Lavoro forzato nelle miniere per chi sciopera in Ungheria

Lavoro forzato nelle miniere per chi sciopera in Ungheria Lavoro forzato nelle miniere per chi sciopera in Ungheria Altri due patrioti condannati a morte: la sentenza sospesa per l'esame della domanda di grazia ■ I combattimenti continuerebbero a Miskolc tra russi e insorti | (Dal nostro inviato speciale) Vienna, 17 dicembre. Su Budapest incombe una calma greve: la massa schiacciante di uomini e mezzi che stringono la città da ogni lato, l'occupazione militare delle fabbriche e il terrore dei tribunali speciali hanno permesso a Radar di riprendere il controllo della situazione. La Corte marziale della capitale ha condannato a morte, ieri pomeriggio, altri due patrioti accusati « di avere sparato, la notte del 13 dicembre, colpi di arma da fuoco in prossimità di una fabbrica del decimo distretto di Budapest », Gli imputati — Istvan Pap e Rudolf Nausch — hanno presentato domanda di grazia e l'esecuzione è stata per il momento sospesa. L'istanza è all'esame del « Presidimi! » della Repubblica popolare. In provincia però il Governo e i sovietici non sono ancora riusciti ad aver ragione dei patrioti, che continuano a battersi con lo stesso disperato coraggio dei primi giorni. Uno dei centri più attivi della resistenza è la zona di Miskolc, la seconda città industriale dell'Ungheria, dove fino a poche ore fa si combatteva con estrema violenza. Ieri, dopo parecchie ore di lotta, i patrioti riuscirono a impossessarsi della stazione radio e a lanciare un messaggio in cui invitavano la popolazione della città e della regione di Borsod « a lottare a sangue freddo e ad agire secondo gli ordini del comitato rivoluzionario ». « I sovietici sono stati ricacciati da Miskolc — disse l'emittente — e i partigiani della libertà li in calzano senza posa... ».' Poi trasmesso l'inno nazionale ma\ giaro, la radio tacque. Secondo profughi entrati oggi in Austria, si è combattuto oggi con particolare accanimento attorno alla stazione centrale di Miskolc conquistata dai partigiani e difesa poi contro i massicci attacchi di truppe russe arrivate di rinforzo. ^,e linee di rifornimento delle armate rosse sono però disturbate da altri gruppi di patrioti che combattono con armi automatiche e pezzi di artiglieria leggera. Il Comando sovietico ha fatto bombardare dagli aerei la zona montagnosa di Biikk, a nord della città, dove si annidano gruppi di guerriglieri ungheresi, slovacchi e ucraini, soldati dell'esercito magiaro e disertori russi. Nella regione si combatte ormai da una settimana, più volte i russi sono stati costreti a ritirarsi sulla riva sinistra del fiume Sajo, e per le strade di Miskolc sono state erette le barricate. Un testimone della battaglia fuggito in Austria ha raccontato che la lotta cominciò una settimana fa e che nei primi giorni furono uccise più di cinquanta persone. I feriti erano un centinaio. I disordini cominciarono domenica 9 dicembre con una dimostrazione di donne. Lunedi 10 fu proclamato lo sciopero generale e gli operai, armati, occuparono gli edifici pubblici e la sede del giornale comunista. Un funzionario della polizia di Stato caduto nelle loro mani fu impiccato a un albero della « piazza del Museo ». Arrivarono i carri armati russi e aprirono il fuoco sulla folla. Mentre un gruppo di sabotatori faceva' saltare in aria un ponte sul fiume Szinva, !é maestranze e la popolazione tentarono di invadere la sede della polizia comunista e ne uccisero il comandante. Giovedì, infine, arrivarono altri rinforzi di truppe russe che circondarono la città ristabilendo momentaneamente la calma. I combattimenti ricominciarono dopo 24 ore, e le truppe sovietiche sono ora impegnate dai reparti partigiani scesi dalle vicine montaene. Altri centri della resistenza sono i distretti minerari, dove nei giorni scorsi si ebbero gravi disordini domati però con relativa rapidità dalle truppe sovietiche e dalle milizie di Kadar. Ora nei centri minerari è cominciata la resistenza passiva. I minatori si rifiutano ancora di riprendere il lavoro. Dalla produzione nelle miniere dipende tutta l'economia nazionale. Il governo si sforzerà certo di risolvere al più presto la questione: con mezzi drastici, naturalmente, essendo del tutto improbabile che Kadar, ormai sicuro di sé, si pieghi agli scioperanti Sembra che il governo abbia intenzione di mandare nelle miniere gruppi di operai < volontari » e soldati. In diversi centri della provincia, per esempio a Gyor. si stanno reclutando operai destinati alle miniere di carbone, e nelle grandi fabbriche di Budapest i commissari governativi hanno fatto sapere che gli scioperanti verranno mandati d'autorità a lavorare nelle miniere. La nuova minac eia deve avere avuto effetto, perché oggi neiia capitale la | maggior parte degli operai si è'presentata al lavoro (la produzione però continua ad essere limitatissima per la deficienza di carbone, energia elettrica e materie prime). Anche negli stabilimenti Bajolannis, dove le maestranze avevano deciso di scioperare ad oltranza per protestare contro l'arresto del Consiglio centrale degli operai, è stata ripresa la attività. La Bajolannis, come del resto la maggior parte degli stabilimenti (175 su 184) sono ancora occupati dalle truppe russe e dalla polizia comunista: praticamente gli operai lavorano col fucile puntato alla schiena. Si ritorna a parlare intanto di un rimpasto del Gabinetto di Kadar con elementi non comunisti per vincere l'ultima resistenza degli ungheresi. Si fanno i nomi di Zoltan Tildy e di Bela Kovacs, i leaders del partito dei piccoli contadini (che di recente rifiutarono la collaborazione con Kadar) nonché di Giorgio Lukacs, Zoltan Szanto e Zoltan Vas, i tre ideologi del comunismo magiaro scomparsi con Nagy. Kadar cederebbe il suo posto a Szanto o a Tildy, mantenendo però la carica di segretario del partito comunista. Massimo .Conti a e i . . i e l o a o

Luoghi citati: Austria, Budapest, Miskolc, Ungheria, Vienna