Un ragazzo uccide il fratello con la pistola credula scarica

Un ragazzo uccide il fratello con la pistola credula scarica Un ragazzo uccide il fratello con la pistola creduta scarica Morente anche un tredicenne - La sciagura in un negozio da barbiere Lo sparatore aveva disarmato un pazzo che minacciava una strage Napoli, 8 dicembre. Un raccapricciante episodio si è svolto stamane a Giuliano, dove un giovi-netto di 14 anni ha ucciso il fratello decenne e ha ridotto in fin di vita un altro ragazzo di tredici anni. Verso le 8,30 il quattordicenne Luigi D'Alterio, residente a Giuliano, in corso Umberto 371, ha varcato la soglia del negozio al Vico Sergio n. 1, di proprietà del barbiere Rocco Sarracino. Nel salone a quell'ora c'erano già alcuni clienti e sia 11 Sarracino che i garzoni, tra I quali il tredicenne Raffaele Maliardo, erano impegnati nel lavoro. Liberatasi una sedia, il D'Alterio vi prendeva posto. Ed ecco qualche minuto dopo entrare nel locale certo Biagio, un giovane sui vent'anni, fino a questo momento non ancora identificato e, insieme con questi, il sedicenne Pietro Ciccarelli, il quale aveva tra le mani una pistola. Con l'arma tra le mani, il Ciccarelli esclama rivolto ai presenti: <Ho questa pistola e non sono riuscito ancora a trovare le cartucce ». Poi esce. Poco prima delle 9, quando ormai il taglio dei capelli del D'Alterio è quasi ultimato, compare nel negozio un fratellino di questi. Domenico, di dieci anni, il quale rivolgendosi al fratello maggiore, dice: « Mamma mi ha detto che debbo tagliarmi i capelli», e quasi allo stesso tempo si siede in un angolino del negozio in attesa. A distanza di pochi minuti varca di nuovo la soglia del salone 11 Ciccarelli. Questa volta è Bolo, me nelle mani ha sempre la famosa pistola. Egli con aria spavalda esclama: « Sono riuscito a trovare i proiettili, li debbo sparare, debbo fare un macello». Luigi D'Alterio, alzatosi dalla sedia per cedere il posto al fratellino, gli chiede di fargli esaminare l'arma. Cosi la pistola passa dalle mani del Ciccarelli in quelle del D'Alterio, che ad evitare incidenti si affretta a sfilare il caricatore nel quale sono tre pallottole. A questo punto avviene la tragedia. Infatti il giovanetto, sicuro che nell'arma non vi siano altri prolettili, preme il grilletto. Si ode una detonazione: è esploso un colpo che evidentemente era rimasto in canna. Alla detonazione, fanno eco le grida dei due sventurati raggiunti dalla stessa pallottola. Infatti questa aveva col¬ pito in pieno petto il garzone Maliardo e, fuoriuscendo dal corpo di questi, era andata a colpire al cuore il piccolo Domenico, che era in procinto di prendere posto sulla sedia. Era lo stesso Luigi D'Alterio che curava il trasporto a Napoli all'ospedale del fratello e del Maliardo. Al Pellegrini, dove venivano portati, i sanitari non potevano che constatare il decesso del piccolo Domenico, mentre ricoveravano in pericolo di vita il Maliardo. Nel cortile del nosocomio la Squadra Mobile fermava lo sparatore. La pistola usata era di calibro 7,65.

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