Nixon annuncia un vasto piano di aiuti economici all'Europa

Nixon annuncia un vasto piano di aiuti economici all'Europa Nixon annuncia un vasto piano di aiuti economici all'Europa II vice-presidente americano, che all'inzioni con Londra e Parigi, sostiene ora l prestiti ai Paesi in difficoltà, sino all'ammontare di circa un miliardo di dollari; ed uno, a più lunga scadenza, di aluti economici veri e propri. Questo piano ha avuto indiretta conferma dal fatto che, siccome anche il fondo monetario non può agire senza ottenere fondi ed autorizzazioni dal Tesoro, questa sera il Tesoro americano ha annunciato di aprire un prestito di un miliardo di dollari (625 miliardi di lire) a partire da lunedì prossimo; la somma sarà messa presumibilmente a disposizione del fondo. Contemporaneamente, le autorità economiche americane stanno studiando la possibilità di mettere in esecuzione altri progetti di aiuto d'emergenza: l'Import-Export Bank, anch'essa organo del governo americano, finanzierebbe (sempre sino al 30 giugno '57), le importazioni di petrolio americano. Il governo di Washington si assumerebbe, in paesi meno toccati dalla deficienza di dollari, una parte delle attuali spese militari, in dipendenza degli obblighi Nato (Alleanza Atlantica). Il governo americano proporrebbe inoltre al Congresso di alleviare eccezionalmente e per un periodo di tempo prefissato le attuali restrizioni all'importazione di beni europei, per consentire ai Paesi alleati l'acquisto di maggiori quantità di dollari con cui pagare le importazioni di petrolio divenute più costose. Ma a parte questi particolari tecnici pur di notevole importanza, ciò che ha assunto speciale rilievo politico è la dichiarazione stessa, fatta dal vicepresidente Nixon. Innanzitutto si giudica significativo che a farla sia stato proprio Nixon, con l'ovvia approvazione del presidente Eisenhower e del segretario di) Stato J. Foster Dulles; Nixon aveva dichiarato all'inizio della crisi di Suez che gli Stati Uniti non erano angustiati in special modo dal peggioramento del- rapporti con gli alleati inglesi e francesi, perché in questo modo l'America poteva raggiungere finalmente ^indipendenza» dalla politica franco-inglese in Asia e in Africa. Egli aggiunse che la perdita dei vecchi amici era più che compensata dall'acquisto dei nuovi amici afro-asiatici. Ieri sera, invece, è stato lo stesso Nixon a confermare, in termini calorosissimi, l'amicizia con Inghilterra e Francia ed a sostenere che nulla potrà mai rimpiazzarla o compensarla. E' evidente, si osserva a Washington, che le passioni fatte esplodere dalla unilaterale e improvvisa iniziativa alleata si sono calmate e la ragione ha (Dal nostro corrispondente) Washington. 7 dicembre. I progetti degli Stati Uniti per aiutare l'Europa a risollevarsi dalla crisi del Medio Oriente e perché riprenda fiducia nella guida politica e morale dell'America, sono stati autorevolmente confermati ieri sera dal vice-presidente Nixon in un discorso pronunciato a New York, davanti agli industriali automobilistici americani. Nixon ha detto: < Credo che sia nostro e loro (degli europei) interesse assisterli in quest'ora difficile, ed ho fiducia che ambedue i partiti del Congresso daranno il loro appoggio a tale assistenza». II vice-presidente ha parlato nel suo discorso soltanto delle difficoltà finanziarie ed economiche inglesi, ma autorevoli esponenti del governo hanno esteso successivamente questo riferimento, per includere nel progetto di assistenza anche la Francia, l'Olanda, e forse l'Italia ed altre nazioni europee. Sebbene la nuova politica americana sia formulata, per il momento, in termini generici a nessuno sappia ancora in quali fatti concreti debba essere realizzata, è opinione prevalente che il programma di aiuti economici all'Europa (che comincerà il primo luglio '67) potrà essere aumentato di qualsiasi somma compresa fra cinquecento milioni ed un miliardo di dollari (quest'ultima cifra equivale a circa 625 miliardi di lire). Autorevoli portavoce del governo hanno specificato subito, però, che la nuova politica di assistenza economica americana potrà essere impostata solo in parte su aiuti veri e propri, e in misura rilevante, invece, su prestiti a media e lunga scadenza. Nei circoli governativi si ritiene, infatti, ' che la situazione economica dell'Inghilterra e degli altri Paesi europei necessiterà di notevoli appoggi da parte americana, prima dell'inizio del nuovo anno finanziario. Poiché in questo momento il governo è autorizzato dal passato Congresso a spendere solo un altro centinaio di milioni di dollari, che è possibile prelevare sui fondi per gli aiuti non ancora spesi, e poiché non è consentito senza autorizzazione del nuovo Congresso ottenere dal Tesoro nazionale somme maggiori prima del 3 giugno, è opinione prevalente che il nuovo programma di assistenza sarà articolato in due distinti progetti: uno, cosiddetto di copertura, da affrontare mediante autorizzazione iramediata al fondo monetario internazionale di concedere izio della crisi egiziana necessità di tornare preso il posto del sentimento; il governo americano è arrivato alla conclusione che la restaurazione dei vecchi legami di amicizia è indispensabile, anche in conseguenza degli avvenimenti dell'Europa orientale e del nuovo minaccioso atteggiamento sovietico. Bisogna far sì che l'Europa non corra il pericolo di una crisi economica e non perda così i benefici ottenuti dal piano Marshall. Sulla decisione americana hanno influito, indubbiamente, anche fattori di politica interna. Il prossimo congresso sarà dominato dai democratici, i quali hanno già manifestato serie critiche alle tendenze governative di Impostare la politica estera americana sull'amicizia con le Nazioni afro-asiatiche. Senza la benevolenza e la collaborazione del congresso, la amministrazione repubblicana di Eisenhower non potrebbe funzionare. Facendo annunziare proprio a Nixon il nuovo programma di assistenza agli alleati, il governo mira quindi a rassicurare i democratici e a neutralizzare coloro che si preparano ad attaccare la politica estera del governo. In terzo luogo, la decisione governativa ha tenuto indubbiamente conto del rapporto di forza fra mondo comunista e mondo libero; come si è fatto ufficiosamente rilevare questa sera al Dipartimento di Stato, sarebbe tragico se l'Europa occidentale, continuando a indebolirsi in recriminazioni e liti, non sapesse cogliere le opportunità offerte dalla grave crisi del mondo comunista. La Polonia sta mostrando sempre maggiore interesse per eventuali aiuti americani e per la collaborazione economica con l'Europa, si è osservato a Washington; ma se il mondo occidentale sarà anchilosato da una nuova crisi economica, nessuno potrà aiutare Varsavia a staccarsi, almeno economicamente, da Mosca. Gino Tomajuoli Eden comunica da Giamaica che non darà le dimissioni Londra, 7 dicembre. (r. a.) Con la conclusione del dibattito alla Camera dei Comuni, la fase acuta della crisi del Medio Oriente deve essere considerata finita. Stamane il ministro Butler — che sostituisce Eden in convalescenza a Giamaica — ha presieduto un Consiglio di Gabinetto, il quale aveva lo scopo di c considerare problemi di ordinaria amministrazione che si erano accumulati durante la crisi del Medio Oriente >. Il governo (riferiscono attendibili informatori) è molto a era favorevole ad ad una stretta colla soddisfatto del risultato dei due voti di fiducia ottenuti al termino del dibattito di politica estera; e a quanto si apprende dalla Giamaica il Primo Ministro Eden ha 11 proposito, una volta tornato a Londra, di riprendere la sua attività per un lungo periodo di tempo. Alcuni giornali mettono in chiaro che egli « non ha intenzione di dimettersi >. Analizzando la Costituzione allunimi iilllllllllllllllllllllllllllllllllllllll allentare le relaborazione atlantica (o per lo meno la prassi generalmente accettata, visto che non esiste una vera Costituzione -scritta ) ci si rende conto che, venuta a mancare la ribellione nei ranghi dei deputati governativi, la volontà di Eden è, in questa materia, determinante. Non esiste modo per rovesciare ii governo britannico, eccetto che persuadendo il Primo Ministro a dimettersi. MllllllllllllllMIMlMIIlilllllllMl iMlllillllllll