Tremila donne a Budapest protestano contro i sovietici di Massimo Conti

Tremila donne a Budapest protestano contro i sovietici «Vits MSadar9 basta con le deportazioni» Tremila donne a Budapest protestano contro i sovietici Le dimostrazioni davanti alle legazioni inglese ed americana - Scontri con i soldati russi Intervento dei carri armati e numerosi arresti • Volantini invitano i magiari a una nuova rivolta l Manifesti e volantini anoni mi invitano le donne a lascia- (Dal nostro inviato speciale) Vienna, 5 dicembre. A Budapest tira aria di rivolta, e per le strade ancora sconvolte dai combattimenti vanno in rombante processione decine di carri armati russi che si spostano da un punto all'altro della città per disperdere minacciosi assembramenti. Nel frastuono dei mezzi corazzati si sente, di tanto in tanto, qualche colpo d'arma da fuoco, sparato sicuramente con intenzione di ammonimento, là dove c'è pericolo di disordini. Reparti di fanteria sovietica e altri carri armati hanno circondato yli edifici pubblici e il Parlamento, bloccando le strade di accesso. i a à a e a i a a e i ; a re la città entro il 7 dicembre, portando via i propri bambini, perché dopodomani < scade ^ultimatum posto al governo dai Consigli operai, decisi a far valere le loro ben note richieste >. Non sappiamo se esista in realtà questo ultimatum, come del resto si ignora l'atteggiamento dei Consigli stessi: da alcuni giorni non si sente più parlare dell'attività dei Consigli, quasi non esistessero più. E' uno dei tanti fatti inspiegabili che accadono in Ungheria, in questa paradossale, caotica situazione. Qualcuno afferma che gli operai hanno ricominciato lo sciopero generale, altri lo danno come imminente. Le voci e le informazioni incontrollate diffuse nella capitale, fomentano altre inquietudini, esasperando U senso di nervosismo e di incertezza che caratterizza l'atmosfera di Budapest. Si avverte una crescente eccitazione degli animi, di cui testimoniano i tumulti di oggi nella capitale. Dopp la dimostrazione alla tomba del Milite Ignoto cui parteciparono circa quindicimila donne, oggi altre tremila donne in lutto, con fiori, corone e bandiere abbrunate, hanno tentato di raggiungere il monumento a Sandor Petoefi, il poeta della rivoluzione antirussa del 18)8. / carri armati e i soldati ungheresi (si tratta di reparti di ufficiali fedeli al governo) le hanno fermate, ma altri gruppi sono arrivati da più parti, sempre con l'intenzione di rendere omaggio all'eroe nazionale. Infine, per evitare incidenti, l sovietici hanno fatto passare tre donile che hanno deposto al monumento fiori e corone legati da nostri tricolori con la scritta: *Non vogliamo più essere schiavi! >■ Sono le parole di una famosa poesia di Petoefi. Attorno al monumento c'erano otto carri armati coi | con noni rivolti verso la folla. Poi altri cortei di donne in gramaglie che conducevano per mano i loro bambini, han no tentato di raggiungere la PddnK«iqpz o a Piazza del Parlamento, sede dell'impopolare governo di Kodar, (un governo di cui si conoscono soltanto due inombri, Kadar e Ferenc MUnnich, lo « stalinista » che dirige cinque inesistenti ministeri; ed è probabile che il 'Consiglio dei ministri di Budapest sia tutto qui). La zona del Parlamento pullulava d\ altri mezzi corazzati e di armati, e i cortei sono stati ricacciati. Più gravi tumulti sono scoppiati intorno alle legazioni di Gran Bretagna e Stati Uniti. Duemila persone, in gran parte dotine, con i loro bambini hanno fatto ressa attorno alla legazione inglese gridando: * Via Kadar, via MUnnich, dov'è Nagyt» Alcune ' donne avrebbero voluto entrare nella legazione per parlare con" l'incaricato di Affari, ma sono intervenuti soldati russi e poliziotti magiari che hanno cominciato a disperdere la folla. Il primo segretario della legazione, signor Cope, scese in strada e chiese a un ufficiale sovietico di far ritirare i soldati e di consentire l'ingresso di una delegazione: *Non abbiamo bisogno di difesa », disse il diplomatico inglese. Inutile intervento, che di lì a poco entravano in azione, per disperdere la folla, i carri armati, (più tardi la radio di Budapest dirà ohe un gruppo di scalmanati ha tentato di assalire lo sedi diplomatiche). I mezzi corazzati però dovettero fermarsi davanti a un paio di autobus: gli autisti avevano manovrato in modo da tagliare loro la strada. Quattro persone, tre donne e un giovanotto, sono state arrestate dai russi, i quali, secondo diplomatici britannici testimoni dei disordini, « sono intervenuti duramente». Ancor più duri scontri si sono avuti davanti alla legazione americana, dove si erano riunite altre migliaia di donne (gruppi di uomini che volevano unirsi ai cortei furono respinti dalle stesse donne per non dare alle manifestazioni un carattere c di forza y). < Basta con le deportazioni! Basta con la polizia di Stato! Via Kadar! Via i russi! >, gridavano le di mostranti. Prima che i soviet* ci e i poliziotti ungheresi intervenissero più decisamente, tre donne riuscirono ad entrare nella palazzina della legazione e a farsi ricevere dall'incaricato d'Affari Thomas Wailes. Al signor Wailes la delegazione ha chiesto l'intervento delle Nazioni Unite per indurre i russi a sgomberare il Paese. Un'altra piccola, delegazione dell'associo> zione degli scrittori ungheresi consegnava al diplomatico una dichiarazione di prostesta contro l'intervento e la presenza delle truppe sovietiche: Mentre il diplomatico americano parlava con te delegazioni assicurando che avrebbe riferito a Washington, .-lavanti al¬ la delegazione si accendevano furibonde mischie. L'ordine di sciogliere l'assembramento «entro due minuti >, dato con altoparlanti da un funzionarlo di polizia, era caduto nel vuoto e i soldati russi e magiari ora colpivano le dimostranti col calcio dei fucili. Queste si avventavano contro di loro gridando, piangendo, graffiandoli, strappandogli le divise. Parecchie donne sono cadute a terra svenute col viso che gro-yidava sangue; molte altre coi loro bambini venivano cacciate con la forza in due camion militari che sì allontanavano a grande velocità scortati da motociclisti e autoblindate cariche d\ soldati. La folla è stata alla fine dispersa con violenti getti di acqua. Di questi tumulti è stato testimone l'incaricato d'Affari indiano a Budapest, Rahman. A Rahman le dimostranti hanno chiesto di intervenire per l'immediata liberazione delle persone arrestate. In serata la radio di Budapest ha diffuso uno sconcertante comunicato del governo: il Segretario generale delle Nazioni Unite, Dag Hammarskjoeld, 7ioii potrà recarsi in Ungheria a breve scadenza, eia il 16 prossimo, così come si prevedeva negli ambienti dull'QNU sulla scorta di notizie elusive. Ecco il testo del comunicato: <Sono state diffuse informazioni secondo le quali il Segretario generale delle Nazioni Unite, signor Hammarskjoeld, ha intenzione di raggiungere Budapest. Il governo ungherese considera però ancora valida la proposta presentata al signor Hammarskjoeld il 1° dicembre scorso in relazione al termine della visita. Il Segretario generale delle Nazioni Unite sarà benvenuto a Budapest in un secondo tempo, gradito alle due parti. In considerazione del fatto che nessuna richiesta ufficiale concernente il termine della visita è stata rivolta al governo magiaro e, ancora, che lo stesso governo non. ha preso impegni per la data del viaggio, no risulta che la visita del signor Hammarskjoeld del 16 dicembre non avrà luogo». Questo secco comunicato, in aperto contrasto con certe as steurazioni date ai Segretario delle Nazioni Unite, è stato accolto a Budapest con stupore. Alla sia viva inquietudine si è aggiunto ora un senso di delusione che potrebbe rendere la situazione ancor più drammatica. Già stasera sono stati diffusi nella capitale migliaia di volantini che incitano allo sciopero generale e, testuale espressione, all'insurrezione armata. Sulla strada principale che porta a Budapest è stato notato un intenso movimento di carri armati Sono i rinforzi fatti affluire dalla provincia nella disgraziata città. Massimo Conti

Persone citate: Cope, Ferenc Munnich, Hammarskjoeld, Kadar, Kodar, Sandor Petoefi, Thomas Wailes