Le Nazioni Unite espelleranno il delegato magiaro ? di Gino Tomajuoli

Le Nazioni Unite espelleranno il delegato magiaro ? Le Nazioni Unite espelleranno il delegato magiaro ? (Dal nostro corrispondente) Washington, 5 dicembre. Il governo ungherese ha fatto sapere alle Nazioni Unite che non accetta la data del 16 di questo mese per la visita del Segretario generale dell'ONU, Dag Hammarskjoeld; egli aveva notificato ieri sera a! ministro degli Esteri ungherese, Imre Horvath, il quale si trova attualmente a New York, la propria intenzione di recarsi in Ungheria il 16 di dicembre per rimanervi tre giorni allo scopo di svolgervi un'inchiesta sui recenti avvenimenti magiari. La risposta negativa è stata data ufficialmente da Radio-Budapest ed ha suscitato profonda delusione all'ONU; l'emittente ha dichiarato che il governo di Kadar ritiene tale data < non adatta alla visita, che perciò non potrà avere luogo > il 16 dicembre. Radio-Budapest non ha suggerito altra data per l'arrivo di Hammarskjoeld, ma ha aggiunto che « il Segretario dell'ONU sarà il benvenuto a Budapest in un momento ulteriore, conveniente alle due parti >. L'Assemblea generale ha accolto quasi con costernazione il nuovo diniego di Budapest; ieri i cuori si erano aperti a qualche speranza; infatti il delegato ungherese all'ONU aveva an- nunciato di essere pronto a discutere con Hammarskjoeld la data del suo viaggio in Ungheria. Subito aveva inizio un colloquio privato tra il Segretario dell'ONU e il rappresentante magiaro, che a notte alta Inviava per radio un rapporto a Budapest. Oggi è arrivata la deludente risposta. Verrà dato corso, ora, alla proposta di espeller,. dall'ONU la delegazione ungherese? E' un passo così grave che non molte fra le delegazioni occidentali sembrano disposte a sostenerlo. Se esse avessero la certezza di un voto unanime contro il blocco comunista, le probabilità di questa clamorosa condanna morale sarebbero maggiori; ma né l'India, che guida il gruppo di Nazioni afroasiatiche, né la Jugoslavia (il cui voto ha in questo caso un grande valore perché dimostrerebbe che anche le nazioni comuniste indipendenti condannano i sistemi oppressivi dei sovietici) mostrano alcuna intenzione di sfidare così apertamente la Russia. India e Jugoslavia nell'Assemblea generale di ieri notte sì sono dichiarate contrarie alla proposta per l'invio di osservatori dell'ONU e indubbiamente 11 loro atteggiamento ha incoraggiato il governo ungherese a non tenen>conio, di nuovo, delle Nazioni Unite. Pure l'atteggiamento degli Stati Uniti è ispirato a criteri di prudenza, anche se in un ordine di motivi ideali e pratici che non collimano con quelli dell'India e della Jugoslavia. L'America sostiene formalmente e nel più energico modo possibile, l'azione dell'ONU; ma il ricordo del ter; riflcante effetto che la dichiarazione di un mese fa dell'ambasciatore Lodge ebbe sugli insorti (< Gli Stati Uniti non abbandoneranno mai 1 combattenti ungheresi per la libertà >) induce il governo americano a non suscitare illusioni tra gli anticomunisti magiari circa la visita di Hammarskjoeld e l'intervento delle Nazioni Unite. Rapporti segreti da Budapest segnalano che in Ungheria il fermento sta di nuovo aumentando anche per le notizie di un'eventuale visita del segretario dell'ONU, al quale gli insorti vorrebbero dimostrare, a costo di qualsiasi ulteriore sacrificio, la loro avversione alla Russia e a Kadar. Cosa accadrebbe se scoppiasse un'altra rivolta generale? Come potrebbero l'ONU e l'America salvare i magiari da un nuovo bagno di sangue? Questi angosciosi dilemmi spingono alcuni uomini politici americani a chiedersi se sia possibile e conveniente propor- i A o : n , e i l re alla Russia un negoziato per assicurare ai Paesi satelliti una condizione meno terribile dell'attuale. Se gli Stati Uniti ripetessero solennemente l'assicurazione alla Russia di non voler in alcun modo sfruttare 1 fermenti nazionali che scuotono la struttura dei satelliti, forse (dicono alcuni uomini politici americani) MoBca sarebbe disposta ad allentare la stretta mortale sull'Ungheria. E' opinione di diversi esperti, infatti, che la reazione sovietica sia stata così deliberatamente sanguinaria e brutale proprio perché suggerita dal timore che un'Ungheria indipendente diverrebbe alleata dell'Occidente e che gli Stati Uniti utilizzerebbero la sua formidabile posizione strategica per minacciare più da vicino la Russia. Non va trascurato però (secondo l'opinione di altri autorevoli esponenti americani), che fu proprio l'atteggiamento di non interferenza assunto dagli Stati Uniti un mese fa, al momento della proclamazione d'indipendenza e neutralità da parte dì Nagy, a convincere la Russia che non aveva nulla da temere dagli Stati Uniti ed a spingerla a rista bilire con il ferro e con il fuoco il pieno dominio in Un gheria. Se ora quell'atteggiamento venisse sanzionato da un impegno specifico, Mosca se ne servirebbe forse per procedere ancor più indisturbata al massacro ed alla morte civile dei patrioti. L'assemblea dell'ONU ieri notte aveva approvato una quarta intimazione all'Ungheria, affinché*il govèrno di Budapest accetti la visita di osservatori delle Nazioni Unite; la mozione esortava di nuovo la Russia a ritirare le sue truppe; l'Ungheria era invitata a dare una risposta all'ONU entro venerdì prossimo in merito alla visita di Hammarskjoeld. Conosciuta la risposta magiara attraverso Radio Budapest, l'assemblea ha ripreso stasera il dibattito sui fatti ungheresi. Forti timori cominciano a sorgere anche sull'altro fronte della crisi mondiale, quello egiziano. Si sospetta che le vanterie di Nasser sull'appoggio fornitogli dagli Stati Uniti nell'infliggere all'Inghilterra ed alla Francia la tremenda umiliazione dello sgombero delle truppe, possano irrigidire daccapo l'atteggiamento delle due nazioni alleate. Consigli di moderazione non vengono certo lesinati in questi giorni ai Paesi del Medio Oriente e si spera che essi vengano accolti soprattutto dall'Egitto. Sulla Siria, pare che i mòniti abbiano avuto un certo effetto, poiché questa sera un portavoce del governo .siriano ha dichiarato ufficialmente a Washington che il suo Paese non pensa ad aggredire l'Irak; anche l'Egitto sembrerebbe sul punto di modificare il suo finora ostinato atteggiamento circa i lavori per rimuovere le ostruzioni che bloccano il Canale di Suez; Nasser permetterebbe, infatti, che essi comincino non appena gli organi tecnici dell'ONU saranno in grado di iniziarli, e cioè anche prima che gli ultimi soldati in¬ gbdrlmagsdapzed glesi, francesi e israeliani abbiano sgombrato il territorio dell'Egitto. Lavorando febbrilmente alla ricostruzione dell'intesa fra air leati, il governo americano esamina intanto alcuni progetti di assistenza finanziaria all'Inghilterra e non si esclude che, se il governo di Londra chiedesse un [irestito per far fronte alle gravi perdite economiche provocate dall'avventura egiziana, gli Stati Uniti possano essere ben disposti a prendere in considerazione tale domanda d'aiuto. Gino Tomajuoli