La DC conferma fiducia al governo dopo il chiarimento Segni-Fanfani di Enzo Forcella

La DC conferma fiducia al governo dopo il chiarimento Segni-Fanfani Un commento elogiativo del partito chiuderà la polemica La DC conferma fiducia al governo dopo il chiarimento Segni-Fanfani Sonili azioni di etilica alla politica esteta di Mattino - Una lenna del "ribelle. Reale in risposta alle rampogne del PCI Di Vittorio ha promesso libertà nei sindacati e indipendenza dai partiti, riconoscendo che la CGIL ha perduto "alcune penne. Roma, 28 dicembre. Prendendo l'occasione dall'odierna riunione del Consiglio dei ministri — l'ultimo del 1956 — l'organo d.c. dedicherà domattina un breve commento all'attività del governo: ne parlerà con tono di elogio e si dirà convinto che l'amministrazione dell'on. Segni potrà fare molto bene anche nell'immediato futuro. E' questo un modo indiretto per superare l'atmosfera di disagio provocata dalle « censure » apportate ieri al testo dell'intervista del Presidente del Consiglio, e per fare capire che le omissioni avevano, per così dire, un valore di principio e non intendevano mettere in difficoltà 11 governi/ in Cf ica. Da parte sua Segnt ho finto di ignorare 11 trattaménto particolare riservatogli dall'organo del suo partito, e cosi la polemica è stata, se non proprio bloccata, per lo meno contenuta. Il colloquio di ieri tra Segni e Fanfani ha avuto certamente la sua influenza. Era già chiaro che l'atteggiamento del Popolo non mirava a provocare immediate complicazioni nel rapporti fra governo e partito di maggioranza, e da questo punto di vista, quindi, Fanfani non aveva da dare particolari assicurazioni al Presidente dei Consiglio. Ma le stoccate — dicono gli amici di Segni — anche se non uccidono lasciano dolorose ferite. E' probabile, quindi, che il Presidente si sia preoccupato di ottenere da Fanfani non tanto e non soltanto l'assicurazione che la D.C. continuerà ad appoggiare il governo, ma anche la promessa che eviterà di incoraggiare quell'azione di con trappunto polemico cui giornali e portavoce d.c. da qualche tempo svolgono nei ri guardi del governo. Gli amici di Segni assicu rano che la premeva è stata fatta. Quelli di Fanfani si mostrano un po' più scettici e dicono che il partito, pure appoggiando lealmente il governo, non può rinunciare ad enunciare ogni volta che se ne dia l'occasione i suoi particolari punti di vista. Se è vero, come sembra, che certe note politiche dell'agenzia Italia esprimono l'orientamento di Piazza del Gesù, è il caso di dire che quest'azione di messa a punto si spinge anche più in là. La nota di stasera, per esempio, era tutta dedicata a far capire che Saragat, per quanto ufficialmente si mostri solidale con la politica estera di Martino (e del governo) in privato condivide le riserve di Fanfani e conclude esprimendo la supposizione — meglio sarebbe dire la speranza — che « 11 P.S.D.I., almeno come partito, voglia gradatamente assumere un atteggiamento di riserbo che lo differenzi dalla politica estera del partito liberale»: in parole più semplici, Saragat dovrebbe appoggiare la sottile azione di discreditamento che Fanfani va svolgendo nel riguardi di Martino. E' una situazione in evoluzione e in fermento. Tutto lascia ritenere, ad ogni modo, che almeno per qualche tempo essa non avrà ripercussioni sulla stabilità dell'attuale governo. Anzi: nelle ultime settimane Segni ha acquistato molte carte al suo gioco, e, di conseguenza, ha reso ancor più diffìcile e improbabile la possibilità delle elezioni antidate. Sul piano generale il < prezzo » con cui sarà pagato il regolare compimento della legislatura potrà essere forse il rinvio dell'unificazione socialista. Ma le ragioni del ritardo dell'accordo tra 1 due partiti sono più numerose e complesse. Una volta perduto l'occasione di raggiungerla di slancio, nella favorevole predisposizione di spirito destata dall'incontro di Pralognan, for¬ se era inevitabile che le si sa-1 rebbe dovuto dedicare più tem. | po e fatica del previsto. | Tra i comunisti il «caso! Reale » continua ad arricchirsi di sviluppi. Poiché stamane I J'L'nità ha riportato il com mento polemico di Natoli che avevamo riferito ieri sera, l'exambasciatore si è ritenuto chiamato in causa dallo stesso organo del PCI, e gli ha inviato una lettera in cui ribatte le varie accuse rivoltegli da! compagno di partito. Il testo della lettera non è stato ancora reso noto, per correttezza verso l'Unirà la cui prima edizione non l'ha tuttavia pubblicato, ed è dubbio che lo faccia nella seconda. In sostanza, comunque, Reale ricorderà che non lui al è messo fuori del movimento operaio internazionale, ma la direzione del PCI che si è schierata, con coloro che hanno soffocato nel sangue la ribellione degli operai ungheresi, che h. isolato 11 partito dalla nazione e che impedisce alla classe operaia italiana di partecipare e condizionare la condotta della nostra vita pubblica. Reale ricorderà che gli è stato impedito di partecipare all'ultimo congresso, anche come semplice invitato, e replicherà all'accusa di « servirsi della stampa borghese » con una citazione di Lenin, il quale diceva che un comunista ha il dovere di servirsi di tutti i mezzi, compresa la stampa borghese, quando non gli riesce di esporre le sue idee nella stampa di partito. E' evidente che Reale sta facendo il possibile per costrln gere i dirigenti comunisti a una pubblica discussione sui problemi che hanno messo in crisi la politica del partito. Ed è altrettanto evidente che I dirigenti fanno il possibile per sfuggire a questa dscussione. Sono arrivati perfino a far dire dai loro portavoce che non hanno intenzione di espellere Reale e che « se egli non crederà opportuno dare formal- 1 mente le dimissioni è proba | bile che non verranno presi | provvedimenti contro dì lui ». ! Ma Reale, come gli altri ri belli, non hanno nessuna in I tenzione di scomparire silen a n d r . n e - ziosamente e prima o dopo,, quindi, i dirigenti delle Bot-1 teghe Oscure saranno costrettika prendere posizione. \La stessa posizione di difesa j che Togliatti ha assunto nei\riguardi di Reale, ha preso DI Vittorlo nella sua consueta ' conferenza-stampa di fine d'anno, sul piano assai più vasto della politica sindacale. Sono ; ormai lontani i tempi in cuij il segretario generale della CGIL considerava la UIL e la i CISL come organizzazioni scis-j sionistiche, asservite al padro-, nato, neppure degne di men- ' zione. Oggi la maggior parte della conferenza è stata dedicata: all'esaltazione dell'unità sin- : dacale, per la quale Di Vittorio ha promesso tutto: libertà, democrazia interna e indipendenza dal partiti. Il leader comunista è arrivato a rovesciare le posizioni, accusando le organizzazioni concorrenti di opporsi all'unità con le loro pregiudiziali politiche e ideologiche. Ha riconosciuto che la CGIL ha perduto negli ultimi due anni < alcune penne » ma ha sostenuto che < la CISL e la UIL hanno perduto proporzionalmente molto dì più ». Le numerose vittorie ottenute dagli altri sindacati nelle varie elezioni dì fabbrica non si traducono a suo avviso in un « rafforzamento organico » delle rispettive organizzazioni. Indubbiamente Di Vittorio è uno dei pochi dirigenti comunisti che abbia compreso la necessità di « cambiare strada » per evitare l'isolamento e la crisi del suo partito. Ma, come si è visto al congresso, non osa assumere la guida dell'opposizione alla « linea togllattiana » e finisce così per rimanerne anche lui prigioniero. Enzo Forcella

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