Quali le cause della catastrofe?

Quali le cause della catastrofe? Quali le cause della catastrofe? L'aereo avrebbe scambiato il radiofaro di Villafranca sui Garda con quello di Genova - Mentre diminuiva di quota credendo di atterrare a Linate, si è trovato di Ironte il massiccio dell'Adamello MILANO, lunedi mattina. Come e perché il vecchio «Dakota» della linea MilanoRoma si è schiantato sui monti della valle Nambrone? Questo e molti altri interrogativi ha suscitato la sciagura dell'» I. LINC », tanto familiare a tutti i milanesi che si recavano in aere i, alla capitale. Ci si domanda in particolare ■' perché l'apparecchio sia uscito dalla sua rotta, e come abbia potuto superare in pochi minuti la pianura padana quando credeva di essere sul passo dei Giovi; e come infine abbia trovato l'orrido crinale dei monle Giner, mentre il comanu mie era convinto di avvicinarsi a Linate. - Per tutta la notte tra sabato e domenica, e anche per gran parte di ieri, i comandi aeronautici che organizzavano le ricerche e le operazioni di salvataggio non avevano idee preni.se sull'accaduto. Le ultime comunicazioni radio dell'aereo e.ano tali ua aggrovigliare la situazione a tal punto da lur ritenere che aduirittura due fossero gli aerei caduti: il «DaKota» sema mutasi nel Trentino e l'altro, quello cne aveva comunicato di essere sopra Genova, precipitato sugli Appennini nella zana di Monte Penice. Con il passare de.re ore questa ipotesi, che orrendamente raddoppiava l'enti ij della sciagura e stata abbandonata: uno soltanto, inlatti, era l'aereo del quale non si trovavano più tracce. questo non era tuttavia gumeiente per stabilire il modo In cai la sciagura s'era svolta. Già qualcuno si persuadeva cjc si dovesse invocare la fatalità, come accade ogni volta cne ìun si riesce a raggiùngere una spiegazione razionale, quunao i ingarjugliata e tragica matassa dell'ultima comun.e-^.^no ia.no uè, « DaKoia », a cui ha fatto subito seg.<..o la sciagura, e stala chiarita. i, elemento nuovo e stata la ' comunicazione di una stazione radar che il minisi e io della Diiesa tiene in funzione da qudicae tempo a Casceinuovo umilia, in provincia di Reggio, ieri pomeriggio l'operatore addetto al radar, occupato a controllare il passaggio di aerei, ha visto una « traccia » entrare nel suo quadrante, Aveva controllato l'ora: erano le 17,49. Stupito, l'aviere aveva continuato ad osservare la « traccia » di quell'aereo. Non gli risultava Infatti che alcun apparecchio dovesse entrare nel suo radar a quell'ora. L'operatore prese allora alcuni appunti della « traccia » sconosciuta che volava da sud a nord ad una quota di circa tremila metri. Stimò che la velocità fosse rilevante, circa 170 miglia, e. cioè quasi trecento chilometri l'ora. Continuò a seguire quell'aereo nel suo volo su tutta la pianura, poi. sulla riva veronese del Garda, .sul Monte Baldo, sulla vai d'Adige. All'altezza di Mori, circa 10 km. a sud di Rovereto, l'aereo uscì dal raggio di azione del suo radar. Quella « traccia » sconosciuta era il « Dakota » Milano-Roma: dieci-minuti dopo essere stato avvistato dal radar di Castelnuovo Emilia, il suo radiotelegrafista aveva chiamato la stazione di controllo dell'aeroporto di Genova, informandolo che stava passando sopra la città. L'aereo non chiedeva un rilevamento, quello che 1 tecnici chiamano un « qte », non chiedeva cioè che la sua posizione venisse controllata da terra. Pare che per tutto il viaggio il comandante non l'abbia mal chiesto ad alcuna stazione il controllo. Era dunque certissimo di trovarsi sulla rotta esatta e in perfetto orario. Le precedenti comunicazioni avevano informato Pisa che il « Dakota » « caricava ghiaccio », ma non v'era ragione di preoccuparsi, perché non aveva mai accennato alcunché riguardo alla rotta. Ed invece l'aereo si trovava spostato di circa 150 km. ad est rispetto al punto in cui credeva trovarsi. Davanti al muso dell'aereo non vi era Milano, ma l'Immane massiccio alpino dell'Adamello e della Presanella. Per qualche minuto, dopo la conversazione con Genova, la radio del « Dakota » ha taciuto. La torre di controllo del Forlanini a Linate aveva seguito quella conversazione e attendeva che da un secondo all'altro l'aereo la chiamasse. Passarono invece dieci minuti. Laereo stava perdendo quota, credendo ormai di essere vicino a Milano, e alle ore 18,10 il radiotelegrafista di Linate ha sentito quella Invocazione spaventosa, simile a un urlo: «Milano!... Milano!... ». Davanti ai cristalli della cabina di pilotaggio si erano parati 1 ghiacci del Monte Giner. Questa ricostruzione del tragico volo, se è esatta, ripropone in termini gravissimi il problema delle cause della sciagura. Perché il «Dakota» ha sbagliato rotta? Spiegare quell'errore è estremamente arduo, e certo l'inchiesta avviata dalla magistratura dovrà affrontare difficoltà notevoli. A titolo di cronaca riferiamo una spiegazione che pare assai diffusa negli ambienti aeronautici più responsabili, e così riferita: In poche parole il marconista Romano D'Amico avrebbe scambiato il radiofaro di Villafranca con quello di Genova. Presso ogni aeroporto v'è una stazione radiotrasmittente che su una speciale frequenza (variante, per ogni aeroporto) trasmette una serie di segnali costituenti una specie di sigla distintiva., dell'aeroporto stesso. Questo è il radiofaro, che permette a ogni marconista di sentire la chiamata di ciascun aeroporto, non soltanto, ma gli permette anche di sintonizzare su quel radiofaro uno speciale apparecchio, detto radiogoniometro, capace di indicare la direzione che in quel momento l'apparecchio tiene in rispetto all'apparecchio identificato con il radiofaro. I segnali giungono all'orecchio del marconista con una intensità che varia se l'aereo si discosta da quella specie di invisibile scia di chiamate date dal radiofaro. Quando i segnali hanno la massima intensità e una lancetta graduale del radiogoniometro si trova sullo zero, significa che l'aereo sta dirigendosi esattamente verso l'aeroporto che possiede il radiofaro identificato. Il sistema è sicurissimo, tanto da permettere perfino l'atterraggio completamente cieco, senza cioè che il pilota veda l'aeroporto sul quale sta scendendo. Ma è un sistema sicurissimo a una condizione: che 11 marconista non si sbagli e, secondo le indiscrezioni che abbiamo raccolte, fra le Ipotesi formulate negli ambienti sopra accennati, il marconista del « Dakota » si sarebbe sbagliato. Avrebbe infatti scambiato 11 radiofaro di Villafranca con quello di Genova, fra i quali non v'è notevole differenza di sigla.'Soltanto dodici chilocicli dividono 1 segnali trasmessi dai due radiofari. Per questo il «Dakota» avrebbe chiamato Genova quando stava sorvolando il Garda. Il vecchio aereo aveva sintonizzato 1 propri apparecchi sui segnali di Villafranca, e si stava dirigendo verso il nord, verso le montagne. Jl suo comandante era convinto di sorvolare la Liguria e per una tragica fatalità non ha sospettato mai l'errore, mai ha chiesto di essere rilevato, Sarebbe infatti bastato che egli chiedesse a Genova il controllo della sua posizione, o la chiedesse a Milano. Nessuno ha sospettato che l'aereo, mentre diminuiva quota per atterrare, si stava avvicinando alle Alpi a circa 300 km. l'ora. Queste naturalmente sono ipotesi, ma appaiono le ipotesi più probabili. La sciagura, insomma, sarebbe avvenuta per un errore assai simile a quello che 11 13 febbraio 1954 ne provoco un'altra che commosse il mondo: un quadrimotore di una compagnia belga, sul quale viaggava anche l'at*™e "«"cella Mariani, uscì di rotta e si schiantò sui monti dell Abruzzi. CAMILLO BRAMBILLA

Persone citate: Baldo, Camillo Brambilla, Giner, Mariani, Romano D'amico