L'incubo della noia provinciale in migliaia di funzionari russi

L'incubo della noia provinciale in migliaia di funzionari russi LA RIFORMA DI KRUSCEV SPAVENTA TECNICI E BUROCRATI L'incubo della noia provinciale in migliaia di funzionari russi Il governo ha deciso di trasferire sui luoghi di produzione i quadri direttivi dell'economia, ma né gli impiegati né le loro mogli vogliono lasciare la capitale Mosca, anche se è città brutta e spartana, sembra gioiosa e splendida per chi viene dalla periferia -1 piccoli centri sono dominati da una malinconia cecoviana, spesso vi mancano anche la radio e il cinema, la natura è ostile - Come nei Ministeri si fa la resistenza passiva (Dal nostro corrispondente) Mosca, 5 aprile. Di questi giorni una grave preoccupazione domina moltissimi moscoviti: quella di essere mandati in provincia. Decime di migliaia di ingegneri, agronomi, tecnici, periti e quanti altri popolano i Ministeri industriali, vivono con la cupa prospettiva di doversi trapiantare in qualche angolo sperduto della inospitale campagna russa, voltando le spalle alla città più sognata, più desiderata dell'URSS. Mosca, come molte corrispondenze forse hanno suggerito, non è Parigi. E' una capitale spartana, senza elenco del telefono, che pone in vetta agli scarsi divertimenti mondani un buoil pranzo al ristorante. Ma a paragone della provincia è una città più scintillante dei fuochi d'artificio che durante le feste di Piedigrotta prorompono nei cieli napoletani. Perché la provincia russa è un oceano di noia secolare. Mi diceva l'altro giorno un ingegnere di passaggio a Mosca che nella sua cittadina, vicino a Saratov, « gli sbadigli si sentono da una casa all'altra ». Bisogna attraversare la campagna russa per farsene un'idea. Il paesaggio si ripete sempre uguale, pianeggiante come un mare, le strade fangose, le isbe nere e imporrite, corvi irrequieti e onnipresenti e, per una gran parte dell'anno, l'assedio della neve e il silenzio e' la solitudine infinita. Al ristorante del Nazionale un piccolo russo mi dipinse alcuni quadri di vita provinciale. « Siamo fuori del mondo — mi disse — per rag giungere Cernovo, il nostro villaggio, non c'è che un mezzo, l'L-4 >. E qui si mise a ridere e il suo naso solcato di piccole vene a fior di pelle diventò color viola. Pensavo che l'D-k fosse un nuovo tipo di aereo magari a reazione, domandai schiarimenti. Il mio interlocutore spiegò che a Cernovo chiamano cosi il cavallo, perché la lettera «L» rappresenta la prima della parola losciad (il cavallo in russo) e « •} » il numero delle zampe. Il nemico di Cernovo è la noia. Finito il lavoro la gente non sa cosa fare. Manca il cinema, i giornali arrivano in ritardo, e comunque non servono certo a spezzare la monotonia, pieni come sono di appelli del partito e di insegnamenti sul modo migliore di coltivare il mais. Ci sarebbe una risorsa: l'apparecchio radio — unico esemplare del villaggio — che si trova al club. Ma la radio non funziona perché manca il filo elettrico e il presidente del colcoz dice che non può acquistarne nemmeno un metro per mancanza di soldi. Il club possiede anche un giradischi, ma esso è muto perché il diaframma è rotto e non vi sono speranze di trovare il pezzo di ricambio. Cernovo è un esempio tra cpr.<.omila. Da vita provinciale è noiosa in tutti i paesi del mondo ma in ..Russia è particolarmente oppressiva. Da natura è ostile. Da neve, il freddo, possono durare anche otto mesi. Poi il disgelo trasforma il suolo in un pantano, si affonda nel fango. I conforti moderni arrivano a stento o non arrivano affatto, molti luoghi non conoscono ancora la luce elettrica. Nessuna meraviglia che la Russia periferica aneli alla città con tutto l'animo. Da melanconia della provincia, del resto, è un carattere della vita russa che, Cechov ha eternato nelle « Tre sorelle ». Il sogno di Irina (oh, se potessi andare a Mosca!) è ancor oggi il sogno di milioni di sovietici. Bisogna vedere il volto estatico dei provinciali che si aggirano per la capitale. Mosca è una città dove il bello e il brutto si mescolano, ma il brutto è tanto più del bello. Certe chiese, certi monasteri, certe ville fra il barocco e il neoclassico, sono gemme spesso incastonate nello sfasciume. Mosca non può reggere al confronto con Roma, Parigi, Dondra, eppure nessuna capitale europea appare alle masse dei visitatori così magica, cosi sconvolgente, quanto Mosca agli occhi dei provinciali che vengono dalla steppa e dalla taiga. Nessuna meraviglia che i moscoviti non vogliano distaccarsene. < Meglio portiere a Mosca che ingegnere in provincia >, diceva- l'altro giorno un mio conoscente sovietico, e non si tratta di uno scherzo. Sono infatti numerosissimi i laureati che pur di non recarsi in periferia accettano umili impieghi nella capitale. E' una voga che Kruscev spesso biasima nei suoi discorsi e che richiama l'attenzione dei giornali e- del cinema. Recentemente sono usciti alcuni film che cercano di persuadere i giovani a pigliare senza rimpianti la via della campagna. D'intervento della propaganda cinematografica rivela l'importanza del problema. « Duna di miele », per esempio, racconta il temporale che scuote una giovane coppia di sposi a pochi giorni dal matrimonio. Dui, un ingegnere laureato di fresco, viene a casa e dice: < Afia cara, mi hanno assegnato un lavoro in Siberia». Lei insorge: <E tu hai accettato? E' un tradimento! Se avessi saputo non ti avrei sposato. Tu puoi andare, io resterò a Mosca ». Dopo un lungo periodo di separazione la giovane moglie, che è laureata in medicina, raggiunge il marito e a poco a poco si trasforma, e curando i malati scopre il senso di una vita priva di comfort, ma ricca di soddisfazioni morali... Improvvisamente l'ora della partenza per dedite di migliaia di quadri amministrativi squilla più forte che mai. Il partito si è messo in testa di riformare la direzione industriale dell' URSS. Attualmente i Ministeri guidano < per corrispondenza » l'universo delle fabbriche e delle imprese sparse dall'uno all'altro capo dell'impero. Da riforma mira a trasportare i dirigenti, ora annidati negli uffici ministeriali di Mosca, sui luoghi della produzione, accanto alle offici¬ ne e agli stabilimenti. Capovolgendo l'antica invocazione russa: a Mosca, a Mosca! il partito squilla: in provincia, in provincia! Non sarà facile scollare decine di migliaia di funzionari dalle poltrone ministeriali. Tutte le burocrazie del mondo, quando si tratta di resistere a disposizioni sgradite, sviluppano una alacre immaginazione. A Mosca interi dipartimenti, pur di allontanare il triste giorno della partenza, giuocano abilmente a nascondersi. Alcuni giorni fa lo scrittore Alessandro Bieck (autore de < Da strada di Volocalansk >) ha condotto un'inchiesta nel retroscena del < 5° glavk » del Ministero dell'Industria delle costruzioni navali e ne ha pubblicato i risultati. Ne è venuta fuori una storia, amenissima, dei giuochi di prestigio di una direzione generale f glavk,) che conduce la sua resistenza al decentramento. Nel '55 il Ministero ingiunse al <5° glavk » di inviare a Zarscoie Selò (vicino a Deningrado) uno dei tanti uffici che lo compongono: quello dei disegnatori e dei progettisti. Il <5° glavk» si spaventò. Se, uno dopo l'altro, si mandavano in periferia gli uffici, la sua fine sarebbe stata certa. Il <5" glavk », perciò, non solo non comunicò l'ordine di trasferimento ai disegnatori e ai progettisti, ma aumentò loro lo stipendio, perché non sentissero l'incentivo di andare in provincia, dove il guadagno è un po' più alto. Una precauzione, del resto, quasi inutile. Alessandro Bieck racconta che, salvo pochi casi, i progettisti e i disegnatori rivelarono di non volersi recare in provincia per nessuna ragione al mondo. Do scrittore obiettava: « Ma Zarscoie Selò, una volta, era la residenza estiva degli zar, dev'essere un posto magnifico ». Alcuni rispondevano alzando le spalle: « Mosca è Mosca ». Altri confessavano: < Mia mo¬ iniiiiiiiniiui ini iiiiiiiniiniiiiiniii miiii iiim: glie è contraria. E quando si ha a che fare con un "no" femminile... ». Fra le tante difficoltà che la nuova riforma amministrativa incontrerà lungo il suo cammino, quella di trasportare decine di migliaia di burocrati dalla ville lumière dell'URSS alla periferia, è certo la più grande e piena di incognite. Alfredo Todisco

Persone citate: Alessandro Bieck, Alfredo Todisco, Cechov, Kruscev