li sopraluogo del Tribunale a Roma ha fatto cadere la tesi del pediluvio

li sopraluogo del Tribunale a Roma ha fatto cadere la tesi del pediluvio E' impossibile che Wilma Moritesi sìa scesa per ristoro nel mare agitato di Ostia li sopraluogo del Tribunale a Roma ha fatto cadere la tesi del pediluvio Restano ancora valide le ipotesi dell'omicidio colposo e del suicidio • Dei super periti il prof. Canuto crede a un disperato gesto della ragazza, il prof. Ascarelli si dice "perplesso» - Mercoledì contronto ira zio Giuseppe, le sorelle Spissu e gli accusatori - Sabato forse l'interrogatorio decisivo della Caglio (Dal nostro inviato speciale) Roma, 6 aprile. Questa breve parentesi romana del processo Montesi è servita ai giudici per fissare alcuni punti essenziali della causa che, ormai, volge rapidamente all'epilogo. Al termine del viaggio nella capitale, si potrebbe già fare un primo bilancio consuntivo di tutto il processo, ciò che ancora sarà discusso a Venezia non avrà più influenza diretta, sarà una appendice interessante, magari appassionante, ma non indispensabile. Esaminando le tre ipotesi, disgrazia, suicidio, omicidio alla luce delle ultime risultanze processuali, appare evidente che l'ipotesi dilla disgrazia, o del pediluvio, risulta come la più fragile. Il giorno in cui i giudici erano ad Ostia, hanno constata* j che quel mare- ribollente e infuriato, sostanzialmente identico a quello in cui Wilma si sarebbe bagnati i piedi quattro anni or sono, non invitava certo ad un pediluvio. Oltre alle condizioni ambientali avverse, contro la Ipotesi della disgrazia stanno le misurazioni dei tempi e delle distanze. Uscita dal portone alle 17,20, Wilma Montesi non può esser stata veduta alle 17 e 30 sul treno, ed alle 18 sulla spiaggia di Ostia. L'ipotesi del suicidio, dopo le dichiarazioni della zia di Wilma e le convinzioni espresse dal prof. Giorgio Canuto, ha in causa una sua evidente concretezza, ma urta contro le affermazioni della sezione istruttoria che fissa categoricamente l'ora di morte della ragazza nel tardo pomeriggio del 10 aprile, cioè ventiquattro ore dopo che Wilma è uscita da casa.. Come già a Venezia il prof. Maccaggi, ieri qui a Ro ma il prof. Ascarelli ha fatto alcune concessioni che sono in contrasto con le conclusioni a cui sono giunti nella loro perizia. Poiché le condizioni del cadavere, per quanto potessero sembrare buone, se non ottime non consentono di stabilire categoricamente che la morte deve essere sopravvenuta dieci ore al massimo prima del rinvenimento di quel povero corpo, il prof. Ascarelli, che pure ha sostenuto la tesi dell'omicidio come la più probabile, ha dovuto riconoscere che quel povero corpo può essere rimasto in acqua anche venti ore, sarebbe cioè stato abbandonato verso mezzogiorno del 10 aprile. Poiché gli hanno fatto notare che quella non è l'ora più adatta per abbandonare ragazze svenute sulle spiagge, il prof. Ascarelli ha pronunciato per due volte quella sua quasi angosciata esclamazione: « Sono perplesso, sono davvero perplesso ». A questo punto riprende vigore la tesi sostenuta, dal prof, Giorgio Canuto, che cioè quel corpo sia rimasto in acqua anche 36 ore, e si arriverebbe cosi a stabilire la morte nel tardo pomeriggio del 9 aprile. Poiché, come abbiamo detto, l'ipotesi della disgrazia appare come la più fragile, rimane la alternativa, suicidio o ornici dio. Per la tesi del suicidio, ol tre alle indicazioni fornite da zia Ida che ha raccontato del tentativo della nonna di Wilma di buttarsi dalle scale, del fascino innaturale che la ragazza sentiva per l'acqua dopo un giovanile pericolo di annegamento, della supposizione che nel pomeriggio del 9 aprile in casa Montesi ci sia stata una lite violenta, ci sono le osservazioni del medico legale, 11 quale trova che nei gesti della ragazza (lasciò a casa i pochi gioielli, si tolse calze, scarpe e reggióalze) ed in quelle dei parenti, che subito andarono a cercarla lungo gli argini del Tevere e nel pozzo del cortile della falegnameria, ci sono tutti gli elementi per avvalorare la tesi di un suicidio. Contro questa tesi, però, insorgono i familiari di Wilma, i quali smentiscono le affermazioni di zia Ida, dichiarano che tra loro regnava un accordo perfetto, che Wilma era lieta di sposare l'agente di polizia, che mai la mente della ragazza è stata turbata da pensieri men che leciti ed onesti. Se si vuol dar credito alle parole dei Montesi, bisogna fatalmente cadere sulla tesi dell'omicidio. Chi può aver abbandonato esanime corpo della ragazza su quel deserto tratto di spiaggia? Fino ad alcuni giorni or sono, l'unico imputato era Piero Piccionf, ma durante il soggiorno romano del Tribunale, sospetti che gravavano su Giù seppe Montesi, o « zio Giusep pe >, si sono concretati in aper te accuse lanciate dai giornalisti Menghini e Doddoli. I familiari di Wilma, che in un primo tempo guardavano il giovane e scapestrato zio con mal celato rancore, quando lo hanno sentito accusare di essere lui il compagno della tragica gita al mare, hanno ricostituito il fronte familiare rotto per una furiosa lite scaturita dalle esuberanze affettive di Rossana Spissu, la sorella della fidanzata di < zio Giuseppe >, verso il padre di WHma, ed hanno assunto la difesa del loro con giunto. Nello stesso tempo, i Montesi conservano nei confronti di Piero Piccioni la iniziale indifferenza, e confermano la loro convinzione che egli sia innocente. Ciò induce a pensare che i Montesi neghino la possibilità di un suicidio per allontanare la vergogna, così umana, di avere un suicida tra i propri familiari e neghino la tesi dell'omicidio per impedire che si pvemvbarpt possa sospettare una « seconda vita> di Wilma, Messi in questa condizione, essi si aggrappano disperatamente alla tesi della disgrazia, vogliono il pediluvio ad ogni ceto, che è la tesi meno sostenibile. I giudici, per quanti sforzi abbiano compiuto, non sono riusciti a rompere il cerchio delle piccole reticenze dietro cui si nasconde la verità, dopo due mesi e mezzo di pubblico dibattimento, di Wilma Montesi viva essi conoscono assai poco, come tutti noi. Forse non c'era molto da scoprire, probabilmente Wilma era una ragazza che aveva una sola, opaca esistenza, ma la cortina fumogena che è stata stesa attorno al suo rapido passare tra i vivi, ha fatalmente generato dei sospetti. Oggi, quasi sullo stesso piano, due uomini sono indicati come i probabili compagni di quest'ultima gita compiuta da Wilma al mare, Piero Piccioni e <zio Giuseppo. Mercoledì prossimo, riprendendo le udienze a Venezia, 11 Tribunale esaminerà nuovamente la posizione di « zio Giuseppe > mettendolo a confronto con le sorelle Rossana e Mariella Spissu, fidanzata la seconda, madre di un bimbo di cui Giuseppe rivendica la paternità la prima. Da tale confronto dovrebbe scaturire la certezza che < zio Giuseppe > la sera del 9 aprile era davvero con la futura cognata anziché con la figlia di suo fratello. Poiché si presume che il secondo, tardivo alibi di Giuseppe Montesi sarà confermato, anche questo marginale capitolo del processo sarà definitivamente concluso. Resterà sul», la sedia degli imputati Piero Piccioni, con la malinconica compagnia dei suoi presunti favoreggiatori, Ugo Montagna e Saverio Polito. E si ritornerà a discutere se è stato lui ad accompagnare Wilma in quella gita mortale. Ora che il processo è giunto quasi al termine (si prevede che durante la prossima settimana l'esame testimoniale sarà concluso ed incominceranno le arringhe, magari dopo una pausa per riordinare le Idee) se si guarda nel setaccio si vede che è rimasto ben poco del ciclopico cumulo di circostanze vagliate, gran parte di esse sono finite fra le scorie ed una parte di ciò che ancora rimane farà la stessa fine. E' sufficiente quel poco che è rimasto per riconoscere in Piero Piccioni II responsabile della morte di Wilma Montesi? A questa domanda si potrebbe, pensiamo, rispondere già sabato prossimo se, come si afferma in giro, Anna. Maria Caglio farà la sua ultima comparsa. , Per la figlia del notaio è giunto il momento più drammatico ed intenso della sua carriera di < grande accusatrice >, a Venezia l'attende il trionfo, o la sconfitta tremenda. Appare evidente che se la Caglio fosse dichiarata falsa testimone sulle circostanze decisive, non sui pranzi in prefettura, o con il questore Agnesina, che sono fatti marginali, si potrebbe già intravvedere quale è il convincimento che i giudici veneziani si sono fatti durante questo laborioso e sovente drammatico dibattimento. Francesco Rosso Maria Petti, madre di Wilma Montesi, con 11 nipotino, figlio di Wanda, fotografati in una via di Roma, (Telefoto) Maria Petti, madre di Wilma Montesi, con 11 nipotino, figlio di Wanda, fotografati in una via di Roma, (Telefoto)

Luoghi citati: Ostia, Roma, Venezia