Togliatti blocca ogni tentativo di "ribellione" nel suo partito di Enzo Forcella

Togliatti blocca ogni tentativo di "ribellione" nel suo partito Sabato si apre il congresso nazionale del P.GA. Togliatti blocca ogni tentativo di "ribellione" nel suo partito Le liste saranno in pratica senza alcuna possibilità di scelta - Mantenuta la politica di stretta osservanza sovietica - Voci sull'espulsione dell'ori. Giolitti se continuerà le sue critiche - Ancora non chiarita la posizione di Menni nel PSI - Un incontro di Fontani con Gronchi, Piccioni e Segni Roma, 4 dicembre. Fanfanl, che venerdì subito dopo il voto di fiducia sulla politica estera si era allontanato da Roma, vi ha fatto ritorno stamane ed ha dedicato la giornata a una serie di incontri politici. Prima si è recato al Quirinale, dove è stato ricevuto da Gronchi, poi ha visto Fiatoni, altri esponenti della direzione e del suo partito, e infine si è recato dal Presidente de! Consiglio. Il Capo delio Stato, da parte sua, do;oo Fanfani aveva ricevuto Piccioni, Segni, il vice - presidente del Consiglio Saragat, il ministro degli Esteri Martino ed alcuni esponenti dei gruppi parlamentari democristiani. L'imminente partenza del Presidente della Repubblica per Bonn e la successiva riunione parigina del Consìglio Atlantico, dove Martino si recherà direttamente dalla Germania senza ritornare in Italia, giustificano parzialmente un così intenso scambio di idee. I vari colloqui sono stati tuttavia commentati dai soliti portavoce bene informati con mezze frasi e mezze confessioni abbastanza indicative. « La situazione è ormai chiarita — si è detto — bisognava che il governo si facesse perdonare dal segretario democristiano ». « E' bene che i rapporti tra governo e partito di maggioranza siano ben definiti alla vigilia di un'altra importantissima tappa della vicenda internazionale... > e così via. Si sono riaffacciate allora di prepotenza le voci su malumori di Fanfani contro Segni e Martino, non placate e in un certo senso esasperate dal voto di fiducia. Si è riparlato di una minaccia di sue dimissioni, per protesta non solo contro il governo, ma anche contro la direzione e i gruppi parlamentari della D. C. che, a suo avviso, non hanno sostenuto l'azione del loro segretario come avrebbero dovuto. Forse c'è dell'esagerazione, in queste supposizioni, ma è certo che, dopo averle sfrondate da ogni aspetto romanzesco, rimane pur sempre un fondo di verità: l'impostazione da dare alle future mosse della politica estera desta nel governo e nel partito di maggioranza, soprattutto .n quello democristiano, Incertezze e perplessità. Non si tratta più tanto di mostrarsi favorevoli alla < linea americana » o a quella < anglo-francese », ma di qualcosa dì più complesso:- quale contenuto dare a quella sorta di « rilancio atlantico > che si tenterà a Parigi, quale conto fare dei progetti, per ora assai vaghi, di una ripresa dei contatti tra i due blocchi per una sistemazione stabile dei loro rapporti, come impostare il problema della Germania, che costituirebbe in ogni caso il punto di discussione centrale di questa ripresa. (Oggi Martino, in alcune dichiarazioni ad un giornale di Amburgo ha accennato vagamente alla possibilità di un'iniziativa dell'ONU per la soluzione della questione tedesca). Passando al settore interno c'è anche oggi da dire qualcosa sulla preparazione congressuale dei due partiti di sinistra. S'è conclusa la lunga discussione generale della direzione del PSI, e s'è conclusa nella maniera che era stata facilmente prevista. Autonomisti e filocomunisti approveranno tutti la relazione Nenni: la definizione delle correnti verrà affidata alle interpretazioni che di questa relazione daranno i vari Lombardi, Pertini, Targetti, Foa e, naturalmente, lo stesso Nenni. Il quale oggi, chiudendo la discussione, ha preso atto con malcelato fastidio che « tutti 1 membri della direzione si sono espressi in senso favorevole alla relazione » aggiungendo subito dopo: « Il problema è di vedere se dietro questa unità c'è un reale accordo sui problemi politici di fondo. Lo vedremo sul piano dei fatti davanti al congresso si vedrà se c'è da parte di tutto il grup po dirigente la volontà di realizzare una piattaforma la quale comporta l'affermazione di determinati principii ». Capita raramente che un segretario di partito si mostri scontento dell'unanimità sulle sue posizioni e che sia il primo a Boi levare dubbi sulla sua effetti va sincerità e validità. Ma, te nendo presente il vantaggio che questa unanimità assicu rerà alla battaglia dei filocomunisti, risulterà chiaro che per Nenni essa significa più una sconfitta che una vittoria. Nella riunione che la direzione del PCI terrà domani, Togliatti, Amendola e Pajetta potranno portare le conclusioni del PSI all'attivo della preparazione congressuale: una netta distinzione dei socialisti tra Nenni e Pertini avrebbe alimentato ulteriormente il fermento ribellistico del loro partito. Per il resto il bilancio che i dirigenti comunisti potranno fare dei congressi provinciali rispecchierà nelle grandi linee quello che già si è accennato nei giorni scorsi. Le « cancellature » sono state numerosissime, i capi più legati all'apparato si sono trovati agli ultimi posti non solo a Roma — dove Togliatti ha ricevuto Io smacco che si è detto — ma a Napoli, "a Firenze, a Torino, un po' dovunque. Altissima è stata anche la percentuale degli iscritti che hanno diserta to le votazioni. Di contro, nei ptigtohvticbloticplecghoassleutasbdgdrrsrtslctdcsscsdsficdtpdggfpscptBcqp—snidpdrar pochi luoghi dove sono riusciti a farsi inserire nelle liste, gli anticonformisti hanno avu-: to tutti affermazioni di rilievo. Ciò nonostante i dirigenti hanno ottenuto ciò che volevano: una stima approssimativa, ma attendibile, calcola che sui 1116 delegati -che sabato si troveranno a Roma, coloro che sono in posizione'critica non raggiungeranno il centinaio. Poche, tra esse, le personalità di rilievo nazionale capaci di decidere gli incerti o addirittura di capovolgere la situazione. Di Vittorio ha promesso che parlerà, ma occorre vedere come: sembra assai difficile che, dopo quella specie di processo che gli è stato fatto in direzione dopo le dichiarazioni favorevoli agli ungheresi, sia disposto a ritentare l'attacco antltogliattiano. Parlerà anche Giolitti, e questi senza cautele. Ma negli ambienti comunisti si dice che il deputato piemontese è già segnato tra coloro che, subito dopo il Congresso, se insisteranno nella loro ribellione, saranno espulsi dal partito. Il sistema della lista bloccata sarà quasi certamente mantenuto. « Mi sembra — ha detto con sconcertante candore Amendola — che esso sia il più democratico. Consentire la scelta tra molti nomi creerebbe una deplorevole confusione tra compagni >. Togliatti è d'accordo. Anche se al Congresso farà un discor so possibilistico, con molte con cessioni ai revisionisti, è deci so a rimanere sulle posizioni del « conformismo sovietico > su cui si è attestato dopo i fatti di Poznan. Lo ha detto in chiare lettere, a quel che ci risulta, ad alcuni esponenti del comunismo jugoslavo giunti nei giorni scorsi In Italia per tastare il terreno e chiedere, gentilmente, qualche spie, gazione. Quando si recò in Jugoslavia, difatti, Togliatti confortò Tito a mantenere la sua posizione di indipendenza verso l'Unione Sovietica e lo incoraggiò, anzi, ad essere sempre più « cruscioviano » ed antistaliniano. E' logico che a Belgrado ci si attendesse poi che a queste parole seguisse qualche fatto. Le spiegazioni — siamo sempre sul filo delle*indiscrezioni — ci sono state, cortesi ma scoraggianti. Il mito dell'Unione Sovietica — avrebbe detto in sostanza Togliatti — è uno dei pochi cardini sul quali si può mantenere la costruzione del comunismo italiano. Egli non si sente di assumersi la responsabilità di scardinarlo; anche se per difenderlo occorre plaudire all'Intervento dei. cptPVltvgpGmpMpnnpassZgC11 ■ 1111111111 f IM111 i MIM ; 111e11111 ) 11111M ! 111111 i 1111S1 carri armati russi a Budapest. Stasera si parlava di una probabile modifica nella struttura degli organi direttivi del PCI, subito dopo il Congresso. Verrebbero ridotti di numero la direzione e il comitato centrale. Tutte le leve del partito verrebbero affidate ad una segreteria composta di quattro persone: Togliatti, Amendola, Giancarlo Pajetta e Longo. Enzo Forcella