Togliatti al ventiquattresimo posto nella votazione dei nuovi dirigenti comunisti di Enzo Forcella

Togliatti al ventiquattresimo posto nella votazione dei nuovi dirigenti comunisti Concluso con l'elezione delle eaviéhe il congresso nazionale del PCM Togliatti al ventiquattresimo posto nella votazione dei nuovi dirigenti comunisti Davanti a lui sono alcuni esponenti finora non entrati nel vivo della lotta - Cancellati dalle liste per la nomina del Comitato centrale D'Onofrio, Rita Montagnana, Roveda, Scoccimarro, Roboni - Esclusi da ogni carica Cino Moscatelli, Cappellini e Onofri • Restano sempre in primo piano Longo, Negarville, Dozza, Montagnana, Amendola, Pajetta, Marchesi e Roasio - Togliatti affida i posti-chiave ai giovani di sua fiducia Roma, 14 dicembre. Il congresso del partito comunista ha concluso stasera 1 suoi lavori con l'approvazione all'unanimità di una mozione di carattere riassuntivo e con l'elezione dei nuovi dirigenti del partito. La mozióne, per quanto lunga e particolareggiata sino alla pedanteria (Alicata ha impiegato per leggerla più di un'ora) non aggiunge sostanziali elementi di novità alla linea politica già delineata da Togliatti nei suoi due interventi. Ripete lo slogan del congresso: < Rinnovarsi e rafforzarsi >, presupponendo costantemente la complementarietà fra i due termini, e insiste in quella visione manichea delle vicende mondiali — da una parte il fronte impe-. rialista del capitalismo, dall'altra quello degli Stati socialisti amanti della pace, della libertà e della giustizia sociale — che è invincibile caratteristica della mentalità comunista. La mozione ribadisce, ovviamente, anche il noto giudizio sui fatti ungheresi definendo l'intervento sovietico « una necessità dolorosa dettata dall'esigenza di difendere là pace e le possibilità di sviluppo del socialismo in Ungheria >. C'è solo una riserva per il comportamento dei sovietici, ma avanzata più col tono del rammarico che della vera e propria critica di fondo. Gli avvenimenti polacchi e ungheresi — dice il documento — hanno "confermato la necessità che un sistema di Stati socialisti deve essere c un sistema di Stati indipende.nti, in cui la sovranità dei Paesi più piccoli non può essere limitata o messa in forse da interventi o pressioni degli Stati più forti. La dichiarazione sovietica del 30 ottobre ha bene messo in luce questo principio e anche maggiore importanza avrebbe avuto se fosse stata fatta prima, subito dopo il XX congresso >. Con altrettanta abilità dialettica é stato anche aggirato 10 scoglio dei rapporti con gli altri partiti e della funzione dello « Stato-guida >. La mozione si pronuncia contro il ritorno ad una «organizzazione centralizzata dei rapporti fra i partiti comunisti > (sul tipo della Terza Internazionale o del Cominform) e dice che, anziché parlare di uno Stato o di un partito-guida, si dovrà parlare della « guida che ci viene dai nostri principi, dagli interessi della classe e del popolo italiano », salva restando « l'indistruttibile funzione che l'Unione Sovietica, e 11 partito che la dirige, esercita nel mondo socialista, di cui è l'asse e la forza più grande >. Sembra che, nell'apposita commissione incaricata di redigere la mozione conclusiva., la discussione sia stala, piuttosto vivace, proprio su questi punti di carattere generale. Si dice che alcuni delegati si siano astenuti o abbiano votato contro. Sta di fatto che lo stesso relatore ha parlato di « emendamenti > di cui... verrà tenuto conto nella redazione definitiva del documento e che, nel breve dibattito che ne è seguito, si è affacciata addirittura la possibilità — senza precedenti nei congressi comunisti dell'ultimo decennio — di una votazione di minoranza. C'è stato difatti un delegato toscano, Urbani, che si è alzato ed ha chiesto una votazione per divisione dal momento che aveva'riserve da fare sulla valutazione dei fatti d'Ungheria e dei pericoli di guerra nell'attuale situazione. A sua volta Di Vittorio ha tentato una manovra più sottile, facendo notare che la risoluzione parlava di lotta contro il < colonialismo di tipo tradizionale », mentre i comunisti devono essere contrari ai colonialismi di qualsiasi tipo (compreso il colonialismo di tipo sovietico, ne hanno arguito gli osservatori). I portavoce della direzione hanno trovato modo di eludere l'una e l'altra richiesta e di far votare la mozione < nel suo complesso >, e con sollievo han no visto, ancora una volta, tutti 1 delegati alzare disciplinata mente la loro tessera in segno di approvazione. Poco prima Giolitti aveva dichiarato che pur mantenendo i motivi di dissenso già espressi, votava a favore interpretando il documento come un contributo positivo al miglioramento del partito. Poi ha preso la parola Spano per ringraziare i delegati stranieri del loro intervento: il suo discorsetto è stato tutt'aitro che di circostanza, poiché il senatore sardo ha colto l'occasione per insistere sull'interpretazione « moderata » della linea To-^ gliatti e per invitare l'Unione Sovietica a rispettare le esigenze degli altri partiti comunisti e dei Paesi del blocco orientale Togliatti ha voluto dire ancora una parola ai congressisti, illustrando 1 vantaggi delle modifiche apportate allo statuto e sottolineando — non a caso, come si vedrà — la grande importanza che assumerà la commissione centrale di controllo con i nuovi compiti che le sono stati affidati. Infine sì è arrivati all'atto finale, la votazione delle tre liste di candidati per il Comitato centrale (Ilo membri), la Commissione centrale di controllo (46) e il Collegio centrale dei sindaci (5). Sono liste che contengono tanti nomi quanti se ne devono eleggere; i congressisti potevano cancellare i nomi non graditi e anche, secondo un fuggevolissimo accenno fatte da Togliatti, sostituirli con altri preferiti. Ma il fatto che per bocciare i candidati occorresse più del 50 per cento delle cancellature e che non fosse stata offerta alcuna possibilità di scelta, rendeva praticamente certa l'elezione dei candidati indicati. Come difatti è avvenuto: i prescelti sono stati tutti eletti con un numero di voti oscillante tra 1 1034 (tanti erano i votanti) e gli 884 tanti ne sono toccati alla Leonilde Jotti, riuscita ultima in graduatoria). Le indicazioni offerte dalle cancellature sono piuttosto contraddittorie e non offrono, almeno ad una prima lettura, precisi elementi di giudizio. Alcuni delegati sono stati votati da tutti o quasi, ma erano i candidati meno conosciuti e perciò meno soggetti alle reazioni degli elettori. I dirigenti più noti sono stati tutti gopravanzati da questo gruppo di neutri, per cui Togliatti si trova al ventiquattresimo posto, con 1022 voti, e Longo (la gerarchia è stata rispettata) al venticinquesimo .con un voto in meno. Il primo posto con 1029 voti è andato a Carlo Parodi, seguito dall'on, Pompeo Colajanni con 1028. Sopra i mille voti sono ancora Negarville, Dozza, Montagnana, Montagnani, Marchesi, Roasio. Sotto i mille Amendola e Pajetta (le rivalità fra i due « delfini > si sono neutralizzate a vicenda), Di Vittorio, Terracini, Secchia, Colombi. Gullo ha ottenuto 945 voti che, con la posizione che ha assunto, costituiscono indubbiamente una buona affermazione. Venticinque delegati hanno scritto nella scheda il nome di Giolitti e ventidue quello di Salinari, il direttore del Contemporaneo, uno degli animatori del gruppo anticonformista. Indicazioni più precise offre l'analisi della composizione delle liste presentate agli elettori ed elaborate, come si sa, dal gruppo dirigente del partito. Il vecchio Comitato centrale è stato rinnovato per un terzo, con l'esclusione di trentotto membri (ventiquattro dei quali trasferiti nella Commissione centrale di controllo, di cui Togliatti ha esaltato l'importanza proprio per indorare la pillola) e l'inserimento di quarantuno nuovi. Gli esclusi sono: Amadesi, Bosi, Bugliani, Cappellini, Bolognesi, Ciufoli, Di Donato, Donini, D'Onofrio, Fedeli, Giachetti. Grassi, Mazzetti, Montagnana Rita, Montalbano, Moscate"lli, Roncagli, Roveda, Scoccimarro, Scotti, Vais, Vergani, Boccalini, Busso, Ferrante, Grifone, Guelfi, Lampredi, Michetti, Onofri, Pizzorno, Robotti, Sacchetti, Sannicole, Sbandati, Strazzella, Valli, Viviani. Sono stati, invece, inclusi: Adamoli, Alinovi, Barca, Bartalesi, Bianchi - Bandinelli, Boli, Chiesa, Colombini, D'Amico, Degli Esposti, Gessi, Jotti, Lajolo, Lama, Luporini, Macaluso, Manzocchi, Micheli, Montagnani, Napolitano, Natta, Noberaaco, Pacchioni, Pajetta Giuliano, Parodi, Perna, Pistillo, Pizzoli, Reichlin, Rodano, Rossi - Raffaele, Scheda, Sciavo, Silipo, Stimilli, Sulotto, Tabet, Tesi, Trombadori, Vacchetta. Vianello. Sono stati esclusi dal Comitato centrale e dalla Commissione di controllo: Cappellini, Ciufoli, Di Donato, Giachetti Mazzetti, Moscatelli, Boccalini Busso, Ferrante, Guelfi, Onofri, Sannicolò, Strazzella, Viviani. Scoccimarro e D'Onofrio entreranno nel Comitato centrale da un'altra porta, poiché è previsto che il presidente e i due vice-presidenti della C. C. di controllo ne facciano parte di diritto. Resta però acquisito che la t vecchia guardia >, ri¬ iiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiHiHiiiiiiiiiiiimii masta su posizioni più massimaliste e comunque sgradita al triumvirato che domina attualmente il partito (Togliatti, Amendola e Giancarlo Pajetta), ha fatto le spese più grosse del rinnovamento dei quadri. La destra è stata colpita nella misura che lo consentiva la sua già esigua rappresentanza, con l'esclusione di Cappellini (il senatore che a Budapest solidarizzò con gli insorti) e di Onofri. Notata anche l'esclusione del comandante partigiano Cino Moscatelli. I beneficiari sono 1 giovani e meno giovani < togliattiani > puri — di cui Amendola è il più autorevole esponente — che si sono messi in luce nell'ultimo decennio. Da questo punto di vista si può dire che l'8° congresso ha segnato davvero il completamento di quell'opera di trasformazione del partito cui Togliatti ha dedicato particolare cura con l'affidare tutti i posti-chiave a giovani di sua fiducia. Ormai non solo al vertice, ma anche alla periferia, del vecchio partito del prefascismo e della clandestinità è rimasto poco o niente: basti riflettere su due cifre: il 75 per cento dei delegati che hanno partecipato a questo congresso è nato dopo il 1916. l'80 per cento si è iscritto al P.C.I. dopo la caduta del fascismo. Enzo Forcella L'on. Longo durante la sua replica al congresso. (Telef.)

Luoghi citati: Budapest, Roma, Ungheria, Unione Sovietica