In otto si sono calati nella grotta di Crissolo

In otto si sono calati nella grotta di Crissolo L'impresa di un gruppo di speleologi torinesi In otto si sono calati nella grotta di Crissolo L'esplorazione non ha dato tutti i risultati sperati - Le difficoltà sono state maggiori del previsto - In primavera riprenderanno le ricerche DAL NOSTRO INVIATO Crìssolo, lunedì mattina. Alle 16 di ieri, quando le prime ombre cominciavano a scendere sul paese, dal profondo della Grotta di Rio Martino sono tornati in superficie i giovani del gruppo speleologico < Cai-Uget » di Torino che si proponevano di scoprire la sorgente sotterranea del torrente omonimo. Sono sbucati come d'incanto dall'oscuro e tortuoso budello dal quale proviene, sordo come quello di una turbina, il rumoreggiare della tontona cascata oltre la quale solo alcuni ignoti temerari s'erano avventurati nel secolo scorso. Ognuno di essi aveva calcato sulla testa un bianco elmetto di protezione sormontato da una lampadina e all'apparire delle tremule luci, in coloro che da Crissolo erano saliti fin lassù per aspettarli, è serpeggiato lo sgomento: se ne contavano sette, mentre era noto che nella caverna si erano calate otto persone. Giuseppe Dematteis, il capo della spedizione, ha presto dissipato ogni apprensione. Nessun incidente aveva turbato lo svolgimento dell'impresa: l'ottavo componente della comitiva, lo studente Sergio Ponzetto, aveva dovuto tornare a Torino prima del previsto e la sua partema era stata cosi frettolosa da passare inosservata anche a chi, in paese, teneva i collegamenti con gli speleologi. Dopo aver ripreso fiato — come i gregari anche lui era curvo sotto uno zaino colmo di materiali — il Dematteis ha poi parlato dei risultati dell'esplorazione. Si sperava che rivelasse il mistero che avvolge la grotta, ma l'aspettativa è andata delusa. Le notevoli difficoltà incontrate nel risalire la barriera dalla quale precipita la nota cascata erano state superiori ad ogni previsione e nel sormontarle i giovani avevano perduto molto tempo prezioso, cosi da essere poi costretti ad abbandonare le ricerche prima di quanto avessero progettato. < Sabato alle 11, giunti alla saia della cascata — ha, continuato il Dematteis — cominciammo subito ad "armare" la parete, alta 42 metri, con scale flessibili e corde di nylon assicurate a chiodi. Pur utilizzando. alcune delle staffe di ferro preesistenti, fu un lavoro lungo e faticoso, specialmente per aprire con il trapano nella levigartissima roccia le cavità in cui fissare i chiodi. Superammo la barriera dopo 6 ore di tentativi. Credevamo, dopo questo primo balzo, di poter procedere più agevolmente. Altre avversità ci costrinsero invece a continuare con grande lentezza: dapprima alcune pericolose spaccature per varcare le quali dovemmo far uso di una tavola di legno issata con grande difficoltà; poi la elevatissima umidità, la quale rese ben presto inutilizzabili i telefoni di collegamento e che ci costrinse a sopprimere dal nostro programma un insostenibile pernottamento "in loco" e a far ritorno, verso mezzanotte, a Crissolo >. « Durante la esplorazione compiuta oggi — ha concluso il giovane speleologo — abbiamo incontrato una seconda cascata, alta circa 10 metri, e siamo giunti ad un altro spazioso salone, distante circa 200 metri da quello dai quale siamo partiti. Oltre, data l'ora, non ci è stato possibile andare. Abbiamo tuttavia raccolto utili indicazioni e nella prossima primavera certo riusciremo a individuare la sorgente di Rio Martino risalendo il cunicolo dal quale esso scende nell'ultima sala. Inoltre abbiamo rilevato l'esistenza di una diramazione della grotta e ci proponiamo di stabilirne il tracciato durante la prossima impresa ». Il capo della spedizione si è mostrato in complesso soddisfatto dei risultati conseguiti, anche se lui e i giovani che lo accompagnavano hanno trovato lungo i ZOO metri di grotta da essi « scoperti» le tracce di vecchie armature di legno uguali a quelle esistenti nella prima parte della caverna. Prova questa che gli ignoti ardimentosi del secolo scorso si avventurarono ben più in là di quanto si credesse. Piuttosto deluso è invece apparso lo studente universitario Renato Grilletto (gli altri giovani sono Èenzo Gozzi, Eraldo Saracco, Dario Ponzetto, Nino Martinotti e Franco Artigiano). Egli si occupa di ricerche paleontologiche e poiché molti anni fa era stata trovata nella grotta un'ascia del periodo neolitico (come è anche precisato in uno studio del prof. Capello) sperava di rinvenire altre tracce degli esseri primitivi che abitarono in essa. Le sue attente ricerche in ogni anfratto accessibile hanno però avuto esito negativo. Aldo Vite l Gli speleologi torinesi, nella grotta di Rio Martino, superano la barriera dalla quale precipita una cascata di 42 ni.

Luoghi citati: Crissolo, Torino