L'alleanza ritrovata di Luigi Salvatorelli

L'alleanza ritrovata L'alleanza ritrovata La dichiarazione di Dulles, alla fine dell'ultima conferenza atlantica, secondo la quale, attraverso gli incontri particolari in margine alla conferenza, « ogni malinteso e ogni dissidio è. stato completamente eliminato », va considerata come di importanza non inferiore a quella del comunicato ufficiale. La politica del Segretario di Stato venne sovente criticata, in America non meno che in Europa, e anche noi siamo stati tra i liberi critici. Ma una cosa non è mai stata messa in dubbio, né da noi né da altri: la coscienziosità professionale, l'integrità morale di John Foster Dulles. E' ben per questo che il suo sollecito ritorno al posto non soltanto è stato oggetto di ammirazione, per l'alto senso del dovere che dimostrava; ma è anche stato accolto, in Inghilterra stessa, con un respiro di sollievo. Siamo dunque in diritto, e in dovere, di prendere le dichiarazioni di Dulles non come una formalità diplomatica, ma come l'indice effettivo di qualcosa che finisce e di qualcos'altro che ricomincia. Finisce il dissidio fra gli Stati Uniti e i due maggiori Occidentali europei; ricomincia, o anzi (per il settore specifico del dissidio) incomincia la loro cooperazione. Da questa dovrà derivare che le questioni immediate poste dal conflitto egiziano, e problemi di fondo che so no al di sotto di esse, vengano concordemente affrontate con ferma volontà di giungere a una conclusione Ce n'è una che non tolte' ra ormai neppure un minuto d'indugio: quella dello sgombero del Canale, sabotato da Nasser. Non lo tollera per ragioni morali, prima ancora che materiali. Occorre che sia fugata fin l'ombra del dubbio che si voglia ammettere per il dit• tatore egiziano una posizione al di fuori e al di sopra del diritto internazionale. Il nostro governo ha da tempo svolto un'azione diplomatica in questo senso, tanto più meritoria quanto più osteggiata non soltanto dagli avversari naturali, ma da amici formali. Tale azione si è venuta a inquadrare, nell'odierno Consiglio atlantico, entro la proposta generale formulata dai Tre Savi — uno dei quali era appunto il ministro Martino, che l'ha anche anticipita nel discorso proemiale — per una consultazione sistematica fra i membri della NATO su questioni di interesse generale, anche se esorbitanti dall'ambito della difesa militare che è primo compito della NATO medesima. E' stata così affrontata l'alternativa fondamentale che deve decidere non soltanto dei destini della NATO, ma del ristabilimento, o meno, di un minimo di pace, di sicurezza, di giustizia nel mondo. Deve l'Alleanza atlantica esser considerata come un'associazione riguardante soltanto le necessità di difesa degli Stati membri contro un attacco effettuantesi entro una zona geografica determinata? Anche in questa ipotesi, naturalmente, ci sono discussioni e cooperazioni di carattere politico ed economico, oltre che militare; ma esse si svolgono pur sempre avendo riguardo, in ultima analisi, alla potenzialità militare dei membri, alla loro capacità finale, cioè, di adempiere agli obblighi militari dell'Alleanza. Secondo l'altra alternativa, invece, l'Alleanza atlantica deve essere una comunità generale d'interessi, estendentesi virtualmente a tutto il globo. Il casus foederis rimane nei termini fissati dal trattato; la solidarietà politica e morale è generale. Ciò non significa che su ogni e qualsiasi questione debba esserci obbligo di consultazione preventiva, e tanto meno di accordo e di azione comune. Il principio va applicato con buon senso e in buona fede. Se queste due disposizioni ci sono, praticamente saranno ben pochi i casi in cui sorgerà contrasto se si debba o meno procedere alla consultazione; o a consultazione avvenuta, se occorra o meno l'azione comune. Ma sempre, anche in caso di astensione o di dissenso, si terrà conto adeguato degli interessi speci fici dei soci, in vista di quelli comuni. Nell'affare di Suez è successo questo. In una prima fase, il governo americano non ha creduto di impe fnarsi efficacemente a prò i quella soluzione giudicata necessaria dai franco¬ itdpoluezvadbczsangpzptalgtccmcasrptacdrgd inglesi e con essi concordata nella conferenza di Londra; e ciò è stato la causa principale della resistenza ostinata, altezzosa e subdola insieme, di Nasser. In una seconda fase francesi e inglesi hanno agito senza intese, e anzi senza avvertenza dell'America: ed è accaduto quello che è accaduto. L'esempio non potrebbe essere più luminoso per chiarire l'opportunità, e anzi la necessità, del canone stabilito alla conferenza atlantica di Parigi. Ma il dissenso per Suez non è stato che il caso più grave di un dissidio più profondo, la cui manifestazione di punta sono stati i piani formulati, o accennati, di sostituzione degli afroasiatici alla Francia e all'Inghilterra nella politica generale per la pace e contro l'imperialismo sovietico. Basta la semplice enunciazione di simili piani a mostrarne l'assurdità. Il necessario, giusto, opportuno appoggio alla liberta e allo sviluppo dei popoli di coloré non deve essere giustapposto, o peggio ancora contrapposto alla solidarietà atlantica, ma deve essere coordinato con essa. Non deve suscitare, o prolungare, rivalità e bizze fra le Potenze occidentali, o peggio ancora divenire terreno di manovra per la politica interna; non deve trasformarsi in una corsa ai favori di Nehru, di Soekarno, o peggio ancora di Nasser. Aiutando i nuovi Stati a consolidarsi, Europa e America devono anche avvezzarli a comprendere, insieme con i diritti, i loro doveri internazionali. Se quest'opera non si compie presto e bene — e tocca agli Stati Uniti per primi compierla — si vedranno maturare nuovi imperialismi favoriti dalla politica del Cremlino, divenuta oggi più insidiosa e al tempo stesso più incerta di quella di Stalin. I ciechi parteggiatoti di cinquant'anni fa per il Giappone contro la Russia erano molto più innocenti di coloro che oggi, sotto il pretesto di lottare contro il colonialismo, vorrebbero fare dei popoli di colore una catapulta contro l'odiata democrazia occidentale. Luigi Salvatorelli

Persone citate: Dulles, John Foster Dulles, Nasser, Nehru, Stalin