L'economia tedesca e lo sviluppo europeo di Ferdinando Di Fenizio
L'economia tedesca e lo sviluppo europeo L'economia tedesca e lo sviluppo europeo Per il molto che se ne è scritto (e anche da noi, su queste colonne) quasi nulla di nuovo si potrebbe aggiungere sulla struttura dell'economia tedesca e sul poderoso soffio di vitalità che la sospinge da anni. E' noto, del resto, che l'economia italiana e tedesca sono reciprocamente complementari; la prima fondandosi sull'agricoltura, la seconda sull'industria pesante. Così che restano di mutuo vantaggio robusti scambi internazionali, quali si manifestano di fatto con le cifre mensilmente pubblicate. Vi sono, però, talune nuove particolarità che meritano d'esser poste in luce, prendendo lo spunto dal viaggio del Presidente Gronchi nella Repubblica di Bonn. Riguardano la fase congiunturale attraversata in questi momenti dalla Germania occidentale, fase che contrasta, in un certo senso, con la legge tendenziale di progresso della Repubblica tedesca in questo dopoguerra, e potrà forse influenzare le discussioni che da tempo si intrecciano (ed ora forse si faranno più intense) fra il governo tedesco ed il governo italiano per una più stretta collaborazione italo-germanica allo sviluppo economico del nostro Mezzogiorno. Ecco, invero, gli avvenir menti recenti. Lo si scrive, noi stessi, con una certa sorpresa; ma da mesi la Germania occidentale è entrata ih un periodo di ral lentamento produttivo, il quale, più passa il tempo, più diviene evidente. Non si tratta solo della produ zione agricola la quale, nel la corrente annata 1955-56 (fatto pari a cento il livello d'anteguerra) si espri me con un indice a 119; ed è, dunque, in diminuzione rispetto alla quota dell'an nata '54-'55 (a 121). Si tratta, invece, della produ zione industriale. Questo indice (1953=100) era a livello 142 nel quarto tri mestre del 'ou. Scende a quota 134, nel primo trimestre di quest'anno. Si riprende (a 144) nel secondo trimestre, ma subito ripiega. La cifra provvisoria riguardante il terzo trimestre del '56 è inferiore a 140: e così, durante gli ultimi tre mesi (dal luglio al settembre '56) l'incremento della produzione industriale tedesca fu pari al 7% in media; mentre, in ogni altro trimestre del '56, esso superò il 10 % ; e in ogni trimestre del '55 superò il 15%, sempre rispetto all' analogo periodo precedente. L'indice della produzione industriale in Germania esclude le industrie dell'alimentazione e delle costruzioni. Ora, per le industrie alimentari poco v'è da dire, poiché esse non subiscono oscillazioni congiunturali significative. Invece è rimarchevole che anche l'industria delle costruzioni edilizie accenna a ripiegare. Durante i primi mesi del '56 si ha una diminuzione di circa il 14% nel numero dei permessi di costruzione accordati rispetto a quelli elargiti nei primi mesi del '55. Risultato di tutto ciò? Non solo il saggio di incremento del prodotto nazionale lordo sarà, nella Repubblica di Bonn, soltanto del 7% per il '56 (mentre fu dell'11% nel '55 e dell'8,4% nel '54), ma, nel quadro dei Paesi europei appartenenti al cosiddetto « mercato comune », la Germania occidentale, stranamente, si unisce all'Olanda, per aver realizzato nel '56 i progressi economici più modesti. Ora chi volesse conosce re le ragioni di codesto rallentamento produttivo si awierebbe su di una stra da molto lunga. Le restrizioni creditizie, indubbiamente, hanno il loro peso; e gli alti costi salariali, legati alla minor disponibilità di av mano d'opera libera, ne hanno uno forse non inferiore. Ma vi sono due serie statistiche che tradiscono gli aspetti principali della recente sofferenza economica tedesca. Esse riguardano investimenti ed esportazioni. Gli investimenti lordi germanici sul mercato interno (che si accrebbero del 12% nel '54 rispetto al '53 e del 19% nel '55 rispetto al '54) sono aumentati solo del 10% nel primo semestre del '56 rispetto all'anno precedente. Quanto all'incremento annuale delle esportazioni globali tedesche esso è rappresentato, limpidamente, dalle seguenti tre per¬ centuali, che non destano alcuna difficoltà di interpretazione: 1954, 23 %; 1955, 18%; 1956, 13%. Insomma, si avanza ancora indubbiamente, poiché la forza di penetrazione dell' economia tedesca resta considerevolissima. Ma si avanza con fatica, e dovendo superare ostacoli progressivamente più ardui. Ora tutto ciò, a ben guardare, può sostenere la conclusione seguente. Se l'economia tedesca dimostra con i fatti qualche difficoltà a conservare l'elevato ritmo di sviluppo che fu suo negli ultimi anni; se essa poi possiede disponibilità liquide eccezionalmente elevate (e basterà ricordare che le riserve auree di quella banca centrale ammontano ormai a più di 4 miliardi di dollari, rappresentanti l'equivalente di sette mesi e mezzo di importazioni; ,e ricordare ancora i crediti germanici verso l'Europa, registrati dall'Unione Pagamenti Europei, i quali superano oggi i 650 milioni di dollari) perché mai, in siffatte circostanze, non si dovrebbe dar adito ad una politica economica di più lungo respiro promuovendo quello sviluppo europeo che crea ad un tempo maggiori consumatori e maggiori incentivi alla stessa industria tedesca ? Al postutto, è in momenti di difficoltà che si affrontano, da chi ha coraggio, le questioni più gravi; che si realizzano le azioni di più ampio raggio. Quando, anche lavorando sul solo piano nazionale, gli ostacoli si superano, sembra spesso superfluo metter il naso fuori di casa. Ferdinando di Fenizio
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