Altri gravi tumulti a Budapest I russi sparano per disperdere la folla di Massimo Conti

Altri gravi tumulti a Budapest I russi sparano per disperdere la folla Scontri tv ti patrioti e gruppi di attivisti fedeli a Mudar Altri gravi tumulti a Budapest I russi sparano per disperdere la folla Proclamato un nuovo sciopero generale di protesta per le spietate repressioni - Gli operai non lasciano entrare i grossi carri armati sovietici nelle fabbriche - Ondate di arresti - Pericoloso fermento anche nelle province (Dal nostro inviato speciale) Vienna, 6 dicembre. La popolazione di Budapest ha vissuto oggi un'altra giornata drammatica con scioperi, dimostrazioni di piazza, arresti e sparatorie. Le truppe russe, intervenute per sedare un tumulto, hanno aperto il fuoco sulla folla. Sono rimasti sul terreno due morti e numerosi feriti. Stavolta l'incidente è stato provocato da comunisti fedeli a Kadar — circa duecento persone — che sono sfilati in corteo per la città agitando gran di bandiere rosse, seguiti e protetti da àutóblindo sovietiche. Il gruppo si è scontrato con un altro corteo di patrio ti e nella furibonda mischia venivano esplosi colpi di rivoltella. Allora i sovietici hanno sparato, disperdendo poi i patrioti. La notizia dell'incidente ha acuito la tensione e in più punti della città si sono formati vasti assembramenti di gente che ha manifestato contro i russi e il governo. Una fra le più grandi manifestazioni si è avuta sul piazzale della stazione centrale, dove oltre diecimila persone con bandiere ungheresi hanno gridato per mezz'ora: « Via i russi! Abbasso Kadar e i comunisti!-». Per disperdere la folla è stato necessario l'intervento di carri armati, da cui sono partite scariche di mitragliatrice ti russi hanno però sparato in aria). Mentre la folla fuggiva per le strade circostanti, intervenivano gli agenti della polizia di Stato che arrestavano parecchie decine di persone. GII arrestati venivano portati via con camion scortati da autoblindo. Altri numerosi arresti si sono avuti negli ambienti operai. Il governo sta ora togliendo dalla circolazione gli esponenti dei Consigli rivoluzionari dei lavoratori che, come sappiamo, sono i più tenaci sostenitori della resistenza. In giornata, per esempio, reparti russi e ufficiali dell'esercito magiaro fedele al governo hanno circondato una fabbrica di tessili alla periferia del la città, con l'intenzione di portarsi via un certo numero di «clementi reazionari*, i quali, a loro avviso, sobillavano la massa operaia. Allora i settecento operai hanno chiuso i cancelli, affrontando t soldati in difesa dei loro com 1111111 pagni. Anche li si sono avuti scontri, ma non sappiamo quale sia stato il bilancio degli incidenti. Infine gli ufficiali russi hanno ordinato il ritiro delle truppe e dei cinque carri armati che le sostenevano. All'ondata di terrore, diretta soprattutto contro gii operai, hanno fatto seguito le immediate reazioni dei lavoratori, i quali hanno proclamato lo sciopero generale. Dalle fabbriche sono partite delegazioni di maestranze che, presentatesi a Kadar, hanno chiesto la liberazione dei loro compagni e di un gruppo di cinquanta persone componen ti i Consigli rivoluzionari, portate via nella giornata di ieri dagli agenti della polizia di Stato. Ora è evidente la tattica del governo per piegare la resistenza degli operai: la polizia < purga » con arresti in massa i Consigli rivoluzionari ed i vuoti vengono colmati con «fiduciari* comunisti che tentano poi di controllare e manovrare le maestranze. Così si possono spiegare i continui appelli alla calma e al lavoro lanciati da esponenti dei Consigli medesimi. Da massa operaia però non risponde i>iù alle direttive impartite dall'alto e anzi intensifica la resistenza. Lo sciopero di oggi è una prova di questo stato di cose. Vittime del terrore polizie sco non sono soltanto gli ope rai. In giornata si è avuta notizia di altri arresti nell'ambiente degli intellettuali e degli scrittori ungheresi fra quali, come sappiamo, sono largamente rappresentati eie menti comunisti e di sinistra sostenitori dell'ex-Premier Nagy. Fra le persone finite in carcere ci soìio tre noti scrittori: Gyula Obersovsky, Lajos Tamasi e Zoltan Molnar. I tre avevano firmato ieri, assieme con altri, un manifesto di condanna per l'intervento e la re pressione 'dei sovietici in Ungheria. Manifesti affissi sui muri della capitale hanno invitato la popolazione ad « un'ora di silenzio » in segno di protesta contro le azioni poliziesche, Per la seconda volta nel giro di quindici giorni, oggi fra le13 e le H t cittadini di Budapest sono rimasti nelle loro ca-se ed i negozi sono stati chiusi. Non sappiamo però se gli ungheresi si accontenteranno più di queste silenziose manifestazioni, perché Vesasperaione del popolo ha toccato nuovamente un pericoloso culmine. Nelle province la situazione non è certo migliore. Ora anche i contadini, sciolte di propria iniziativa le aziende « kolkosiane », si sono organizzati in Comitati rivoluzionari, ed è imminente la costituzione di un organo esecutivo centrale. A Komorn, per esempio, i consigli hanno chiesto con un proclama il ritiro delle truppe sovietiche dall'Ungheria entro il 31 di questo mese, una dichiarazione di neutralità da parte del governo di Budapest, libere e segrete elezioni con la partecipazione dei partiti socialisti e di quello dei contadini, la liberazione dei deportati, un'amnistia generale per i patrioti che parteciparono all'insurrezione. In diversi centri dell'Ungheria, a Veszprem, per esempio, si sono avute altre manifestazioni di donne in onore dei caduti della rivoluzione. Delegazioni di contadini hanno raggiunto Budapest per prendere contatto cogli operai. Alla periferia della stessa Budapest, specialmente dalla parte di Buda, c'è resistenza armata. Una resistenza, s'intende, fatta di insidiosi attacchi notturni, di atti di sabotaggio, di improvvise azioni e rapidi scontri a fuoco. Anche ieri — sono le informazioni più fresche che abbiamo potuto raccogliere fra i profughi — a Buda si sentivano scariche di mitragliatrice e, in distanza, colpi di cannone. Scontri a fuoco si sono avuti anche nel nono quartiere della capitale. < Ma che cosa sperano di ottenere i patrioti ungheresi con la loro tenace resistenza ai russi ed al governo comunista? >, abbiamo chiesto ad un profugo. L'uomo, un professore di sessant'anni scappato da Budapest con la moglie, ha allargato le braccia: < Essi sperano, noi tutti speriamo in un miracolo. Ed i miracoli qualche volta avvengono, quando un intero popolo, dieci milioni di anime, hanno una volontà sola ». Massimo Conti

Persone citate: Buda, Gyula Obersovsky, Kadar, Lajos Tamasi, Nagy, Zoltan Molnar