Un palazzo ad H ospiterà gli uffici del Municipio

Un palazzo ad H ospiterà gli uffici del Municipio I*Jk ZONA, ni PIA.Z3BA. AAiV GIOVANNI Un palazzo ad H ospiterà gli uffici del Municipio La soluzione prospettata dal progetto che ha vinto il concorso - Il piano prevede il dirottamento del traffico di via XX Settembre su un nuovo percorso lungo via Porta Palatina L'antica piazza S. Giovanni fu uno dei luoghi più armoniosamente raccolti in nobili architetture, uno degli angoli più tipicamente «torinesi» di Torino, fino a quando fra il 1936 e il '37, con colpevole imprudenza, il solito maledetto « piccone demolitore > abbatté — con l'intero isolato che stava fra la piazza e le vie Quattro Marzo, Porta Palatina, Basilica — il paiazzo in faccia al Duomo, costruito verso il 1622 e dotato di portici per ordine di Carlo Emanuele I. Furono questi, con gli altri di piazza Castello, i primi portici della città che si rinnovava nel gusto barocco, e vecchie stampe ce li mostrano animati dal passeggio di dame e cavalieri secenteschi; e sotto quegli archi sostenuti da colonne di marmo bianco donate dal duca si stipò il popolo nel tardo pomeriggio del 7 settembre 1706 per applaudire Vittorio Amedeo II ed il Principe Eugenio che entrati da Porta Vittoria si recavano alla Cattedrale a ringraziare Iddio della liberazione della capitale subalpina. Di queste memorie molti cittadini d'oggi se n'infischiano, le danno tutte per un baraccone di cemento nuovo di zecca o per un posteggio d'auto; ed hanno torto. Così la piazza fu brutalmente sventrata, sfondata, squilibrata. Il Duomo, il Campanile divennero nani per. l'antistante vuoto, sbilanciati risultarono Palazzo Chiablese, il Seminario e il resto. Nel concorso per il riempimento di quel vano con un palazzo destinato alla Provincia si preferì al garbato e intelligente progetto di Arrigo Tedesco-Rocca quello — a se squipedali colonnacce «stile littorio * sull'intera facciata — d'un gruppo d'architetti milanesi: che per fortuna non ebbe sèguito, anche per la soprag; giunta guerra. Adesso, com'è noto, nel nuovo concorso « di idee » bandito dall'amministrazione municipale per un proprio palazzo d'uffici, il progetto giudicato migliore è opera degli architetti Passanti, Perona, Garbacelo; ed il Consiglio Comunale se ne deve ora interessare. Perché il lettore ne comprenda i criteri ispiratori, conviene rammentargli che il «Piano di Ricostruzione » approvato nel 1954 prevede che fra piazza Castello e Porta Palazzo il traffico eviti la zona monumentale intorno al Duomo, la Porta Palatina, il Teatro Romano (cioè sul filo di via Venti Settembre), e si convogli invece per un percorso nuovo formato dalle vie Palazzo di Città e Porta Palatina, opportunamente allargate, da una piazzetta che verrà aperta sull'incrocio delle vie Porta Palatina e Basilica, e infine da una nuova via congiungente questa piazzetta con Porta Palazzo. Buona o cattiva che sia questa sistemazione urbanistica, i tre architetti vi si sono uniformati per ideare il loro palazzo: e con prudente saggezza non disgiunta da originalità, considerando il « genio » del luogo da conciliare con le esigenze moderne. Alto 19 metri (pressa poco l'altezza del Seminario e di Palazzo Chiablese) verso la piazza e 21 sull'opposto lato, l'edificio svolge una pianta ad « H » con due ali lunghe prospicienti piazza S. Giovanni e via Porta Palatina, raccordate da una breve ala traversa che consente la creazione di due spazi aperti sui suoi lati, rispettivamente in corrispondenza con via Quattro Marzo (e qui con un opportuno allineamento delle due ali — più corta quella che dà sulla piazza, più lunga quella che dà su via Porta Palatina — essendo via Quattro Marzo in diagonale e dovendo si da essa godere la visuale sul Duomo e le sue cupole) e con via della Basilica. E questa dei due « cortili aperti », anziché « chiusi », che conferiscono al palazzo un agile movimento di masse, sottolineano le diverse funzioni, bene articolate, dei vari corpi di fabbrica — gli uffici nelle due ali lunghe, gli atri ai vari piani ed i servizi nell'ala trasversale — ci sembra la soluzione più felice del prò getto; ed insieme la meglio rispondente ai princìpi del costruire moderno. Da via Quattro Marzo, poi, si accederà con una rampa a un piano semin ferrato, per gli archivi ed un pareheggio-auto. Dall'esterno, dunque, ogni parte dell'organismo si presenterà nettamente differenziata; e così pure si distingueranno per forma e materiali le zone portanti, in cemento col getto in vista, da quelle di riempimento, in cotto. Ma 1 progettisti, rifacendosi con senso storico al passato, non hanno tra scurato l'alta funzione rappresentativa del palazzo verso piazza S. Giovanni; e ne hanno dotato la facciata di portici, anzi, di un vero e proprio loggiato sopraelevato, in riscontro all'antistante ripiano del Duomo: un loggiato che non sarà percorso in lunghezza, bensì dovrà riuscire un piacevole luogo di sosta, come nel Sei e Settecento. Era un concorso « di idee » ma il progetto vincitore di Pas santi, Perona, Garbacelo offre aspetti così interessanti che, attuandolo, l'Ufficio tecnico municipale s'avvantaggerebbe lasciando ai tre architetti la direzione artistica dei lavori. mar. ber. ■ Ili tlIMIIIIMIIIlllllllllllllllllHHIllllItllItlt Prospetto della nuova sistemazione di piazza San Giovanni

Persone citate: Arrigo Tedesco-rocca, Marzo, Perona, Vittorio Amedeo Ii

Luoghi citati: Sei, Settecento, Torino