinale s\ sentiva nella condizione d'animo d'uno che sia stato ingannato, tradito; e, quando poteva, tuonava contro di lui, umiliava quel potente di fronte all'intera nazione. Per la verità, è difficile immaginare governante più pio, più devoto, più clericale di Franco. Non appena assunse il potere, si recò nel monastero de Las Huelgas presso Burgos e, dopo aver ascoltato la Messa dello Spirito Santo, giurò nelle mani del cardinale Gomà, che era il Primate di allora. Il primo colloquio che ha il Caudillo ogni mattina, non appena esce dalle sue stanze, è col suo direttore spirituale; e tutte le mattine si confessa, ascolta la Messa, si accosta alla Comunione. Tre anni fa, quando Franco si recò a ricevere la laurea in diritto canonico nella Università di Salamanca, disse fra l'altro: c La massima che bisogna dare a Cesare quel che appartiene a Cesare andava bene in altri tempi, quando i cristiani erano una minoranza nel mondo pagano. Oggi invece che siamo tutti servi di Cristo, dobbiamo dare a Dio anche quello che appartiene a Cesare: in realtà tutto appartiene a Dio ». B un'altra volta, dopo aver ricordato gli immensi vantaggi accordati al clero, disse: c Forse qualcuno vorrebbe domandarmi perché faccio tanto per la Chiesa. Ebbene, mi sembra chiaro: 10 non voglio presentarmi a mani vuote davanti a Dio ». Non sono parole, come sa chiunque abbia visitato la Spagna: di domenica, soie pioggia o gelo, lunghe code si snodano davanti alle chiese. Il Venerdì Santo, ma anche in altre occasioni, migliaia e migliaia di uomini e di donne avanzano a piedi nudi per le strade di Madrid con le braccia alzate a croce e con lo sguardo fisso, ardente. Per volontà di Franco, il carabiniere, la guardia civile, il poliziotto è sempre pronto a intervenire per mantenere assoluta l'influenza del clero sul costume, sui sentimenti, sulle vicende familiari degli spagnoli. Ma tutto questo zelo cattolico non accontentava neppure di lontano il Cardinale di Siviglia. I veicoli delle sue sdegnate critiche erano, il pulpito, le lettere ai parroci, 11 bollettino diocesano, e al-, l'occorrenza si serviva anche di pamphlets anonimi. I pretesti erano quotidiani e diversissimi, ma il succo delle critiche sempre lo stesso: accusava Franco di modernismo, di demagogia, di socialismo, di tollerenza verso i protestanti americani e i maomettani marocchini, di essere cieco di fronte agli spettacoli di corruzione. Una volta che Franco, forse per conciliarsi questo suo strenuo nemico, annunciò che si sarebbe recato in forma solenne a Siviglia, il ribelle gli fece'trovare chiuse le porte della cattedrale; quanto a lui, disse che se ne sarebbe andato a fare gli esercizi spirituali nella Sierra Morena: restò invece a Siviglia, chiuso nei suo rosso, scuro palazzo arcivescovile, e tutti lo appresero, chi con allegro entusiasmo e chi con rammarico o collera. I rapporti del Cardinale con la Chiesa, con gli uffici della Segreteria di Stato, furono buoni un tempo, ma negli ultimi quattro anni erano diventati decisamente pessimi. Il fatto è che per la Chiesa gli uomini della tempra di Segura, capaci cioè di correre incontro al martirio con la gioia della liberazione, sono utilissimi in tempi procellosi, quando le flamine della rivoluzione minacciano di travolgere tutto; diventano invece imbarazzanti quando torna la calma e i rapporti fra Stato e Chiesa vengono regolati attraverso una rete di compromessi. Per questo Segura, comportandosi da par suo durante la guerra civile, fu molto amato da Pio XI, il Pontefice che gli aveva conferito il berretto cardinalizio nel 1927. Anche in seguito, Pedro Segura fu trattato con benevolenza: i rapporti fra Vaticano e Franco non erano chiari, alla Chiesa conveniva avere in mezzo agli spagnoli un prelato del prestigio e del coraggio di Segura, con cui poter premere su Franco. Poi, il 27 agosto 1953, ci fu il Concordato fra il regime franchista e la Chiesa, e per Segura cominciarono gli anni amari. In quel tempo c'era un sacerdote di mentalità moderna, padre Venancio Marcos, che parlava alla rar dio con molto successo; sosteneva che bisognava recidere le radici del male, non già le foglie. E foglie erano per don Venancio » balli, il jazz, il cinema, i profumi, i cosmetici, le piccole civetterie delle giovani. Per tutta risposta il cardinale Segura condannò il jazz definendolo < opera del demonio », bandì il cinema dalla sua diocesi, scomunicò i 15 mila cittadini di Triana perché avevano ballato in piazza il giorno della festa del santo patrono. La Chiesa guardò sempre più accigliata. Qualche mese dopo, quando ti Nunzio apostolico mons. Ildebrando Antoniutti si recò per una cerimonia a Siviglia, accadde il peggio. Il Cardinale interruppe la cerimonia, salì sul pulpito e si mise a tuonare contro Franco, contro la Falange, contro gli antimonarchici, contro tutti, compresi i protestanti americani. Il Vaticano si mosse allora con decisione: accanto al Cardinale mise un arcivescovo coadiutore, mons. José Buenos Y Monreal, con II1MIIIIIIIIIIIIIIIIIII1IIII1I1I1IIIIIIIIIIII1IIIII1III1 eguali poteri e con diritto alla successione. Il provvedimento significava che il terribile Pedro Segura veniva esautorato. Ma, sì, ci voleva ben altro per metterlo in disparte. « Segura, martire della verità », fu un opuscolo che subito venne diffuso dagli integralisti in tutta la Spagna; il Papa, il Vaticano, il Nunzio apostolico e molti altri personaggi, erano tutti presi di petto e malmenati. « Possa lo penna spezzarsi in mano a coloro che scrivono siffatti libelli anonimi », fu la risposta della Chiesa. La quale, nel marzo 1955, ordinò che fosse fatta un'inchiesta a Siviglia per acceriare chi avesse scritto l'opuscolo. Quando cominciò a diffondersi la voce che sarebbe stato allontanato dalla sua sede, Segura disse: *Nemmeno i carabinieri riusciranno a cacciarmi fuori della mia diocesi ». Restò qualche tempo prigioniero nel palazzo arcivescovile. Poi i malanni diventarono troppi per il suo vecchio organismo e fu portato in una clinica a Madrid. Pochi riuscivano a superare la cortina di vigilanza disposta intorno a lui e, seppure l'infermo diceva qualche cosa, essi conservavano nel segreto le sue parole, in modo che non fossero udite da alcuno né nella Spagna né altrove. Nicola Adelfi I1II1II1IIIIIIIMI1IIIIIII1IIIIIIII1IIIMIIIIIMIIIÌII1IIIII1