Lentamente impazzito per le sevizie fasciste uccide col gas sé e l'amico che lo ospitava

Lentamente impazzito per le sevizie fasciste uccide col gas sé e l'amico che lo ospitava Maeahra scoperta in un povero alloggio della barriera Nizza Lentamente impazzito per le sevizie fasciste uccide col gas sé e l'amico che lo ospitava Lina pietosa tragedia - Il responsabile è un perseguitato politico, che il fascismo aveva condannato a un duro confino - Aveva perso tutto, anche la casa ■ Un amico di gioventù l'aveva accolto in casa sua - Il graduale peggioramento delle sue facoltà, mentali • Rientrato a sera tardi, ha aperto il gas mentre il compagno dormiva Giuseppe Cristiano, di 47 anni, e Carlo Vitullo, di 68 anni stiano, di 47 anni, meccanico. L'alloggio è una piccola stanza pulita ma disadorna, con 1 mobili essenziali: unico lusso, una radio che però di rado veniva aperta. I due uomini si conoscevano da venticinque anni: entrambi erano scapoli e s'erano legati da grande affetto benché di carattere diversissimo: pacifico, sereno, accomodante il Vitullo, d'animo tormentato e chiuso il Cristiano, pronto a reagire alle ingiustizie e ai soprusi. Durante il periodo del fascismo il Cristiano non aveva nascosto la sua avversità al regime e aveva svolto attività contraria, distribuendo manifestini e libri di propaganda: era stato arrestato più volte, percosso, condannato e inviato al confino. Dopo la guerra egli s'era trovato senza casa, distrutta dal bombardamenti aerei. Anche 11 Vitullo era nelle etesse condizioni. E il Vitullo gli aveva subito fatto la proposta: «Vuoi che ci mettiamo a vivere assieme ? Ci daremo una mano reciprocamente ». Cosi s'erano sistemati in via Celimi. Andavano perfettamente d'accordo, benché si rivolgessero poche parole e ciascuno vivesse una sua vita. Il Vitullo al venerdì e al sabato si recava ancora a lavorare in una panetteria di via Rivalta; negli altri giorni faceva visita agli amici o trascorreva 11 pomeriggio e la serata In un'osteria della zona, dov'era molto conosciuto e ben voluto da tutti. Il Cristiano risentiva delle gravi sofferenze patite nei campi di concentramento nazisti. Nel 1946 aveva tentato di riprendere l'attività politica nelle file del partito socialista, poi si ritirò. Le dolorose, aspre traversie subite a causa del fascisti l'avevano abbattuto fisicamente e moralmente. Di anno in anno era divenuto sempre più cupo e smarrito: la solitudine gli pesava- e contemporaneamente non voleva vedere nessuno ed evitava il più possibile contatti con il mondo. Non usciva quasi mai. A volte diceva d'essere un uomo finito e di vivere solo per aspettare la morte e il dissolvimento nel nulla. Era un buon meccanico e in passato aveva anche guadagnato cifre discrete, tanto che era riuscito ad accumulare risparmi sia pure di modestissima entità: ma da circa due anni aveva smesso di lavorare Per ragioni di salute e campava con i soldi che aveva e con l'aiuto fraterno dell'ex-panettlere. Al Vitullo, ripetutamente, gli amici avevano consigliato di dividersi dal Cristiano. « Quello é un tipo bizzarro — gli aveva detto la settimana scorsa un amico, — è uno di quegli uomini -che prima o poi esplodono in qualche atto di follia... Per me non è a posto con il cervello ». « Sono tanti annr che ci conosciamo e ci stimiamo — aveva risposto senza esitazione il Vitullo, — e non intendo affatto cacciarlo via... E dove andrebbe, se lo cacciassi via? Ha estremo bisogno di qualcuno che gli stia vicino... ». Lunedi sera l'ex-parìettlere giocava la solita partita a carte in osteria. Alle 23,30 salutava tutti e se ne andava. Era in ottime condizioni fisiche e di buon umore: aveva annunciato che giovedì, cioè oggi, sarebbe partito per Milano e sarebbe stato ospite, dulran,« 'e feste, del fratello che vive |n?na 1ca,,UaJe lombajda (un ni potè è parroco di Sparone, nel Canavese). Martedì gli amici non lo vedevano. Ieri pomerìggio, alle 16.30. uno di questi amici, il signor Giovanni Giordanino, di 54 anni, abitante in via Ormea 151, terminato il lavoro, passava nella bottiglieria e chiedeva notizie del Vitullo. — Non l'abbiamo visto — gli rispondevano; — non sappiamo nulla. — Comincio ad essere preoccupato — esclamava il Giordanino; — non vorrei che gli fosse venuto male... llMlllllllllItllltilllMIEIMMIMtlllIIIMItllllillItlIllI — Avrà anticipato la sua partenza per Milano... — Io vado a dare un'occhiata — replicava il Giordanino. A lui s'univa il signor Agostino Gocciona. I due si recavano in via Cellini, bussavano all'uscio. Nessuna risposta. Toccavano la porta, era appena accostata. Entravano ed erano investiti da una tremenda zaffata di gas. Atterriti accendevano la luce. Un macabro spettacolo si presentava ai loro occhi. Il Vitullo era a letto, spogliato, in tranquilla attitudine di dormiente; il Cristiano era disteso sul suo divano-letto, completamente vestito, sopra le coperte. Entrambi erano cadaveri. I due rubinetti del fornello erano aperti e il gas continuava a defluire. Il Giordanino e il Gocciona, sconvolti, uscivano e si precipitavano al più vicino telefono. Dopo pochi minuti erano sul posto un equipaggio della « Celere » e funzionari ed agenti del Commissariato di P. S. Barriera di Nizza. Più tardi giungeva il medico municipale il auale dichiarava che il decesso sembrava risalire, con ogni probabilità, all'alba di martedì. » Non è stata trovata alcuna let¬ tmsuvltmuQamncsapoddMt■ IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII tera che possa spiegare il dramma. Secondo la polizia, il Cristiano deve essere stato colto da un attacco di follia suicida. E levatosi per tempo, mentre ancora l'amico dormiva, aveva spalancato i rubinetti del gas dando rosi morte non solo a se stesso, ma uccidendo anche l'ignaro Vitullo. Questa, per ora, pare l'ipotesi più plausibile: 1 ex-panettiere non aveva nessuna ragione di sopprimersi e, come abbiamo detto, lunedi sera aveva parlato agli amici con entusiasmo e commozione del suo imminente viaggio natalizio a Milano. D'altro canto, invece, il Cristiano da alcuni giorni era più oppresso del solito e si rifiutava anzi di uscir di casa. Dall'autunno del 1945 abitavano insieme in fondo al cortile di via Cellinj 83 due uomini: Carlo Vitullo, di 68 anni, pensionato ed ex-panettiere, e Giuseppe Cri¬

Luoghi citati: Milano, Nizza, Sparone