Dichiarazioni di Martino sull'intervento sovietico di Enzo Forcella
Dichiarazioni di Martino sull'intervento sovietico Ore di angoscia per lo tragedia ungherese Dichiarazioni di Martino sull'intervento sovietico "L'Italia non può che esprìmere la propria esecrazione per questa brutale aggressione compiuta con un cinismo mai finora conosciuto,, Aperta presa di posizione di Nenni - Totale isolamento dei comunisti che (Di Vittorio compreso) approvano l'azione dell' U.R.S.S. Roma, lunedì mattina. Dal giorni ormai lontani dell'ultima guerra non si erano più vissute a Roma ore così angosciate come ieri, dopo l'annuncio dell'atroce intervento sovietico <n Ungheria. Qualche giornale aveva fatto a tempo a fornire con delle « ribattute > le prime notizie. Poi si sono ascoltati i drammatici resoconti della radio, infine due quotidiani — il Popolo e II Quotidiano — sono riusciti a stampare due « edizioni straordinarie» che gli strilloni hanno rapidamente esaurito. A Palazzo Chigi erano rimasti in contatto con la nostra Legazione a.Budapest sin ver.ao le cinque' del mattino. Poi anche questa linea, come tutte le altre, è stata interrotta e i vari tentativi di riprendere le comunicazioni, compiuti durante la giornata (tra gli altri è rimasto nella capitale magiara anche 11 segretario del P.S.D.I. Matteo Matteotti) sono risultati vani. Non appena ci si è potuti rendere conto della piega presa dagli avvenimenti. Martino si è recato dal presidente del Consiglio e lo ha messo al corrente della situazione. Poi ha dichiarato ai giornalisti: «L'Italia non può che esprimere ancora la propria esecrazione per questa brutale aggressione, compiuta con un cinismo mai finora conosciuto nel momento stesso in cui là Unione Sovietica diceva di voler trattare qon lì governo ungherese il ritiro delle proprie truppa». Il Ministero aveva già provveduto ad invitare > il nostro Ambasciatore, a Mosca a fare un energico passo presso il governo sovietico perché venga consentita e agevolata la partenza degl'italiani rimasti a Budapest e al confine austroungherese. Si riunivano, intanto, i dirigenti dei vari partiti, mentre giornalisti e parlamentari a Montecitorio cominciavano .a discutere, in una atmosfera di allarme e di concitazione, possibili sviluppi del fatti. La prima presa di posizione ufficiale, a nome di -un partito, è stata'quella di Nenni. I dirigènti del P.S.I. presenti a Roma si erano subito riuniti di prima mattina nella loro sede e il giudizio di Nenni era stato approvato da tutti, compre so Pertlni che Ano a Ieri l'altro cercava ancora di difèndere l'operato comunista. _.'■ < Slamo' profondamente angosciati per 1 tragici sviluppi della- situazlbne In Ungheria — ha detto Nenni —. Come avevamo condannato, l'intervento sovietico del 23 ottobre, à maggior ragione condanniamo l'intervento odierno. La dichiarazione del Governo, di Mosca, favorevole a discutere con i suoi alleati il problema del ritiro delle truppe sovietiche, ci aveva fatto credere che la soluzione del problema ungherese fosse ormai soltanto questione di modo e di tempo. Non 3 stato così, purtroppo. Il nuovo intervento ha creato una situazione drammatica: ormai l sovietici non potrebbero rimanere in Ungheria, se non in funzione di gendarmi. Per il movimento operaio internazionale si è creata una situazione senza precedenti. Non poss!a mo accettare che le situazioni di forza e la politica di potenza si sostituiscano all'Internazionalismo proletario. In tali condizioni, sembra,a noi Indispensabile che il Governo dell'Unione Sovietica riesamini la situazione. Daremo tutta l'opera nostra perché un accordo venga raggiunto immediatamente sulla base' dèi ritiro delle truppe straniere e del rispetto della neutralità in Ungheria ». Poi, a mano a mano sono arrivate altre dichiarazioni, di Malagodi, Simoninl e Treves. I comunisti sono rimasti in un isolamento totale, come mal si erano trovati. I loro dirigenti, sono stai* quijia rjftoma .introvabili,'mài si** visto dal discorsi pronunciati da Longo a La Spezia e da Di Vittorio a Livorno che essi ribadiscono la scelta già indicata nella mozione dell'altro ieri: sono a fianco dell'Unione Sovietica e vi rimarranno, qualsiasi cosa capiti. E Di Vittorio ha tenuto, anzi, a specificare che egli Armò nel giorni scorsi il noto docu mento delia CGIL soltanto per non rompere l'unità sindacale: «ma nessuno — ha sneciflcato — può pensare che in noi sia venuto meno l'attaccamento profondo all'Unione Sovietica ». Restano a vedere, naturalmente, le ripercussioni che queste impostazioni avranno tra le loro file: la crisi, già aperta dal primo intervento sovietico, raggiungerà nrobabilmente, sotto la spinta degli ultimi avvenimenti punte assai niù rumorose. Enzo Forcella Accanto automezzo distrutto a Budapest» Il cadavere di un ungherese (Telefoto)
Persone citate: Di Vittorio, Longo, Malagodi, Matteo Matteotti, Nenni, Treves
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