Proibito in Jugoslavia avvicinarsi ai contini con i «satelliti» russi di Vittorio Gorresio

Proibito in Jugoslavia avvicinarsi ai contini con i «satelliti» russi Proibito in Jugoslavia avvicinarsi ai contini con i «satelliti» russi Creata una fascia di sicurezza profonda più di venti chilometri • Iniziati i colloqui tra Tito e il primo ministro greco Caramanlis con generiche affermazioni di amicizia (Dal nostro inviato speciale) Belgrado, 5 dicembre Una fascia di sicurezza è stata creata in Jugoslavia lungo i confini con la Bulgaria, la Romania e l'Ungheria. La sua profondità varia dai venti ai trenta chilometri, a seconda delle caratteristiche geografiche delle diverse zone e del loro rispettivo interesse strategico: ma il dato che è invariabile per tutta la sua estensione è che la zona di sicurezza è inaccessibile, preclusa a noi. stranieri,. Casualmente stamane si è saputa resistenza della nuova situazione confinaria, avendo alcuni giornalisti chiesto al Ministero degli Esteri il permesso di recarsi al confine per conferire con quei profughi ungheresi che, secondo notizie ufficiali, si appresterebbero, dopo un breve soggiorno in Jugoslavia, a ritornare nel loro paese. Dal Ministero degli Esteri si è stati indirizzati per competenza a quello degli Interni, dipartimento delle zone di confine, e i funzionari competenti hanno informato che l'accesso alle frontiere non è più consentito. Sulla strada del varco di Kelebija, che è il principale punto di transito ferroviario con l'Ungheria, oggi infatti si può arrivare solo fino a Sabotiza, che dista dal confine una trentina di chilometri. Sarà difficile perciò assistere al passaggio dei profughi che dovrebbero tornare al loro paese tra venerdì e domenica. Ad essi, giunti in Jugoslavia in numero di qualche migliaio, il governo di Belgrado ha offerto la scelta fra tre soluzioni: stabilirsi nelle zone di questo paese già abitate da minoranze ungheresi assumendo la cittadinanza jugoslava; chiede¬ re un visto di uscita per raggiungere altri paesi; tornare in patria. Sembra che alcuni abbiano optato per' la terza soluzione e si voleva appunto andare a salutarli alla partenza da Kelebija. Se ci sarà impossibile, mancheremo ad un avvenimento che non sarà privo di una stringente emozione. E' ancora viva nel ricordo la sorte che è toccata a Nagy e ai suoi compagni il giorno che essi rinunciarono spontaneamente all'asilo concesso dall'Ambasciata, jugoslava di Budapest, aioche con questi profughi ignoti che a loro volta si apprestano a lasciare l'asilo territoriale jugoslavo e dei quali probabilmente resterà ignoto il desti- dno domani, si sarebbe voluto i scambiare almeno un'ultima, parola di difficile speranza e di augurio patetico. Non potendo vederli, ci dovremo accontentare fra vener- dì e domenica delle notizie burocratiche improntate all'immancabile ottimismo ufficiale, che in questi giorni appare tuttavia veramente improbabile se viene raffrontato alla presente ingrata realtà diplomatica. Il governo di Kadar è stato fieramente condannato all'ONU dal delegato jugoslavo, e d'altra parte esso ha già risposto in modo affatto negativo se non proprio sprezzante alle note di protesta presentate dal governo jugoslavo per il rapimento di Nagy compiuto in violazione degli accordi conclusi tra Belgrado e Budapest. Ciononostante proprio in questo momento di tensione sta per ripetersi l'esperienza della restituzione a Ka- i dar di ungheresi fuggiaschi, , e ciò è forse dettato dal- a le opportunità della ragione di Stato che esige che la Jugoslavia non si attiri contro ulteriori e più dure reazioni delle forze sovietiche che gravano sulle sue frontiere orientali. Notizie d'oggi informano che in Romania, tra Caransebes e Lugoj, si è avuto un grande movimento di forze russe corazzate. In quei due piccoli centri sarebbe stato accasermato il grosso delle divisioni sovietiche che hanno il loro Comando a Timisoara, e che perciò risultano concentrate nel raggio di una trentina di chilometri dalla frontiera jugoslava. Accresce l'impressione di minaccia tutta la serie di notizie • provenienti dalla Romania che danno del Paese un quadro fosco. L'esercito nazionale è praticamente disarmato perché se i soldati hanno conservato i fucili sono stati comunque privati di cartucce. Masse di giovani romeni sono stati avviati in Ucraina a « rieducarsi » per trattenerli dal cadere negli stessi < errori > recentemente commessi dai loro coetanei ungheresi. Finalmente, in virtù di requisizioni massicce che sono state effettuate dalle autorità militari, la Romania è ridotta oggi alle penuria estrema di generi essenziali come. carbone, zucchero, farina e riso, e sta invocando rifornimenti, in segreto, dalla stessa Jugoslavia. In questo panorama hanno suonato un poco falsi i brindisi scambiati tra Kardelj e Caramanlis al termine di un pranzo ufficiale dopo le conversazioni della prima giornata. Si è parlato difatti, ma con poca convinzione, del patto balcanico come di una possibile alternativa alla critica situazione del momento. Kardelj ha detto che Belgrado farà del proprio meglio per ristabilire l'amicizia fra i greci e i turchi, e Caramanlis nel rispondere ha avvertito che se oggi non è lecito parlare della efficienza dell'alleanza balcanica è per colpa dei turchi. Constatata cosi obiettivamente, se non la colpa, per lo meno l'assenza dei turchi, le conversazioni si sono chiuse con un sospiro. Vittorio Gorresio O-MOSCA

Persone citate: Kadar, Nagy