I produttori italiani hanno scelto l'Europa

I produttori italiani hanno scelto l'Europa Necessaria l'unione economica dei Continente I produttori italiani hanno scelto l'Europa La maggioranza è disposta ad accettare i rischi del mercato comune - Quali industrie temono la concorrenza - Dei Paesi della C.E.C.A. l'Italia ha il più basso reddito "prò capite,, Lentamente, faticosamente, la causa dell'unità europea continua ad affermarsi sempre più, tende ad uscire dal ristretto ambito delle iniziative diplomatiche per diventare viva fra le masse popolari dei Paesi interessati. Affrontando l'argomento, è diventato quasi superfluo oggi cominciare col sottolineare i motivi che rendono necessaria ed inevitabile l'unione di un continente destinato altrimenti a scomparire non solo per la situazione politica sempre più caratterizzata dal predominio di grandi blocchi mondiali ma anche per l'incapacità dei nostri piccoli Stati a fare adeguatamente fronte alla seconda rivoluzione industriale dell'atomo e della automazione. Questo convincimento è diffuso anche fra la gente comune dei vari Paesi continentali (come han dimostrato unanimi proprio le reazioni popolari nella recente crisi della solidarietà europea): si tratta ora di chiarire le idee, di vedere quanto è stato fatto, di individuare gli ostacoli che ancora si frappongono e il modo di superarli, di far bì cioè che il generico consenso generale si trasformi lm una visione esatta del problema e quindi in un'azione più decisa ed efficace. Diciamo subito che non è facile orientarsi In una còsi complessa materia: e tanto più ci sembra giusto ed utile se gnalare come uno dei più con creti contributi in tal senso questo <Europa senza doga-ne> (Laterza 18S6), un volume che nella forma più semplice espone e analizza i risultati di una inchiesta promossa dal senatore Bergmann, morto drammaticamente, come si ricorderà, mentre riaffermava in un nobile discorso a Milano la sua fede in un continente democratico e unito. Sua, anche se completata da Renato Giordano, è la parte Introduttiva in cui limpidamente si espongono le varie vicende europeistiche di questi anni, dal successo della CECA all'Insuccesso della CÉD, al maturarsi dei trattati per 11 Mercato comune e l'Euratom. Proprio in tema di Mercato comuno (Italia, Francia, Germania, Benelux; ed ultimamente, un. nuovissimo favorevole interesse ha mostrato la Gran Bretagna), il sen. Bergmann si era riproposto di accertare un fatto preliminare: cosa ne pensano cioè, nel nostro Paese, i primi ad esser direttamente toccati da una unione economica europea; è vero — ha chiesto — che esistono molte e diffuse perplessità so non ostilità fra gli industriali, gli agrari, l commercianti? Un comitato (C.d.C. di Milano, Movimento Federalista, Istituto per gli studi di economia, Istituto Studi Politica Estera, il CEPES o Comi tato europeo per il progresso economico e sociale) pose la questione a tutte le Camere di Commercio, alle varie categorie, o singole società. Ecco ora, in sintesi, le risposte del mondo economico italiano. Non è vero che i capitalisti, gli agrari, gli indù striali siano contrari all'uniticazione. Può esservi questo o quel settore produttivo, può esservi la tale o tal altra associazione che teme di fare il salto nel .buio, di dover subire una concorrenza rovinosa o anche di perdere comode posizioni di privilegio: ma nel complesso i produttori italiani sono nella grande maggioranza disposti ad accettare rischi di un mercato comunenella certezza di sapersela «cavare » quando vi sia uguaglianza di possibilità per' tuttiChe H sottotitolo del libro— I produttori italiani hanno scelto l'Europa — non sia forzato, lo dimostra il più sommario sguardo alle risposteDice la maggior industria dePaese: «...non possiamo non riconfermare la posizione da molto tempo assunta ed ampiamente illustrata, dalla Fiache in linea di principio non può che esser favorevole ad un ampliamento del mercato fondamentale, • ampliamento che consentirebbe fra l'altro, entro certi limiti, anche una certa specializzazione produttiva a tutto vantaggio del contenimento dei costi di produzione e dei prezzi di vendita >. E con analogo favore, iMercato Comune è visto — peusare l'elencazione sintetica del prof. A. De Vita che ha curato questa parte del volume, l'analisi cioè delle rispost— dal settori agricolo-alimentari tradizionalmente esporta tori (ortofrutticoli, agrumi, vi ni, liquori, conserve) ; dalle Industrie del marmo, materialda costruzione, legno, pelli, calzature, abbigliamento, cotonieri, fibre tessili artificiali, utensileria, macchine da cucire da ufficio o in genere di precisione). E In molte di questrisposte, c'è la domanda: «Perche un Mercato Comune solai sei Paesi, e non alla Svizzera, all'Austria, alla Scandnavia? ». Quanto ai pareri sfavorevoo discordi (Industrie del cicle motociclo, di materiale ferrotranviario o elettrotecnicoJatttercwcaaearàe, cartotecnich o delia birra), è da notare che essi sono sempre motivati dal pericolo della concorrenza — specie tedesca — oltre che, si intende, dall'esigenza evidente e comune a tutti, della parità di ogni onere fiscale, previdenziale e creditizio, e della libera circolazione della mano d'opera. A queste difficoltà, di cui nessuno deve nascondersi la portata, è dedicata la terza parte del volume nella quale Luigi Madia esamina appunto « le modalità meno onerose e più eque del processo d'integrazione europea > partendo dalla realistica constatazione che, fra i Paesi interessati, < l'Italia è senza dubbio quello strutturalmente più debole >. E la conclusione .è che « l'integrazione economica europea può essere accettata solo se porta a modificazioni di struttura, ossia se rimuove le cause d'inferiorità economica: se consente, in altre parole, una uguaglianza di condizioni di partenza a tutte le Iniziative ovunque sorgano nell'ambito del Mercato Comune >. Dice Giuseppe DI Nardi, nell'ultima parte del libro (che queste sommarie citazioni voglion solo additare all'interesse di tutti): «L'Italia è il Paese che ha il più basso reddito prò capite fra i sei della CECA... esattamente la metà di quello dell'intera Comunità considerata come un solo Paese... Tutta l'Italia, dunque, non ostante le sue regioni più evo¬ iute si pone come il Paese sot I tosviluppato della Comunità.. Uno degli obbiettivi fondamentali della politica della Comunità non può non essere lo sviluppo economico dell'Italia». Inutili postille e conclusioni: bastino questi dati di fatto ad attenuare 1 pochi timori, ad alimentare la grande speranno. Giovanni Giovannini tando in compagnia della madre, Mariannina Fricano di 41 anno, quando è sopraggiunta la « Belvedere » che si è arrestata di colpo accanto alle due donne. Dalla macchina sono scesi tre giovani che, dato uno spìntone alla Fricano, facendola stramazzare a terra, si sono lanciati sulla ragazza trascinandola a viva forza dentro la macchina, occupata da una quarta persona. Mentre l'automobile ripartiva velocemente la Fricano ha cominciato a gridare a squarciagola tentando di richiamare l'attenzione del passanti La donna si è recata quindi a denunciare l'accaduto al carabinieri, dichiarando di avere riconosciuto ned giovane rimasto a bordo della macchina, 11 bracciante Giovanni Mineo di 25 anni, che da qualche tempo si era Invaghito della Giuseppina. Le battute subito iniziate nelle adiacenze di Bagherla sono rimaste finora infruttuose. IMIlll!1ll!lMLIIl[!tltlIITIMtiril!l1lllIIIII11llllII!I[ll