L'agente di cambio Cassin s'è ucciso con la moglie nella sua casa di Nizza di Gigi Ghirotti

L'agente di cambio Cassin s'è ucciso con la moglie nella sua casa di Nizza TREDICI MESI DOPO ImA PRECIPITOSA. FUGA. DA TORINO L'agente di cambio Cassin s'è ucciso con la moglie nella sua casa di Nizza Dopo aver aperto il gas si è adagiato accanto alla signora paralitica da molti anni e ormai muta Sapeva di essere colpito dal mandato di cattura per il dissesto di 680 milioni - Ha lasciato due lettere (Dal nostro inviato speciale) Nizza, 19 dicembre. Il rag. Alessandro Cassin, l'ex-agente di borsa torinese accusato di malversazione e di bancarotta, s'è tolto la vita stanotte a Nizza con il gas, e con sé egli ha trascinato alla catastrofe la moglie Nuccia Paschero, la quale è morta accanto a lui L'angosciosa scoperta è sfata fatta stamane poco dopo le 8 dalla cameriera Henriette Picon, venuta come di consueto per sbrigare le faccende domestiche nell'appartamento dei Cassin, in Boulevard Victor Hugo 8, al sesto piano. Appena aperto l'uscio, la domestica ne fu respinta da un tanfo acutissimo; subito diede l'allarme, arrivò l'autoambulanza, arrivaroyio la polizia e i medici legali. Si procedette alle prime constatazioni: il rag. Cassin e sua moglie giacevano esanimi, entrambi nel loro letto nuziale, la donna in camicia da notte, sotto le coperte, a occhi chiusi, l'uomo invece in abbigliamento di casa, scarpe ai piedi, gli occhi sbarrati. Sul tavolo da notte, alcuni tubetti di sonnifero, svuotati, e una bottiglia di rum aperta e semivuota. Le fessure delle imposte e della porta erano otturate con diligenza, mediante stracci e asciugamani. Il gas era stato immesso nella stanza da letto mediante un lungo tubo di nailon, collegato direttamente con il bocchettone del fornello sito nella cucina. Il tubo di nailon, lungo circa otto metri, era quello di cui il Cassin si serviva per innaffiare le rose che crescono nel terrazzo del suo appartamentino. Nella stanza sono state trovate due buste, una, lettera indirizzata alla giovane nipote che abita a Torino, c della quale non si conosce il contenuto, e un'altra diretta alla polizia e o e e scritta in francese. Eccone il testo: < Non ci resta che questa soluzione: il denaro che si trova iella busta (122 mila franchi) servirà alle spese di sepoltura secondo le decisioni che i nostri congiunti in Italia vorranno prendere al riguardo. Esso appartiene a mia moglie >. La polizia ha ricostruito sommariamente l'ultima, drammatica giornata del rag. Cassiti. Ieri nel pomeriggio egli dovette avere la certezza che ormai stava per scoccare l'ora del rendiconto. Il mandato di cattura era stato emesso dal Procuratare della Repubblica di Torino ed avrebbe avuto esecuzione forse non immediatamente, ma certo entro brevi giorni. L'autorità francese, benché nulla avesse da rimproverare al Cassili, non avrebbe potuto ricusare l'estradizione. D'altra parte, l'avventura della latitanza si presentava per lui quasi impossibile: il finanziere torinese, che aveva da poco compiuto i sessant'anni, viveva in tenera comunanza di affetti con la moglie, una povera donna che da quindici anni trascinava una penosissima esistenza, semiparalizzata e priva della parola, inchiodata in una carrozzella. c Soltanto io riesco a capire mia moglie >, ripeteva sovente il Cassin. Si intendevano ad occhiate, a gesti, a rapidi balbettii. L'anno scorso, appena si diffuse la notizia del crack, il rag. Cassin si era rifugiato a Nizza, accanto alla moglie, nell'appartamento di Boulevard Victor Hugo, da poco acquistato. «Sono j'oumafo — disse alla moglie — non ci resta che morire insieme ». Afa to sventurata signora Nuccia aveva resistito con vigore: rifiutò di ingerire i barbiturici che il marito le porgeva, come estrema medicina a tante sciagure. E quando il rag. Cassin, ritiratosi nella propria stanza, tentò di avvelenarsi da solo, la poveretta riusci con gemiti e con strepiti a dare l'allarme e a strapparlo in questo modo alla morte. < Ha fatto male: doveva lasciarmi morir rei, esclamò lo sfortunato agente di borsa quando si risveglió,.il 30 ottobre 1955, nella corsia dei poveri dell'ospedale dt Nizza. Poi sopraggtunsero dal Piemonte notizie angosciose: il fallimento era ingente, i creditori reclamavano, alcuni accusavano apertamente. Uno si tolse la vita: fu il conte Paolo Avogadro, un colonnello a riposo che con il Cassin aveva sovente tentato la sorte sull'altalena rischiosa della borsa: cento milioni perduti. In quelle settimane, il rag. Cassili era ancora convalescente per il collasso seguito al suo tentativo di suicidio: la morte tragica dell'amico Avogadro lo prostrò paurosamente. Ma l'affetto della moglie e della giovane nipote, che da Torino gli recava spesso notizie sulla situazione, la salute recuperata ed il ritorno a casa lo aiutarono a superare anche quella crisi. Si dedicò da allora ancora piti affettuosamente alla sua Nuccia: < Se me ne vado io, chi ti potrà assisteref ». Tornare in Italia non volle più: temeva le reazioni dei creditori, temeva qualche decisione della magistratura contro di lui. Ma più che dalle manette, quest'uomo era spaventato dall'idea di lasciare per sempre a Nizza quel suo povero rudere di donna, con cui dialogava a gesti e a sguardi, e che lo legava misteriosamente alla vita, lei, muta e invalida, dalla sua poltrona dì sofferente. A Nizza il rag. Cassin era stimato persona mitissima e gen tile; della sua disavventura finanziaria, non a7nava parlare. Ma ad un amico, l'anno scorso, confidò la sua completa sconfitta di uomo e di finanziere iti questi termini: iHo sbagliato tutto, nella mia vita, da princi pio a fondo. Non ero nato per portar peso di responsabilità sulle mie spalle. Sarei stato un ottimo impiegato a stipendio f fìsso: ho sbagliato carriera e ora devo pagare. Con i soldi non riesco, mi rimane la vita... ». Ma un po' alla volta si era abituato all'idea di ritornare in qualche modo a galla. Aveva persino progettato di istituire qui a Nizza uno studio di consulenza finanziaria e commerciale. « Chissà, forse con i miei guadagni riuscirò a far fronte ai debiti », egli ripeteva agli amici. Rinascevano infatti, una per una, tutte lo illusioni in lui. Ieri avvenne il tracollo d'ogni speranza. Forse fu una telefonata dall'Italia, o. forse, la giovane nipote arrivata nel pomeriggio da Torino: certo egli seppe del mandato di cattura emesso nei suoi confronti. La ■notizia lo ripiombò nei tetri propositi che già lo avevano dominato un anno fa. I coniugi Cassin vivevamo soli, in grande economia in- un appartamentino di 3 stanze. L'unica persona che frequentava la casa era la domestica Henriette, e per qualche ora soltanto della giornata. ' Risulta clic sia il Cassin come sua moglie erano soliti far uso di sonniferi. Si suppone che il Cassin, prima di coricarsi, abbia ieri sera persuaso la moglie a ingerire una dose più forte del consueto. Egli voleva essere sicuro che la sua compagna non si sarebbe risvegliata, mentre egli si aggirava per le stanze, intento ai prepara tivi di morte, Ieri sera, verso le 23,30, il rag. Cassin bussò all'uscio di una coinquiltna, la signora Luis<j Cassini, che abita al terzo piano dello stesso caseggiato, ma in un'altra scala. < Signora, questa notte io debbo partire per l'Italia. Vuol essere così gentile di consegnare domattina le chiavi alla mia domesticar Viene alle 8 per le faccende, ma non vorrei che risvegliasse mia moglie con la scampanellata. Ecco le chiavi. Raccomandi ad Henriette di'far piano e di aver cura di Nucciay. Alessandro Cassin si allontanò ringraziando, senza lasciare nella vicina il minimo sospetto circa le sue vere intenzioni. < Sorrideva di rado, non mi sono meravigliata affatto di vederlo cosi dimesso, un pò! malinconico... Era il suo atteggiamento consueto », ci racconta la signora Cassini, ancora sgomenta per le tristi novità della giornata. Alle 8 di stamattina la signora Cassini attese sull'androne della scala A. la domestica Henriette, le consegnò la chiave, le ripetè le raccomandazioni ricevute dal rag. Cassin. Poi si avrtò per la strada con i bimbi, per accompagnarli a scuola. Un grido dall'alto, l'accorrere allarmato dei portinai e di molti casigliani la richiamarono indietro. < Monsicur et madame Cassin se sont tuést, gridava dal sesto piano la voce di Henriette La polizia ha però accertato che il suicida è soltanto il rag. Cassin. La povera signora Nuccia non può materialmente aver collaborato ai lugubri prepara tivi, né aver dato il suo consenso. La morte l'ha colta nel sonno; né si riesce ad immaginare che ella abbia assecondato i funesti propositi del marito, lei che alla domestica faticosamente ripeteva ogni giorno la stessa raccomandazione : « Henriette, ricordati di chiudere bene il gas ». Dopo gli accertamenti, la polizia ha steso un rapporto intitolato: < Suicidio del rag. Cassin e omicidio di sua moglie Nuccia ». Quindi ha autorizzato il trasporto delle due salme alla Morgue i?i attesa che i congiunti, che oggi giungeranno da Cuneo e da Torino, dispongano secondo le estreme volontà. Il brigadiere della Gendarmeria ha sequestrato nella dispensa le provviste che il Cassin aveva fatto ieri per la giornata: due o tre bistecche, un po' di verdura, qualche dado per il brodo. Poi l'appartamento è stato chiuso e sigillato. Gigi Ghirotti Il rag. Alessandro Cassin Nucciu Paschero Cassin linillllllllllllllllinillllll